Lucio Corsi – Volevo essere un duro
A cura di GOFFREDO VILLA
Lucio Corsi – Volevo Essere un Duro (21/03/2025)
La musica di Lucio Corsi costituisce chiaramente un unicum nel panorama italiano del momento. Le melodie che sanno di puro cantautorato italiano (dagli anni ‘70 agli anni ‘90) e i testi fantasiosi (tra l’ironico e il non-sense) permettono all’artista di proiettare attorno a sé un’aura fuori dal tempo. Volevo Essere un Duro è il suo quarto album, dopoBestiario Musicale (2017), Cosa Faremo da Grandi? (2020) e La Gente che Sogna (2023). Il pezzo presentato a Sanremo e la performance con Topo Gigio hanno subito dimostrato la spensieratezza e la leggerezza del cantautore. Gli elementi presenti nella nuova raccolta ridefiniscono questa indole, approfondendo alcuni aspetti caratteriali tra abitudini, sentimenti e ricordi. L’impressione è che note e parole escano naturalmente dalla mente di Corsi in un flusso continuo e inarrestabile. Lui, con i suoi vizi, i suoi difetti, le sue passioni, le sue paure, è descritto pienamente dalla sua arte. Il tutto senza doversi nascondere dietro una maschera che non lo rappresenta, comportamento spesso tenuto dalla maggior parte dei cantanti contemporanei. Ad aprire la raccolta la ballata Tu Sei il Mattino, un tenero racconto di come alcune esperienze possano condurre a una crescita interiore anche in ambito emotivo: “Tu sei il mattino, una porta su Marte / Sei il mio cuscino dalla giusta parte / Fu amore per la prima volta / Io e te tra la gente che non sogna”. Da qui a Sigarette l’amore si declina in vizio, ma la passione non diminuisce, anzi brucia in un sempre ardente rapporto reciproco. Oltre ad essere il mezzo con cui ha conquistato il grande pubblico al Festival, Volevo Essere un Durosintetizza la filosofia e il pensiero di Corsi. In un’atmosfera orchestrale solenne, l’artista ammette le debolezze che determinano la sua unicità in un mondo che non le accetta e che stabilisce canoni che tutti devono rispettare al fine di annientare l’identità di ognuno. Ed è proprio questa consapevolezza la sua forza, racchiusa nella frase finale: “Non sono altro che Lucio”. Questo brano «parla del fatto che spesso non si riesce a divenire ciò che si sognava e della difficoltà di stare in equilibrio su questa terra tonda», commenta lui stesso. Francis Delacroix cambia ritmo e rispolvera un rock alla Bennato: il protagonista del racconto si avvicenda tra avventure fantastiche e citazioni illustri, partendo da Buddha e papa Woytila, passando per Manzoni e Cervantes, finendo con Pinocchio, Lolita e Mattia Pascal. In Let There Be Rockogli accenti rock restano e riprendono Jailhouse Rock di Elvis, ma questa volta sotto i fari c’è Rocco Giovannoni, il bullo della scuola media, vecchio tormento del giovane Lucio. La scena ora viene presa da un altro personaggio improbabile, Il Re del Rave, con le sue surreali suggestioni: “Sembra Paul McCartney, il re del rave / O il principe Giovanni, il re del rave / La notte nelle tende, la polvere che prende / D’incanto vede San Francesco che cerca lo Stregatto”. La Situazione Complicata derivante dall’attrazione sentimentale verso Giulia, la moglie del proprio amico, viene qui narrata con un misto di amarezza e sarcasmo; il ritmo propositivo e il tratto della chitarra di Questa Vita riportano facilmente alla mente le sonorità di Rino Gaetano. Dal mattino della opener si arriva alla fine della giornata e anche dell’album, grazie a Nel Cuore della Notte, intensa ed elegante carrellata di alcuni momenti di vita al calar del buio: «Anche se nessuno ci aspetta nel cuore della notte / La cerco nei locali lontani, oltre i binari di un treno in ritardo / Che passa con le sue luci tristi e se ne va fischiando / Nel cuore della notte». Il disco si ascolta in maniera molto scorrevole e dimostra integrità strutturale e coerenza nei suoi elementi. Le tracce non sono uguali o troppo simili tra loro. Anzi, c’è una giusta varietà sia nei generi musicali che anche nella scelta dei contenuti e dei soggetti analizzati. Le storie altrui sono assurde, fiabesche, tendenti al grottesco. Le sue storie invece sono intime, autoironiche, anche imbarazzanti. L’autore racconta gli altri con fantasia e se stesso con sincerità. L’immagine di Corsi che viene qui trasmessa è quella di un cantastorie con la sua chitarra, truccato da mimo e vestito come un cartone animato: l’insieme di tutto ciò è contenuto all’interno di Volevo Essere un Duro. Dopo la sua imminente e prossima presenza all’Eurovision Song Contest, a metà maggio in Svizzera, si capirà quanto Corsi vorrà rimanere sotto i riflettori, sfruttando la figura fin qui creata, oppure tornare a dedicarsi solamente e completamente alla propria musica.