Adolescenza oggi: la ricerca del rito

I “riti di passaggio” segnavano la fine dell’età infantile e l’entrata nel mondo degli adulti. Tra i riti di passaggio, quelli di iniziazione sessuale hanno avuto particolare importanza al fine del raggiungimento e consolidamento dell’identità e del ruolo sessuale.

Oggi, questi riti, soprattutto quelli maschili, sembrano scomparsi. Tuttavia, come vedremo, da una osservazione attenta del nostro tempo, appare invece che almeno in parte siano stati “sostituiti”.

L’iniziazione femminile è stata per millenni confinata e sacralizzata dalla deflorazione che avveniva nel primo rapporto sessuale autorizzato dal rito simbolico del matrimonio religioso o civile. Per la femmina il rito era quindi sociale. La sessualità femminile non esisteva come diritto al piacere ma solo in funzione della maternità e del piacere del maschio, il quale, spesso più grande di età e già esperto “iniziava” la giovane moglie alla sessualità. Il matrimonio, per le donne, avveniva molto precocemente (le spose bambine ne sono un esempio), per cui il passaggio dal mondo infantile a quello adulto succedeva in rapida sequenza.

In qualunque contesto essa avvenga, l’iniziazione sessuale femminile richiede la “deflorazione”, cioè la rottura dell’imene che può accompagnarsi a dolore e sanguinamento. Si tratta quindi di un evento, a differenza di quello maschile, raramente associato al piacere e in alcuni casi, quando l’imene oppone particolare resistenza, accompagnato da un dolore anche intenso. In questo difficile accesso al piacere è alquanto improbabile che la donna raggiunga l’orgasmo e la penetrazione stessa facilmente risulta deludente o difficile. Ancora oggi l’esito negativo sul piacere non è solo conseguenza della rottura dell’imene, ma viene spesso alimentato dall’aspettativa di una sofferenza culturalmente tramandata. Tra i popoli primitivi, come riferisce Freud (1917) il tabù del sangue e la paura ad esso associato faceva si che l’atto della deflorazione venisse compiuto da una persona diversa dal futuro sposo. All’aspettativa negativa di molte donne rispetto alla deflorazione si aggiungeva (e ancora oggi accade) la mancata o limitata erotizzazione del proprio corpo durante l’infanzia e l’adolescenza e la completa ignoranza del piacere e delle sue espressioni, spesso associato al peccato.

A differenza del femminile i riti di iniziazione sessuale maschile sono sempre stati caratterizzati dal piacere orgasmico, oggi come in passato. Per millenni i rapporti mercenari hanno offerto l’opportunità a molti maschi adolescenti di agire la sessualità e raggiungere così la certezza della loro identità sessuale. In altri casi, quando non erano le prostitute, si trattava di donne mature ed esperte, le cosiddette “navi scuola”. Così è stato fino al secolo scorso, ma nel 1958 la legge Merlin, con la chiusura delle famose “case” ha ridimensionato questa opportunità maschile.

I riti di iniziazione quindi costituivano, per gli adolescenti, un momento di passaggio e di rafforzamento dell’identità di genere e il riconoscimento di quella di ruolo da parte della comunità.

L’iniziazione sessuale da ieri a oggi

Dall’inizio degli anni settanta una profonda rivoluzione culturale modificherà la relazione tra uomo e donna e la sessualità. Viene infranto il tabù che vietava i rapporti sessuali prematrimoniali e progressivamente la donna si appropria della libertà sessuale, favorita dalla maggiore diffusione di contraccettivi “sicuri”. Di fatto, dopo un primo periodo di entusiasmo in cui la sessualità è stata una conquista per maschi e femmine, sono apparse nuove difficoltà e incomprensioni di cui siamo tutt’oggi testimoni.

Dobbiamo infatti ricordare che la cosiddetta liberalizzazione sessuale ha fatto emergere due bisogni femminili fino a quel momento negati: condividere con l’uomo l’integrazione fra amore e sesso ed essere riconosciuto il diritto alla propria soddisfazione sessuale. Nasce la ricerca e l’espressione della sessualità come esperienza individuale e come irrinunciabile componente del rapporto di coppia.

Ecco allora che il vecchio rito dell’iniziazione sessuale femminile nel matrimonio perde di significato e viene sostituito da una varietà di esperienze vissute più o meno precocemente. Di fatto oggi gli adolescenti, sia maschi che femmine, sembrano vivere precocemente la sessualità investendola entrambi della stessa importanza. Si tratta però solo di una apparente uguaglianza. Per l’identità maschile rimane centrale il bisogno di agire il rapporto sessuale come momento di “iniziazione”. Una volta ottenuta questa conferma l’attività sessuale può anche interrompersi per poi riemergere successivamente in una dimensione affettiva e relazionale più matura.

Per le femmine invece il significato di conferma dell’identità che deriva dall’agire la sessualità è meno importante e di recente acquisizione. La sessualità viene così ricercata se pur precocemente, all’interno di una relazione affettiva, con il frequente risultato di vedere deluse le proprie aspettative da un maschio preso dall’esigenza delle sue conferme.

Quali strade allora oggi per l’adolescente maschio in cerca di quel rito di cui ha bisogno per sentirsi uomo? La prostituta rappresenta ancora un’opportunità oggi che è possibile avere rapporti prematrimoniali anche con le fanciulle “per bene”? Per molti adolescenti il rapporto mercenario è una strada preclusa: non sempre il potere del denaro e un femminile debole e indifeso (la preda) danno sufficiente coraggio per affrontare la prova. Anche la coetanea giovane spesso non può e non sa svolgere quel ruolo di iniziatrice rassicurante del quale il maschio tuttora ha bisogno. Se la ragazza ha già avuto esperienze sessuali, cosa che accade sempre più spesso, innesca il pericolo del confronto e il timore di deludere le attese. Di fatto, l’aspettativa femminile di una sessualità soddisfacente che è andata sempre più definendosi ricerca a sua volta un maschio “adeguato”. Per molti ragazzi l’unica strada che rimane aperta per soddisfare il bisogno sessuale ed esprimere la propria mascolinità è la dimensione autoerotica che non a caso oggi trova nuove espressioni. Video e riviste porno continuano a rappresentare un supporto importante al quale si affiancano Internet con le sue diverse opportunità. Queste ultime modalità permettono di interagire con un femminile accogliente in un incontro che non richiede una prestazione reale ma mette in gioco solo la fantasia. In questo modo il momento di iniziazione che soltanto la realtà può rendere efficace viene rimandato. Cosa accade poi quando l’incontro con l’altra diventa reale? L’iniziazione virtuale alimenta l’insicurezza, favorisce quindi il fallimento e gli aspetti disfunzionali della sessualità (eiaculazione precoce, sempre più diffusa tra gli adolescenti, o difficoltà di erezione alle quali può far seguito un meccanismo difensivo di evitamento).

A cosa dobbiamo quindi la scomparsa dei riti di una volta e della loro sostituzione con modalità che sembrano non aver nulla a che fare con la sessualità?

La motivazione più evidente ci sembra legata al diverso ruolo svolto dalla donna “iniziatrice” e dal relativo vissuto maschile che accompagna quel momento. Le figure femminili del passato, prima la vergine sacra, sacerdotessa del tempio della dea dell’amore, poi la prostituta dei mitici bordelli o la donna matura, erano deputate a facilitare il passaggio del giovane maschio e rassicurarne la virilità. La prova da superare era prevalentemente con se stessi: dimostrarsi di essere uomini
non solo nella fantasia masturbatoria ma con una donna reale, la quale nulla chiedeva e nulla si aspettava. Ben diverso è lo scenario attuale. La prova del primo rapporto diventa la dimostrazione alla partner coetanea delle proprie capacità sessuali: sarà lei a validare il rito attraverso il suo piacere e la sua soddisfazione. La posta può diventare così alta e la prova da affrontare così difficile da spingere molti giovani ad evitare questo confronto e a ricercare la conferma della propria virilità con altre modalità meno impegnative anche se, come vedremo, più pericolose.

Quali alternative? La scomparsa nella società attuale dei riti di iniziazione costituisce un problema e conduce alla nascita e alla diffusione di comportamenti con analoga funzione, che potremmo definire “sostitutivi”.

I riti sostitutivi

I timori che rendono più difficoltose le prime esperienze sessuali portano a cercare “altrove” la conferma della propria mascolinità.

Tra le modalità sostitutive lo sport può essere utilizzato come “officina di virilità”, dove la costruzione di un corpo maschile robusto ed attraente fa tutt’uno con quel modello che confonde lo stereotipo virile con una “immagine sublimata della mascolinità”. In questo modo da parte di alcuni giovani va intesa la frequentazione assidua e rigorosa della palestra, dove l’impegno e la costanza dell’esercizio fisico sono ripagati dal risultato ottenuto. Lo sport inoltre, come fatto agonistico, permette di manifestare quell’aggressività a sua volta legata all’antico bisogno di dominanza del sesso maschile sul femminile e ad una superiorità esibita, che deve essere continuamente riconfermata dal gruppo. Anche per le donne lo sport può rappresentare la possibilità di acquisire quell’immagine di prestanza e forza fisica, per millenni prerogativa maschile, e di adeguarsi quindi al modello dominante.

L’elaborazione dell’identità maschile trova, non solo nello sport, ma in una serie di fenomeni subculturali “trasgressivi” nuove opportunità. In alcuni ambienti giovanili, in particolare per esempio in quelli degli ultras e degli hooligans, la componente trasgressiva diviene un elemento importante per rivendicare e mettere in scena la propria identità maschile. L’affiliazione di un adolescente a un club ultrà può quindi rappresentare un vero e proprio rito d’iniziazione.

Una seconda opportunità di iniziazione è offerta dalle discoteche. Tutti coloro che hanno a che fare con adolescenti sanno quanto sia dura la battaglia fra gli adulti che proibiscono e i giovani che insistentemente chiedono di frequentare la discoteca. Questi “luoghi del ballo” vengono considerati dai giovani tra i sedici e i venticinque anni come spazi ludici di transito tra la vita di ogni giorno, il dovere quotidiano della scuola o degli impegni lavorativi e un mondo di libertà. è allora necessario comprendere il perché della nascita e delle continue trasformazioni delle discoteche che sono, a loro volta, luoghi dove si svolge un altro speciale rito. Il rito del ballo infatti assolve funzioni di conferma della propria identità di appartenenza ad un gruppo.

Infine, alcuni giovani maschi e per il momento solo poche femmine, ricorrono a una ulteriore serie di riti che possiamo definire “selvaggi”. Ci riferiamo al bisogno di appartenenza al “branco”, con i suoi inflessibili codici di reazione e di esclusione, che si costituisce come orizzonte di comportamento, soprattutto tra gli adolescenti delle periferie degradate e delle borgate, fornendo loro modelli precisi di identificazione e dimostrazione di virilità. Una sua particolare effettuazione “rituale”, lo stupro di gruppo e lo scambio di donne all’interno del gruppo, ha il duplice valore di conferma maschile e di svalutazione femminile.

Ai riti selvaggi appartengono inoltre prove di coraggio, spesso aggressive e/o autodistruttive, quali il “surf” sulle auto, i sassi dai viadotti, i massi lungo la ferrovia, lo sdraiarsi lungo l’autostrada, etc… Questi riti violenti si dimostrano essenziali per superare l’angoscia di non appartenenza al gruppo dei “veri uomini”.

Conclusioni

Per molti ragazzi oggi la prova da superare per sentirsi virili può apparire eccessivamente difficoltosa: i modelli di sessualità proposti dai media sono troppo lontani da eguagliare e in essi bellezza, prestanza e intraprendenza appaiono come requisiti indispensabili; un femminile esperto e giudicante spesso è l’interlocutore col quale confrontarsi. I dubbi sulle proprie capacità sessuali, sull’adeguatezza delle dimensioni dei genitali per i maschi, sui difetti del proprio corpo per le femmine, fanno da cassa di risonanza alle incertezze proprie dell’inesperienza. Il primo rapporto sessuale rischia così di trasformarsi, da rito di iniziazione, a verifica di fallimento intrappolando l’adolescente in un vissuto di inadeguatezza che spesso lo accompagna e condiziona nelle successive relazioni. Ecco perché il gruppo, lo sport o talvolta comportamenti trasgressivi diventano possibili alternative ad una relazione “a due” sentita come troppo pericolosa.

Per molti altri giovani l’ingresso nel mondo adulto oggi può avvenire attraverso un lungo percorso dall’esito positivo, anche se privo di ritualizzazioni. In questi casi il passaggio all’età adulta avviene attraverso incontri ed esperienze diluiti nel tempo, con i quali i giovani di entrambi i sessi si confrontano nel vivere la sessualità e i rapporti affettivi e sociali.

* Medico psicoterapeuta, Presidente del Centro Interdisciplinare per la Ricerca in Sessuologia (C.I.R.S.) Genova

** Medico psicoterapeuta, Vice-presidente del Centro Interdisciplinare per la Ricerca in Sessuologia (C.I.R.S.) Genova