Danzare le parole

Poesia: celebre sconosciuta

Ossimori a parte, questo è stato il punto di partenza. Quando, ad inizio d’anno, chiesi ai diciannove visetti di seconda elementare che mi guardavano solari, di parlarmi di ciò che loro conoscevano come poesia, le risposte mi stupirono:

Ossimori a parte, questo è stato il punto di partenza. Quando, ad inizio d’anno, chiesi ai diciannove visetti di seconda elementare che mi guardavano solari, di parlarmi di ciò che loro conoscevano come poesia, le risposte mi stupirono:

La poesia è una canzone che si fa in chiesa – disse Andrea, intraprendente.

Le poesie le dicono più spesso in chiesa, che fuori – aggiunse Sabina, con aria esperta.

Secondo me le poesie si possono dire dove si vuole, anche a scuola o per strada – corresse Michela, ottimista.

Lea aggiustò il tiro, tralasciando i problemi logistici ed addentrandosi in questioni di stile: – Secondo me una poesia è tipo una storia, però la poesia è un po’ più agitata, mentre la storia è più tranquilla.

Eccoci.

Certo pretendere una definizione astratta di poesia sarebbe stato fuori luogo vista l’età dei pargoletti, ma la serenità soddisfatta con la quale avevano accolto la proposta di lavorare sulla poesia mi aveva fuorviata: supponevo, per inesperienza, che un incontro concreto con una qualche forma di poesia fosse già avvenuto nelle loro giovani vite, e che vi avesse lasciato una traccia reperibile. Che la poesia fosse, in qualche modo, cosa nota.

Non era così. Partivamo quindi per un viaggio alla scoperta della poesia, e i nostri strumenti sarebbero stati la lingua, il corpo e l’immagine.

DOVE, COME, QUANDO

Un progetto interdisciplinare dunque, che avrebbe coinvolto la classe II C della Scuola Elementare Perasso di Genova, composta da diciannove bambini con una piccola esperienza di danza educativa alle spalle, e me, sia come insegnante che come danzaeducatrice.

Danzare le parole avrebbe toccato l’ambito linguistico, quello motorio e quello dell’educazione all’immagine, e si sarebbe collocato in uno dei progetti ideati dagli insegnanti del Circolo per le classi seconde, per l’anno scolastico 2003-2004, dal titolo Libertà di parola, finalizzato ad “offrire uno spazio dove il desiderio di giocare con la lingua e l’esercizio della libertà di accostamento di parole siano i ponti verso l’utilizzo consapevole delle proprie possibilità immaginative ed espressive” con l’obiettivo di “suscitare il piacere di giocare con le parole, di ascoltare e produrre poesie, e di valorizzare le capacità immaginative dei bambini”.

PAROLE E PALETTI

Visti i prerequisiti di cui sopra, come affrontare il tema poesia? E come correlarlo con la danza?

Alcune riflessioni intessute con i miei colleghi di classe, mi sostenevano: il gruppo di bambini con cui avrei lavorato necessitava di una spinta verso l’autostima e l’acquisizione di maggiore sicurezza nelle proprie possibilità, e in questo senso le attività di tipo creativo potevano giocare un ruolo importante.

Volevo inoltre evitare l’approccio scolastico classico alla poesia: parafrasi e memorizzazione. Non erano queste le competenze che intendevo sviluppare, e preferivo proporre ai bambini la poesia come attività affascinante della quale essere protagonisti piuttosto che come genere letterario difficilmente accessibile.

Anche la rima m’incuteva sospetto.

In relazione alla danza poi, volevo evitare il più possibile la “drammatizzazione” di poesie, la semplice traduzione gestuale del testo poetico, la piatta interpretazione imitativa di figure ed azioni.

Molti limiti dunque, ma allora, cosa proporre? E come sviluppare il rapporto tra danza e poesia?

DANZA E POESIA

Decisi di affrontare il problema sotto diverse angolazioni, giocando a sperimentare le possibili correlazioni tra parola e movimento. Pensai di proporre ai bambini queste attività:

  • partire
    da un unico stimolo (nel nostro caso tattile) per far scaturire sia movimento sia composizione poetica, sia produzione grafica.
  • utilizzare poesie elaborate dai bambini come base per esplorazioni e composizioni danzate.
  • perseguire un obiettivo (la realizzazione di un riscaldamento) attraverso i due linguaggi, danza e poesia.

Mentre le attività linguistiche e d’immagine si sarebbero svolte in classe, l’attività danzata si sarebbe sviluppata in palestra, con incontri settimanali di un’ora l’uno, strutturati secondo la scansione a fasi ideata da Franca Zagatti. Il modello anglosassone Dance as art, base metodologica sottesa alla proposta danzata, avrebbe avuto una sorta di parallelismo con l’approccio alla poesia, considerato negli aspetti di composizione, interpretazione e fruizione.

Per quanto riguarda la poesia, il momento della fruizione di testi poetici sarebbe poi risultato molto utile per permettere ai bambini sia la discriminazione del genere letterario poetico rispetto ad altri (come ad esempio il racconto), sia l’analisi di semplici modelli per comprendere elementi come la suddivisione in versi e in strofe, la relazione tra titolo e contenuto, la presenza di semplici figure retoriche come la ripetizione, o il paragone.

PARTIAMO DAL CONCRETO

Gli anni d’insegnamento nella scuola dell’infanzia mi hanno lasciato, tra le tante cose positive, una passione per le esperienze concrete. Mi piace partire dalla solida certezza del contatto fisico con ciò che ci circonda per stimolare curiosità ed espressione, e anche in questo caso ho scelto come punto di partenza un’esperienza sensoriale.

Quattro materiali (sabbia, sassi, conchiglie e acqua) da ascoltare prima e poi toccare, giocando ad allargare le proprie percezioni, a provare modi diversi per “sentire” o “far sentire” ai compagni il contatto con la materia.

Metà classe per volta, una stanza raccolta, una tenda come paravento. I bambini seduti in circolo ad ascoltare. Dietro la tenda produco suoni con il materiale “del giorno”, poi chiedo ai bambini di raccontare le loro impressioni e le registro. Infine mostro il materiale misterioso, e propongo ai bambini di toccarlo, o individualmente o a coppie, concentrandosi sulle sensazioni tattili che rimanda e che vengono poi descritte in un secondo giro di commenti.

Il lavoro prosegue, successivamente, in classe. I commenti vengono riletti, ed utilizzati, in vari modi, come spunto per composizioni poetiche.

Si passa poi alla palestra dove i materiali vengono utilizzati come stimolo per esplorazioni e composizioni danzate.

Infine ci si dedica ad attività di educazione all’immagine, usando il materiale sia come mezzo per la produzione artistica sia come soggetto rappresentato.

Ecco un assaggio del percorso, corredato, a titolo esemplificativo, di alcuni interventi dei bambini.

SABBIA

STIMOLO SONORO – I bambini ascoltano un suono sottile e sgranato, che richiama il rumore della sabbia, senza poter vedere quale strumento lo produce [bastone della pioggia], poi raccontano ciò che hanno immaginato.

Lorenzo : Era come un bambino che trema

Lea : Un serpente che striscia sull’erba

Paolo : Un branco di topolini che correvano

STIMOLO TATTILE – Toccano quindi la sabbia, prima liberamente, poi a coppie, facendola cadere, in modi diversi, sulle mani e sulle braccia del compagno, e raccontano poi le proprie impressioni.

Alice : Erano come aghi che si infilavano nella pelle.

Andrea : Sembrava il vento che soffiava sul braccio o una pioggia che mi bagnava.

Vittorio : A me sembrava di toccare il mare.

POESIA – Successivamente, in classe, si svolgono diverse attività di composizione poetica collettiva, attingendo dalla raccolta dei commenti; individualmente, si riflette sui ricordi, le sensazioni, le emozioni che la parola sabbia ci risveglia, e si compone una poesia.

Sabbia

Sabbia, sabbia

e ancora sabbia,

sabbia scura

sabbia chiara

sabbia che passa

corre veloce

(Virginia)

Sabbia

Sabbia che muove

Sabbia che non muore

(Tomaso)

Sabbia e cielo

Sabbia e cielo

volano insieme

nel mare

immenso e profondo

(Andrea)

DANZA – Contemporaneamente al lavoro di produzione poetica si realizza l’attività di danza in palestra, che prevede, dopo l’accoglienza e il riscaldamento, un’esplorazione e una composizione di questo tipo:

  • sul suono prodotto dal bastone della pioggia rotoliamo, ma prestando attenzione alla diversa intensità: quando il suono è leggero andiamo lentamente, quando il suono è più forte andiamo velocemente, quando si interrompe ci fermiamo (esperienza sulla dinamica);
  • osserviamo come la sabbia si muove tra le mani dell’insegnante: gettata con forza, fatta scendere a filo con un andamento a spirale, passata rapidamente da una mano all’altra, sparsa a piccoli getti come fosse sale etc… Proviamo a riprodurre con il nostro corpo questi movimenti, prima uno alla volta, poi in un quadro collettivo, dove ciascuno può scegliere quale interpretare e quando (esperienza sulla dinamica e sull’azione).

IMMAGINE – Le attività d’immagine abbinate sono realizzate sia utilizzando la sabbia come materiale alternativo al colore per rappresentazioni figurative, sia riproducendone la composizione granulare attraverso frottage realizzati su svariate superfici, sia colorandola con tempere in polvere, per riempire boccette di vetro, giocando sulla sovrapposizione dei colori.

SASSI

STIMOLO SONORO – I bambini ascoltano un suono forte e secco [sassi che picchiano tra loro], alternato ad uno più basso e trascinato [sassi che sfregano tra loro], senza sapere da cosa siano prodotti. Raccontano poi cosa hanno immaginato.

Fatima : Lanciavi pietre enormi. Il rumore più silenzioso era come un soffio di vento.

Andrea : Mi sembrava quando frustano i cavalli.

Sara : Sembrava che dopo la pioggia dei bambini saltavano sulle pozzanghere.

STIMOLO TATTILE – Toccano quindi i sassi, con attenzione, concentrandosi a percepire le differenze di superficie, i pieni e i vuoti, le forme. Alla fine ciascuno racconterà le proprie impressioni.

Amerigo : La pietra liscia sembrava un uovo di varano.

Sabina : I sassi bucati sembrano spugne asciutte.

Daniel : Sembravano delle caverne.

POESIA – Segue la produzione di poesie in classe, eccone alcuni esempi:

Sassi

Sassi

che cavalcano

le maree,

cavalli feroci

nella tempesta.

(Andrea)

Sassi

Dove sorge il sole

e dove soffia il vento

appare un

gabbiano!

e i sassi lo guardano.

(Marco)

Sassi

Sassi si muovono

travolti dalle onde

affondano

si scontrano

a volte

stan fermi

a prendere

il sole

come

le statue

(Claudio)

DANZA – Successivamente in palestra si danza, e i momenti dell’esplorazione e della composizione prevedono quanto segue:

  • ognuno riceve un sasso, lo tocca, lo osserva e poi ne riproduce la forma con il corpo (esperienza sull’azione)
  • ci si muove sui suoni prodotti dall’insegnante con i sassi. I rumori sono molto diversi fra loro, a seconda che i sassi siano battuti, sfregati o gettati. Il movimento dovrà rispecchiare la qualità del suono (esperienza sulla dinamica)
  • i sassi vengono messi a terra con disposizioni spaziali varie (su una linea, in cerchio, a quadrato, ammucchiati ecc.), e ci si deve disporre nello spazio della sala riproducendo la disposizione dei sassi (esperienza sullo spazio e sulla relazione).

IMMAGINE – L’attività d’immagine prevede una rappresentazione di soli sassi, osservati in primo piano e inquadrati dall’alto. I sassi si differenziano tra loro non per la forma, comunque arrotondata, ma per la dimensione e per la rappresentazione della superficie e del colore, che ogni
bambino definirà a piacimento.
Un’altra attività, mutuata dalla bella proposta di Bruno Munari in Da lontano era un’isola1, vede i sassi come elemento essenziale. Si tratta di osservare sassi grigi, arrotondati, con nervature bianche, e immaginare che siano piccoli paesaggi. Occorre quindi aggiungere sul sasso, con un pennarello indelebile, un elemento che lo caratterizzi, connotando così il paesaggio che vi si intravede.

CONCHIGLIE

STIMOLO SONORO – I bambini ascoltano il suono di piccole conchiglie, in un sacchetto, che vengono agitate, senza sapere da cosa viene prodotto. Raccontano quindi ciò che hanno immaginato.

Daniel : Sembravano delle maracas.

Paolo : Le onde del mare quando arrivano a riva.

Fatima : Cercavi dei chiodi.

STIMOLO TATTILE – Viene mostrata la fonte sonora, e a quel punto si toccano le conchiglie, di diverse qualità e dimensioni, prestando attenzione alle superfici e alle forme. Poi si raccontano le proprie impressioni.

Sara : Quella con le punte ha la forma di un polpo, o di un ragno che dorme.

Sabina : Quella con le punte sembrava una lucertola.

Vittorio : Quella marrone sembra una bocca senza denti.

POESIA – Si passa alla composizione poetica, che prevede la realizzazione di calligrammi (poesie in cui la disposizione delle parole richiama l’oggetto di cui si parla) a forma di conchiglia spiraliforme.

Conchiglia

Conchiglia che sta sulla spiaggia

come un ragno che scuote le zampe

conchiglia come un’isola

che sprofonda nel mare

e nella sabbia riposa tranquillamente.

(Alice)

Conchiglie

Conchiglie stese nel fondo del mare

come biglie cadute dal cielo

un’onda le porta via velocemente

sbattendole.

(Lorenzo)

Conchiglia

Conchiglia bianca,

come la neve,

sulla sabbia liscia,

e si riposa,

e si addormenta,

e si risveglia,

e si trova nel mare.

(Amerigo)

DANZA – Si passa all’incontro di danza che prevede, nell’esplorazione e composizione, le seguenti attività:

  • muoversi sul suono prodotto dalle conchiglie, sottolineando le caratteristiche del rumore sia in termini di intensità che di qualità (esperienza sulla dinamica);
  • riprodurre con il corpo la forma delle conchiglie (esperienza sull’azione: la forma)
  • su suggerimento dei bambini si lavora a coppie: un bimbo prenderà la forma della conchiglia e il compagno la “riempirà” come fosse il mollusco che la abita (esperienza sull’azione e sulla relazione).

IMMAGINE – L’attività di immagine riguardante le conchiglie è strettamente collegata alla produzione dei calligrammi, e si concentra quindi essenzialmente sulla rappresentazione della forma delle conchiglie.

ACQUA

STIMOLO SONORO – Dietro il paravento, l’acqua, agitata in modi differenti, produce dei suoni che i bambini ascoltano cercando di decifrare.

Beatrice : Mi sembrava una cascata.

Lea : Sembrava quando mia sorella fa il bagno nella vasca e butta tutta l’acqua addosso a mio papà con i pentolini.

Vittorio : Mi sembrava l’acqua del mare che arriva dai ruscelli.

STIMOLO TATTILE – Svelata la fonte del suono misterioso i bambini possono immergere le mani nel catino pieno d’acqua, e poi bagnare le braccia del compagno, studiando come manipolare l’acqua per produrre sensazioni differenti.

Chiara : Mi sembravano mille lame che mi tagliavano.

Marco : Mi sembrava una doccia fredda sulla spiaggia di sabbia.

Claudio : Mi faceva il solletico.

POESIA – Si procede quindi alla scrittura di calligrammi a forma di onde, eccone alcuni trascritti:

Acqua

Dentro

una

catinella

bianca

c’era

dell’acqua:

mi

faceva

il

solletico.

(Dario)

Acqua

Due mari

mischiati in un’unica schiuma

le onde li uniscono

e viaggiano insieme.

(Virginia)

Acqua

Acqua agitata

salata

sempre infuriata

fa una tempesta

fa un’onda

ne fa un’altra,

scatenata.

(Paolo )

Acqua

Acqua dritta all’orizzonte

acqua che si specchia sul sole

nuvole rosa

Quasi rosso.

(Michela)

DANZA : L’incontro di danza dedicato all’acqua prevede, per l’esplorazione e la composizione, le seguenti attività:

  • osserviamo come l’acqua reagisce alle differenti manipolazioni (schizzata, versata, agitata, mescolata ecc.) e imitiamone il movimento (esperienza sulla dinamica);
  • elenchiamo le azioni di movimento che compie l’acqua: ondeggiare, schizzare, cadere, espandersi ecc., e diamone un’interpretazione danzata, prima singolarmente, poi in un quadro collettivo che prevede anche una scelta spaziale circa i livelli e i percorsi (esperienza sull’azione e lo spazio);
  • alla proposta di imitare la forma dell’acqua i bambini reagiscono affermando che ciò non è possibile, perché l’acqua non ha una forma propria, bensì prende la forma del recipiente che la contiene. Emerge allora la proposta di lavorare a coppie: un bambino sarà il contenitore, il compagno sarà l’acqua che vi è contenuta (esperienza sull’azione e sulla relazione).

IMMAGINE : Partiamo con una proposta legata ad una composizione musicale imperniata sul tema dell’acqua. Si tratta di ascoltare Le onde di Ludovico Einaudi, brano di piano solo molto dinamico ma allo stesso tempo delicato, e di darne una propria interpretazione pittorica.

Secondariamente lavoriamo su una rappresentazione dell’acqua che suggerisca una possibile alternativa all’onnipresente linea orizzontale che separa il foglio in due: sopra il cielo, sotto il mare. Prendendo spunto dal quadro di Paul Klee Acqua selvaggia, utilizziamo la linea (che viene ripetuta variandone direzione, spessore e andamento) e il colore (gradazioni di blu e verde) come strumenti per rappresentare l’acqua e i suoi movimenti.

Infine, individualmente, componiamo una poesia osservando un quadro (diverso per ognuno), che rappresenta un paesaggio in cui l’acqua è l’elemento centrale.

VARIAZIONI SUL TEMA

Alcune delle poesie scritte dai bambini della IIC sono state spunto per ulteriori esplorazioni e composizioni danzate, ecco un breve esempio:

Il cielo

Il cielo

con le sue braccia

grandi e possenti

avvolge il mondo

e si specchia

sul mare.

(Andrea)

Questa bella poesia, composta da Andrea, è stata utilizzata negli incontri di danza educativa in questo modo:

  • a coppie è stato definito un movimento caratterizzante per ogni verso;
  • cambiando l’ordine dei movimenti la poesia è stata, in un certo senso, “riscritta”, ad esempio:

Sul mare

si specchia

il cielo

e avvolge il mondo

con le sue grandi e possenti

braccia

  • ogni coppia ha memorizzato la propria variazione di movimenti e di parole, e l’ha mostrata ai compagni;
  • infine è stato realizzato un quadro collettivo, in cui ogni coppia ha recitato e danzato la propria variazione, accompagnata da un lieve sottofondo musicale.

Altre poesie sono state lo spunto per lavorare sulla velocità d’esecuzione, sulla corrispondenza dei movimenti in base alla rima (si può fare rima con il movimento?), sul movimento spezzato o legato.

UN
RISCALDAMENTO POETICO

Poesia e danza hanno collaborato anche nella costruzione di un riscaldamento.

Dopo aver riflettuto sulla funzione del riscaldamento (del quale i bambini conoscevano una versione imitativa che veniva utilizzata in ogni incontro) e aver stabilito un elenco delle parti del corpo da coinvolgere e l’ordine col quale farlo, i bambini, a coppie, hanno definito movimenti e parole.

Il risultato è stato un riscaldamento senza musica, ma con una base sonora di piccole poesie recitate contemporaneamente ai movimenti. I bambini autori delle diverse sequenze erano man mano guida per il gruppo, e si disponevano in cerchio rispettando il giusto ordine di successione delle parti del corpo da coinvolgere. Ecco un breve esempio:

Mani

Scopa che scopa

scopa che spazza

togli la polvere

con la ramazza!

(Paolo e Marco)

Impasta la pasta

che pasta non è

impasta la pasta

che più non ce n’è

impasta la pasta che fine non c’è!

(Virginia e Vittorio)

Mani che ballano

mani che scrivono

mani coi baffi

mani barbute

mani che riposano le dita sedute!

(Chiara e Michela)

Braccia

Nel vento

volava un uccello

nel cielo tranquillo

nel mondo sereno

(Sara e Virginia)

Serpenti che strisciano

Gabbiani che volano

Volano in alto

E scendono giù

(Alice, Claudio e Dario)

Gabbiani che volano

Resistono alle tempeste

E continuano il viaggio

(Amerigo e Vittorio)

Spalle

Pesciolini che girano

Bambini che corrono

Bambini che giocano

Conchiglie che girano

(Chiara e Michela)

Testa

Palla che gira

Palla che sbatte

Palla nel mare

Palla bucata

Palla che ruota

Palla sgonfiata

Palla mollissima

Testa rapata!

(Lorenzo e Beatrice)

La costruzione di questo riscaldamento è stato un esercizio compositivo molto utile, e i bambini vi si sono dedicati con serietà ed entusiasmo, ma complessivamente è risultata essere molto lunga e faticosa. Abituati ad un riscaldamento imitativo, che permetteva loro di rilassarsi e lasciarsi condurre dall’insegnante, i bambini spendevano molte energie nel condurre e partecipare al riscaldamento poetico, e ne risentivano poi nella restante parte della lezione.

Dal punto di vista della composizione poetica il discorso funzionale ha preso indubbiamente il sopravvento, privilegiando l’uso della rima, e perdendo una dimensione emozionale solitamente presente.

LA COMPONENTE POETICA DEL MOVIMENTO

Molto interessante è risultata essere un’occasione di riflessione sulla natura della poesia a livello linguistico, che poi è arrivata a toccare il movimento espressivo.

Nel tentativo di distinguere la poesia dal racconto, erano emerse osservazioni stuzzicanti, relative alla scelta delle parole da parte del poeta:

Chiara : Scegliamo le parole che ci piacciono.

Virginia : Si scelgono le parole più belle.

Sara : Dev’essere bella [la parola] per il poeta.

Chiara : Che lo fa emozionare.

Alice : Deve essere importante e interessante, perché deve essere emozionante anche per chi la ascolta.

Marco : Dev’essere una parola rara.

Lea : Magica, nel senso che deve attirare l’attenzione degli altri.

Andrea : Deve farti immaginare e pensare.

La poesia come mezzo per comunicare emozioni dunque, ma quand’è, invece, che il movimento ci comunica emozioni? Quand’è che il movimento ci appare “poetico”?

Colsi l’occasione per stimolare questa ulteriore riflessione da parte dei bambini, e chiesi loro di farmi un esempio di quello che gli pareva essere un movimento “poetico”:

Andrea : Un movimento morbido, non rigido.

Virginia : Che dà l:idea di cosa leggere.

Beatrice : Un movimento poetico deve essere calmo, lento, emozionante.

Amerigo : La poesia è come il pane che è mezzo molle e mezzo duro, e anche il movimento deve essere molle o duro.

Claudio : Un movimento poetico è come un ballo lento.

Lea : A curve.

Sabina : Morbido e calmo.

Tomaso : Lento.

Daniel : Non deve essere triste, ma allegro.

Fatima : A spigoli, però sciolto.

La riflessione è solo all’inizio, ma mi pare chiaro che i commenti si indirizzino tutti verso gli elementi della dinamica. Sarà interessante riprendere questo discorso, in futuro, e vedere dove ci conduce.

LA POESIA E’?

La fine dell’anno scolastico alle porte, tante esperienze alle spalle e la tentazione di tirare le somme.

Propongo allora una domanda simile a quella d’inizio percorso: – Bambini che cos’è secondo voi la poesia?

Attimo di attesa, fantasmi d’insuccessi didattici all’orizzonte, poi ?

La poesia è come pezzi di puzzle di fantasia messi insieme. E’ la fantasia del poeta spiaccicata sul foglio. La fantasia che si esprime in parole per far capire agli altri quello che l’autore ha pensato nella sua mente dice Andrea.

E’ quando uno ha delle cose da esprimere. Le parole esprimono i sentimenti che hai dentro e li fanno leggere agli altri  aggiunge Claudio.

Sono poche parole poetiche che ti fanno esprimere tutte le cose che hai dentro e magari non riesci a dire  riflette Michela.

Per me è una fantasia nuova. E’ come un animaletto che l’hai rinchiuso e poi lo vuoi liberare – afferma Amerigo.

Sono delle parole che fanno sognare il lettore sostiene Tommaso.

E’ una nuvola di fantasia e di immaginazione – accenna Paolo

La poesia non si può scrivere con le parole normalmente, ma bisogna scriverla con la lingua della poesia dice Marco

E Andrea aggiunge: – Sono parole scritte nel linguaggio della poesia, bisognerebbe dargli un nome?il poesiano!

Già, il poesiano?

Note bibliografiche

1 A cura di Fattucci, Einaudi Ragazzi,1994

*Docente di Espressione Corporea presso il Corso di Laurea in Scienze Motorie dell’Università di Genova.