Bambini e computer

Tantissimo si è detto su computer e infanzia e tanto ancora se ne dirà. Ad una visione dicotomica si è cercato di sfuggire, centrando l’attenzione sullo sviluppo, o cambiamento, della comunicazione avvenuto nel corso del tempo. Ignorare questi cambiamenti corrisponde a ignorare le diverse realtà che si costruiscono intorno a noi. La comunicazione attraverso la radio, la TV e altri mass media è una “realtà” che ogni educatore deve tenere in considerazione. Fronteggiarsi su qualcosa vuol dire comunque fronteggiarsi su qualcosa che c’è.

E se qualcosa c’è, lapalissianamente, è importante vedere come viene costruito da ogni persona questo qualcosa. Questo spesso indicibile, chiamato computer, è presente in ogni luogo – gli ultimi virus pieni di amore hanno fatto tremare il mondo; e se il mondo trema vuol dire che il computer ha assunto un suo specifico significato, anche in termini di sopravvivenza – e, onde evitare che i significati dati all’oggetto vengano presi dal mondo della passività, risulta importante che sin dai momenti in cui la comunicazione ha una delle sue evoluzione (la fascia 3-6 anni) uno strumento comunicativo venga inserito in modo attivo in percorsi pedagogici. L’educatrice, leggi mondo dell’educazione, non può non tenere in considerazione queste evoluzioni a rischio di essere essa stessa travolta da queste realtà.
Questa introduzione, forse un po’ ermetica, vorrebbe gettare un ponte tra il mondo della discussione intorno al computer utilizzato nella prima infanzia e la presenza di questo strumento all’interno di una scuola comunale dell’infanzia di Modena, in convenzione con la Coop Gulliver, “Il Melograno”.
Il percorso fatto nasce quattro anni fa dove come primo passo fu fatto un questionario rivolto ai genitori dei bambini per verificare la conoscenza, l’uso e i livelli di dominanza del computer. I risultati rivelarono che, già a 4-5 anni, la maggioranza dei bambini ha avuto la possibilità di conoscere e interagire col computer.
Dalle risposte ricevute si è ipotizzato un percorso in cui un esperto è andato in sezione a dialogare con i bambini; oggetto di discussione: il computer. Cosa ne sapevano, come è fatto, cos’è la memoria, il software, l’hardware… Tutto questo senza interagire con il “mezzo”. E le risposte sono state molto interessanti: “Dentro ci sono i meccanici che fanno andare il computer, però non si vedono”, “Il computer è una femmina perché se fosse maschio avrebbe la barba”, “Può parlare, respira quando si mette il dischetto, perché apre la bocca … ha freddo, l’ho visto delle volte traballa un po’”.
Il computer intanto era stato sistemato in un luogo, una sua postazione, molto tranquillo ove non c’era passaggio, ma … ci si andava. E si trovava il monitor, il PC, il cd rom, le casse acustiche, la stampante a colori, lo scanner, la tavola grafica con penna ottica e dischetti. Questo laboratorio multimediale è stato pensato come un laboratorio delle parole e dei pensieri dove il computer venisse percepito come uno strumento necessario all’attivazione di quelle raffinate operazioni cognitive che caratterizzano i processi di sviluppo della mente del bambino. Un laboratorio come luogo delle possibilità, come costruzione di significati, come conoscenze e trasformazioni
mediate dal linguaggio, dalla fantasia. Ma anche un luogo delle emozioni, dello stupore della conoscenza, della cooperazione.
Il numero ristretto del gruppo che accedeva al computer (4 bambini), le attività individuali nelle ore del mattino e gli incontri bisettimanali nel primo pomeriggio con l’esperto è stata la metodologia utilizzata. La fase successiva è stata l’ingresso del computer in sezione e l’analisi delle caratteristiche strutturali. Si è iniziato a identificare le parti del computer dopodiché vi è stato lo smontaggio della macchina. Le divagazioni, le conversazioni e le attività grafiche sono state trasversali a tutto il percorso dove i protocolli informali, le registrazioni audio dei singoli incontri, le fotografie, il video, il diario di viaggio e il fascicolo a stampa dell’esperienza ne sono state la documentazione. Da questa se ne possono estrarre le attività grafiche e le risposte che i bambini hanno dato alle domande sulle diverse parti del computer. Allora leggiamo che la memoria del computer per Guido è “la testa del computer che pensa” e per Stefania è “quando il computer pensa, pensa tanto”. E che software per Laura “Vuol dire che il computer si blocca, non gira più e soffoca” e per Filippo è “un pezzo leggero leggero”, mentre l’hardware per Alessandro è “una lastra dura dentro al computer con tanti puntini d’argento” e per Andrea è “una scatolina che fa funzionare tutto“. E ancora, dopo l’attivazione del collegamento, la delicata manipolazione dell’hardware, per Patricia “Il computer è una cosa che insegna tante cose e ha i pulsanti”, per Guido “Il computer è come la televisione solo che fa tutto quello che vuoi tu”.
La parte finale è stata dedicata alla creazione di libri, sia personali sia di gruppo, dove avveniva una collaborazione tra i diversi partecipanti: il disegno fatto da uno è inserito da un altro e stampato da un altro ancora. Una cooperazione in cui i diversi bambini sentivano necessaria la presenza degli altri membri del gruppo per raggiungere il risultato conclusivo. E allora per Filippo “Il computer sogna… pensierini. Per esempio: mare, acqua … tutti quelli che pensiamo noi.” e per Alessandro “Il computer serve anche per fare i disegni e poi escono i fogli con il disegno”.
Dalle diverse storie alla creazione di una dispensa di tutto il lavoro svolto e successivamente, integrando il progetto del computer col progetto palestra, la creazione di un cd rom con anche immagini video delle attivit&agrave.
L’esperienza prosegue da allora con bambini sempre nuovi che coinvolgono, attraverso il computer, nuovi bambini; per esempio: attraverso la presentazione della propria scuola ai nuovi arrivati realizzata, con l’ausilio informatico, mediante disegni, storie, episodi, che illustrano come funziona, come si fa.
Questo è un transizione per arrivare alla creazione di una pagina web in cui la presentazione della scuola può essere messa in rete e ritrovata “navigando”. Ulteriore passaggio che stiamo approntando è la messa in rete di due scuole dell’infanzia, gestite entrambe dalla Coop. Gulliver.
Questo percorso comunicativo e interattivo vuole costantemente riuscire a tenere al centro i bambini e la loro costruzione della realtà una realtà che incontrano costruita dagli adulti ma che loro risignificano, e la loro risignificazione è una spazio in cui l’adulto “dovrà” entrare in punta di piedi per poterla cogliere e creare con loro uno spazio di intersignificazione. Questo in punta di piedi, in cui l’oggetto è il soggetto bambino e non l’oggetto computer, è una delle azioni fondamentali per non cadere nel terreno della passività citata all’inizio, e passaggio obbligato per intraprendere un percorso di intenzionalità che altrimenti sfuggirebbe.

Bibliografia

Papert S. , I bambini e il computer, Milano, Rizzoli, 1994.
Pierre Leacutevy, Il virtuale, Milano, Cortina, 1997.
Sherry Turkle, La vita sullo schermo, Milano, Apogeo, 1997.
Jerome Bruner, La ricerca di significato, Torino, Bollati Boringhieri, 1992.