Liam Gallagher and John Squire
A cura di GOFFREDO VILLA
Liam Gallagher and John Squire – Liam Gallagher John Squire (01/03/2024)
Nell’agosto 1996 gli Oasis tennero un concerto a Knebworth, un villaggio poco a nord di Londra, davanti a centinaia di migliaia di persone. Per l’esecuzione di Champagne Supernova invitarono John Squire, membro di un’altra band inglese importante nel panorama britpop dell’epoca, gli Stone Roses. Ventisei anni dopo, nel giugno 2022, sempre nello stesso luogo, Squire è salito sullo stesso palco per esibirsi nello stesso pezzo, questa volta chiamato da Liam Gallagher come solista. In questa occasione il chitarrista propose al cantante di dare voce ad alcune sue composizioni che avrebbero in futuro composto un album. Infatti il secondo non fatica a riconoscere il ruolo fondamentale assunto dal primo in questo progetto: «John ha fatto tutto il lavoro, io compaio alla fine e metto la palla in rete. Lui aveva scritto le canzoni, aveva già tutto mappato, era tutto fatto. Io canto ed è bellissimo, non era necessario che arrivassi a rovinare la festa. Ho solo fatto la mia parte, che ho trovato molto semplice. È fantastico e penso che abbia funzionato bene», così ha dichiarato Liam. La opener Raise Your Hands, nonché le successive Mars To Liverpool e One Day At A Time richiamano chiaramente i Beatles, grazie a sonorità folk rock provenienti dagli anni ‘60 e spennellate elettriche più contemporanee. I’m A Wheel e Love You Forever sprigionano un forte carattere blues, la prima per il ritmo serrato e magnetico, la seconda per assoli più elaborati di matrice hendrixiana. Tra queste due tracce prende posto il singolo Just Another Rainbow, usato per il lancio del disco: il brano echeggia con solennità nell’intro, percorrendo un sentiero apparentemente dritto e senza troppe deviazioni, per poi serpeggiare all’improvviso in una serie di curve elettriche e psichedeliche. «Thank you for your thoughts and prayers and fuck you too» (Grazie per i tuoi pensieri e preghiere e vaffanculo anche a te), chiosa stancamente Make It Up As You Go Along. You’re Not The Only One è un energico rock & roll dalle sfumature zeppeliniane, mentre I’m So Bored attinge nuovamente dalle note dei Fab Four e degli Who. Alla chiusura ci pensa Mother Nature’s Song, che rallenta le pulsazioni e ci culla verso la fine del giro. L’intento dei brani è riportare indietro nel tempo l’ascoltatore più nostalgico, ma anche introdurre i più giovani ad un contesto generazionale a loro sconosciuto. Non c’è alcuna volontà di voler introdurre elementi innovativi o rivoluzionari. L’obiettivo rientra in un ambito di chimica sperimentale applicata alla musica, grazie alla fusione delle sonorità degli Stones Roses con quelle degli Oasis, in un intenso revival dell’era detta “Madchester”. Da entrambe le parti, però, tocca detrarre delle componenti importanti, come il ritmo imposto dal duo formato da Alan Wren (Reni) e Gary Mounfield (Mani) e le parole dei testi del fratellone maggiore Noel. Il risultato stilistico è forse semplice ma sicuramente efficace. L’esperienza acquisita impedisce al duo di strafare e di limitare gli spunti notevoli solo nei momenti più opportuni della raccolta per evitare che il flusso complessivo risulti troppo prevedibile e lineare. La commistione tra gli assoli blues della chitarra di John e la voce ipnotica di Liam funziona alla perfezione. Invece di solcare mari inesplorati, rischiando di perdersi e di perdere la propria identità, la coppia preferisce restare in acque sicure e conosciute, approfittando al meglio delle correnti favorevoli per dimostrare in pieno la propria padronanza nella navigazione del rock. Il desiderio di Squire è sempre stato quello di realizzare un grande disco, seppure fosse conscio che tutto ciò avrebbe potuto non accadere: «Mi aspettavo tanto, ma non che fosse un album tanto bello che amo e ascolto in continuazione». Secondo Gallagher si tratta di musica fatta bene grazie a chitarre dal feeling rock & roll. La sua consueta schiettezza gli permette di andare diritto al punto: «Se ti piacevano gli Stone Roses, amerai questo disco. Se ti piacevano Björk o chi cazzo vuoi tu, probabilmente lo odierai. Questo è quanto. Non l’abbiamo fatto per la fama o per i soldi, quelli ce li abbiamo già. L’abbiamo fatto perché è quello che amiamo». Il cantante britannico è convinto che, se questo disco fosse stato pubblicato vent’anni fa oppure se l’avesse fatto una band agli esordi, la reazione della stampa e della gente sarebbe stata molto più entusiastica. Invece il pubblico sembra essersi abituato alla loro presenza tanto da darla per scontata e da giudicare la loro musica come già sentita. A coloro che condividono questa idea Liam risponde semplicemente così: «Beh, sapete che c’è? La sentirete di nuovo!».