Asilo nido : cambia la 1044?
Livia Turco a Firenze sulla nuova legge per i bambini di età inferiore ai tre anni e per le loro famiglie
Dopo 28 anni di ordini del giorno, proposte e petizioni, un segnale dal Governo nella direzione del cambiamento della ormai inadeguata legge 1044 del 1971.
Dalla Fortezza da Basso di Firenze, che ha ospitato la partecipatissima Conferenza Nazionale sull’infanzia e l’adolescenza, la ministra Livia Turco ha esposto le linee del documento di discussione predisposto dal ministero per la Solidarietà sociale, in concerto con i ministeri per la Pubblica istruzione, per le Pari opportunità, degli Interni, della Sanità.
Il documento, che ha come titolo “I servizi per i bambini da 0 a 3 anni e per le loro famiglie: verso una nuova legge nazionale”, contiene interessanti novità e ha soprattutto il merito di individuare l’appartenenza di tali servizi all’area educativa invece che a quella della sanità.
l’intervento della ministra, articolato su diversi registri e orientato a fornire una dispiegata e intellegibile lettura dell’azione governativa in materia di riforma del welfare, è stato molto seguito e apprezzato dagli oltre 4 mila partecipanti alla Conferenza.
Il senso di una Conferenza Nazionale sull’infanzia,
può essere sintetizzato nella percezione della necessità, da più parti sentita, di garantire ai bambini “il diritto a essere bambini”, nella determinata consapevolezza del fatto che, se si vuole dare un futuro alle nostra società, alle nostre istituzioni, occorre, davvero, mettere i bambini “in cima ai nostri pensieri”. Nei due anni del Governo Prodi – dice Livia Turco – numerose volte si è discusso dei problemi dell’infanzia in Consiglio dei Ministri, adottando provvedimenti concreti e stanziando risorse mai spese prima per i bambini. A due anni dall’approvazione della legge 285/97, attraverso lo sforzo di enti locali e cooperative, i bambini italiani potranno usufruire di:
– centri gioco e nuovi spazi per vivere in pace la loro stagione;
– nuovi centri di aggregazione e laboratori per l’espressione della creatività
– più famiglie disponibili all’affidamento familiare;
– centri di pronta accoglienza per coloro che si trovano in difficoltà familiari;
– iniziative che li riavvicinino alla scuola combattendo la dispersione scolastica;
– ospedali più accoglienti nei loro confronti;
– centri che aiutino i loro genitori a risolvere i conflitti;
– nuove ludoteche;
– iniziative per aiutare i bambini stranieri a vivere meglio tra noi;
– nuove occasioni di partecipazione;
– asili nido migliori e più vicini a casa.
Non nascondendosi le difficoltà di attuazione in alcune regioni, come la Puglia, che non hanno ancora stanziato e speso le risorse del 1997-98, il ministro ritiene doveroso ribadire la necessità di mantenere alta la soglia di attenzione, di assumere un atteggiamento di ascolto verso le proposte che arriveranno dalle diverse realtà. Nei prossimi mesi, i temi sui quali il Governo intende impegnarsi e sui quali chiede il più ampio contributo di idee e di partecipazione sono:
1) costruire un patto tra istituzioni, imprese, soggetti pubblici e privati per affermare nel concreto i diritti quotidiani dei bambini;
2) realizzare una rete integrata e innovativa di servizi per l’infanzia e la famiglia;
3) garantire l’effettiva tutela ai bambini e alle bambine a rischio attraverso una profonda riqualificazione degli operatori e dei sistemi dedicati all’infanzia e proseguire le politiche d?inclusione sociale e di sostegno delle responsabilità familiari;
4) far crescere l’attenzione verso i bambini e le bambine in difficoltà, del sud e dell’est del mondo e i bambini stranieri che vivono tra noi.
Molti sono, dunque, i fronti di intervento sui quali misurare la capacità di una efficace azione di governo ma, tra tutti, il più importante è quello che dovrà portare all’approvazione, da parte del Parlamento, di una legge-quadro di riforma dell’assistenza e delle politiche sociali: una legge fondamentale per costruire un?efficace politica per l’infanzia.
In questo ambito si colloca la nuova legge per i servizi rivolti alle bambine e ai bambini inferiori a tre anni e in questo spirito sono da leggere le domande sul diritto di cittadinanza che la ministra si pone e pone a operatori e amministratori e che qui integralmente riportiamo:
“Ma come appare, nonostante tutto questo sforzo, la realtà quotidiana del nostro Paese agli occhi di un bambino? Quali sono i segnali che riceve, non solo dalle persone che incontra quotidianamente ma dalla natura fisica dei luoghi, dal linguaggio delle istituzioni, dall’organizzazione dei servizi pubblici e privati? Da quali di questi messaggi ricava qualcosa circa il suo essere cittadino, oggi, titolare di diritti e di doveri? E quale natura ha questa cittadinanza, di che qualità è? Quale identità di figlio, alunno o consumatore trae da tutto questo che è il mondo così come gli appare?
Le risposte che vengono prospettate sono trasversali e riguardano tutti i contesti, dalle sale d?aspetto delle stazioni ai terminal aeroportuali, agli autogrill, cinema e ristoranti, pensati, se non solo per i bambini, almeno anche per i bambini; e poi, dice la Turco, perché non una cartellonistica stradale che parli all’infanzia? e i vigili dotati di distintivo “amico dei bambini”, e il negozio con un segnale sulle vetrine, un marchio che voglia rappresentare la disponibilità del commerciante a essere punto di riferimento per una telefonata a casa, un bisogno, un riparo in caso di pioggia, una paura, un?emergenza!
Si tratterebbe, quindi, di promuovere una sorta di genitorialità diffusa in tutta la società, smetterla, insomma, di pensare con orrore a quello che potrebbe succedere ai nostri figli o nipoti e girarsi dall’altra parte quando la cosa non sembra riguardarci direttamente.
Allora, forse, avrà più senso cercare di migliorare la rete dei servizi di asili nido – solo 2 mila in tutta Italia – cercando la massima integrazione tra pubblico e privato sociale per aumentare l’offerta di servizio, industriarsi a cercare di abbattere le rette, spesso troppo alte per le famiglie che più ne hanno bisogno, investire nella formazione professionale e nell’aggiornamento permanente degli operatori, educatori professionali e coordinatori pedagogici.
Quello che la nuova legge sembra voler prefigurare è poi un ente locale che adotti una prassi di ascolto, consultazione e coinvolgimento delle famiglie nella programmazione dei servizi; che ritenga una risorsa il sistema di prossimità e di vicinato e sia in grado di avvalersene anche attraverso la valorizzazione dell’affidamento familiare in situazioni di crisi che comportino la necessità di un allontanamento per brevi periodi; che sappia mettere a disposizione spazi pubblici per la gestione, certo controllata e verificata, di servizi di utilità sociale da parte di gruppi di famiglie e di cittadini; che sappia incentivare “l’adozione” di spazi di interesse collettivo, promuovendo un atteggiamento collaborativo anche da parte della burocrazia, alleggerita da rigidità e lentezze.