Empatia digitale: “vaccino emotivo” contro il cyberbullismo
Di Giovanni Meloncelli
(Educatore e Psicologo scolastico. Curatore di consulenze e corsi per genitori, in particolare sulle difficoltà emotive in età preadolescenziale e adolescenziale. Autore di Empatia Digitale (2024) e Digital Death (2025).
In un’epoca in cui le tecnologie digitali non costituiscono più una “dimensione altra”, ma si intrecciano quotidianamente alla vita affettiva, sociale e relazionale degli studenti, è ormai indispensabile che il mondo scolastico riveda i propri strumenti educativi alla luce di questa trasformazione. È proprio da questa consapevolezza che nasce il metodo Empatia Digitale, il cui intento è fornire a insegnanti, dirigenti e psicologi scolastici un approccio operativo per lavorare con i ragazzi partendo dalle loro esperienze online.
La novità del metodo sta nell’aver compreso che non si può più trattare il mondo “virtuale” come un contesto separato da quello reale. I contenuti condivisi sui social, i messaggi in chat, le esclusioni dai gruppi, gli account fake o i commenti sarcastici non sono episodi marginali: generano emozioni autentiche, influenzano la percezione di sé, plasmano dinamiche relazionali complesse. L’Empatia Digitale si fonda proprio su questo: utilizzare ciò che i ragazzi vivono quotidianamente online come punto di partenza per una riflessione condivisa, emozionale ed educativa.
In quest’ottica, il metodo non si limita a sensibilizzare sull’uso corretto della rete, ma propone un lavoro di alfabetizzazione emotiva in cui si impara a riconoscere ciò che si prova, a metterlo in parole, a comprendere l’altro. Attraverso una serie di situazioni-stimolo ed esercitazioni strutturate, il gruppo classe è guidato a immedesimarsi sia nella figura del “cyberbullo” sia in quella della vittima, oltre che su se stesso in quanto “gruppo” che diventa testimone dell’evento. L’obiettivo non è trovare un colpevole, ma fare esperienza, in modo guidato, delle emozioni generate da dinamiche digitali reali, così da elaborare una consapevolezza affettiva che possa guidare comportamenti futuri più responsabili.
Educare all’empatia digitale significa dunque rispondere in modo attuale e mirato a uno dei fenomeni più urgenti del mondo scolastico: il cyberbullismo. Se è vero, come indicano le evidenze più recenti, che le condotte aggressive online sono spesso il riflesso di un disagio profondo e di una difficoltà nel riconoscere le emozioni proprie e altrui, allora un intervento efficace non può che passare dalla costruzione di competenze empatiche. Il metodo proposto nel libro si colloca proprio in questa prospettiva, con l’ambizione di agire non solo sul comportamento deviante, ma anche sul vissuto emotivo che lo alimenta, promuovendo un cambiamento culturale di gruppo: se riconosco le emozioni che stanno alla base del gesto violento potrò cercare di portare un cambiamento preventivo e cercare di far in modo che alcuni eventi non si realizzino più. Questo porterà anche ad evitare di stigmatizzare il cyberbullo e si entrerà nell’ottica della prevenzione e dell’aiuto.
Un altro elemento di rilievo è l’attenzione alla formazione degli adulti. Il metodo non può essere applicato efficacemente senza un accompagnamento rivolto agli insegnanti e agli operatori scolastici, che sono chiamati a confrontarsi con linguaggi, dinamiche e strumenti che spesso non appartengono al loro vissuto generazionale. La proposta è quella di affiancare alla dimensione curricolare momenti di formazione esperienziale per i docenti e percorsi congiunti con psicologi scolastici, affinché l’empatia digitale diventi parte integrante della cultura educativa d’istituto.
Il valore di questo approccio sta anche nella sua flessibilità. Le schede operative contenute nel volume sono costruite su situazioni comuni – un’esclusione da un gruppo WhatsApp, la creazione di un profilo falso, la condivisione di una foto imbarazzante – e sono facilmente adattabili a contesti diversi. La metodologia suggerita è quella della formazione esperienziale: si lavora partendo dall’esperienza concreta, si coinvolge emotivamente il gruppo, si stimola la riflessione collettiva. L’educazione all’empatia diventa così un processo attivo, partecipato, in cui ciascun alunno può riconoscersi e crescere.
Alla luce di tutto questo, appare evidente quanto sia urgente dotare la scuola di strumenti nuovi, capaci di leggere la complessità delle relazioni digitali senza ridurle a slogan o regole di buon comportamento. L’Empatia Digitale non è solo una competenza da sviluppare, ma una necessità pedagogica per chiunque lavori oggi nella scuola. È un ponte tra i mondi – quello adulto e quello giovanile, quello online e quello offline – che permette di costruire ambienti educativi più consapevoli, accoglienti e sicuri.
Nel contesto di una società iperconnessa, educare all’empatia digitale significa anche formare cittadini digitali responsabili, capaci di abitare la rete senza smarrire l’umanità e prevenendo fenomeni che possono essere tempestivamente intercettati se emotivamente condivisi. È questo il compito che oggi spetta alla scuola, e che il metodo dell’Empatia Digitale contribuisce a rendere concreto.
BIBLIOGRAFIA
Lancini, M. Sii te stesso a modo mio, Raffaello Cortina Editore, 2023.
Goleman, D. Intelligenza Emotiva, Rizzoli, 1996.
Meloncelli, G. Empatia Digitale, 2024.
Terry, C. & Cain, J. The Emerging Issue of Digital Empathy, AJPE, 2016.