Gli adolescenti e le comunicazioni nei gruppi di pari

L’esperienza delle comunicazioni che un giovane sviluppa nei gruppi di persone di pari età rappresenta la palestra di rapporti privilegiata della crescita, lo spazio ottimale per provarsi, per verificare gli apprendimenti acquisiti nelle agenzie di socializzazione, famiglia e scuola, precedentemente frequentate.

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Nel gruppo di pari si sviluppa un processo di crescita individuale per prove e aggiustamenti progressivi che alla fine definisce un’immagine personalizzata, distintiva dell’identità personale di ogni adolescente nel gruppo. Autostima, considerazione di sé, sicurezza nelle comunicazioni, atteggiamenti apprezzati nelle relazioni, successo e riconoscimento positivo, costituiscono gli obiettivi non dichiarati e dissimulati dagli adolescenti nelle relazioni nel gruppo apparentemente dedicate agli accadimenti quotidiani.
Nella palestra dei rapporti del gruppo si mischiano e si confondono gli apprendimenti acquisiti nella relazione esterna alla famiglia nei primi anni dell’infanzia e gli stili di comunicazione, patrimonio della propria esperienza familiare. Questo processo di confronto nel gruppo di pari recupera e riproduce schemi di relazione che ancora adottano l’affettività, l’appartenenza, la complicità come comunicazione privilegiata.
Solo un gruppo di amici di pari età, perciò, con esperienze e connessioni logico-cognitive similari, può sviluppare un clima collettivo di accettazione, affettività e di proiezione nei contenuti comuni, tale da difendere i singoli componenti da possibili cocenti delusioni e interruzioni definitive della relazione (comunicazione protetta). Il gruppo di pari riproduce un clima di sicurezza affettiva similare a quello familiare o, almeno, è così percepito dai singoli appartenenti e consente loro di provare le proprie posizioni, sicuri di non perdere gli interlocutori. Questo clima di comunicazione rappresenta la premessa che permette agli adolescenti di giocare tutte le proprie carte e di verificarle. Il gruppo di pari si costruisce come un gruppo di solidarietà.
Dato che la sperimentazione rappresenta la funzione principale dei gruppi di adolescenti, diviene inevitabile che, nella comunicazione interna ai gruppi, i giovani cerchino di essere valutati dagli altri per delle funzioni che li distinguono e li confermino nelle proprie capacità e, contemporaneamente, sviluppino un sentimento di affinità, di riconoscimento degli altri come uguali a sé. Si conferma il paradosso dell’adolescenza, la continua fluttuazione nella relazione tra il sentimento del noi e l’affermazione dell’io e il singolo adolescente nel gruppo di pari oscilla tra ricerca di stabilità e ricerca di sperimentazione come percorso obbligato per costruirsi un’immagine di sé.
In questa fase della crescita l’immagine di gruppo, l’immagine collettiva, attribuita al singolo componente influenza e definisce l’autopercezione, la coscienza della propria identità individuale non elaborabile in forma autonoma dagli altri da sé.
Il sistema di interazioni di un gruppo non soddisfa solamente il bisogno di provarsi dei singoli componenti, ma le continue azioni sociali interne al gruppo definiscono un clima di relazione che rappresenta il prodotto dei singoli apporti. Ogni gruppo è differente dagli altri ed il processo evolutivo delle dinamiche interne è in continuo mutamento.
Anche se il gruppo dei pari è di fatto un organismo vivo in costante evoluzione, il poterlo conoscere ci consente di ragionare sulle forme educative presenti e necessarie nel contesto ambientale. Il gruppo di pari si candida come il sensore più adeguato per scoprire le attitudini ed i riferimenti di valore degli adolescenti gli insegnamenti pregressi ricevuti dagli adulti; è un contenitore simbolico che propone il linguaggio degli adulti e ne esplicita le difficoltà attivando consapevolezze e ridefinizioni.
Le coordinate del discorso appena introdotte ci aiutano a orientarci nell’osservazione della stagione dell’adolescenza e nella costruzione delle riflessioni che scaturiscono dalle interviste sul campo.

Gli obiettivi, il campo di applicazione e la metodologia possibile

L’indagine vuole rappresentare il punto di vista degli adolescenti sulla vita quotidiana del gruppo e, per quanto attiene a se stessi, nella vita di gruppo. L’indagine vuole farli parlare e confrontare con l’intento di analizzare il significato per loro delle azioni singole e corali prodotte nel gruppo che frequentano.
Il campo dell’indagine è rappresentato dal territorio dei Comuni di Bussero, Cassina de’ Pecchi e Pessano con Bornago. I soggetti da mettere a fuoco nel campo di applicazione sono i gruppi di adolescenti nati spontaneamente sul territorio o promossi da adulti educatori; ne sono stati scelti 12, 4 per ogni paese.
I gruppi di adolescenti sorti dall’iniziativa degli adulti sono interessanti perché si può indagare se, e in che modo, riescono a modificare il clima guidato delle relazioni, orientandosi a livelli di informalità nelle stesse; si può scoprire quali modalità di relazione pongono in essere questi adolescenti per attutire la presenza continua di adulti educatori e dei loro desideri.
Un’area di discussione con i ragazzi dei gruppi è appunto il rapporto con gli adulti educatori e con le istituzioni del paese intrattenuto e coltivato come entità di gruppo e non come singoli. I gruppi creati dalle istituzioni rappresentano invece delle esperienze per focalizzare le tecniche di neutralizzazione poste in essere da questi giovani per imbrigliare il potere degli adulti.

Coordinate biografiche dei componenti dei gruppi di pari

La griglia degli argomenti dell’intervista motivazionale di gruppo, che articola gli obiettivi da indagare, comprende:
a) una veloce rilevazione di elementi biografici, il sesso, l’età e se frequentano scuole o lavorano; TAB.1
b) un nucleo di quesiti sui gruppi prima frequentati e sulla composizione del gruppo attualmente frequentato;
c) uno spazio di riflessione sul loro rapporto con gli adulti educatori, con il territorio e le istituzioni del paese;
d) una serie notevole di argomenti, su cui riflettere assieme, sulla percezione del gruppo, sulle motivazioni individuali e sull’operatività delle attività che si svolgono in gruppo;
e) alcune riflessioni sul potere, sui ruoli, sui processi decisionali e la produzione normativa del gruppo;
f) un approfondimento sull’affettività e sulla distribuzione del credito, la fiducia espressa nel gruppo;
g) la percezione dei comportamenti devianti;
h) per i soli gruppi formali, alcune riflessioni sul significato dell’amicizia e sul rapporto con gli adulti implicati.
Gli argomenti di discussione, i contenuti dell’intervista motivazionale, sono stati proposti ai gruppi nel loro ambiente naturale e quotidiano e nel rispetto dell’anonimato dei componenti. La somministrazione dei quesiti e la stimolazione di una riflessione comune ha richiesto un tempo iniziale di conoscenza e “riscaldamento” (warming up) tra il ricercatore e gli intervistati. La
funzione di riscaldamento ha diminuito le difficoltà dell’incontro tra il ricercatore adulto e il gruppo di adolescenti. Come espediente per diminuire l’effetto del self-report, nella discussione sugli argomenti relativi all’evoluzione della vita nei gruppi di pari, l’intervistatore ha accolto racconti e interpretazioni dimostrando interesse e rilanciando un approfondimento o una riflessione anche agli altri componenti del gruppo in oggetto.

I gruppi di adolescenti prima frequentati ed elementi che definiscono la composizione del gruppo attuale

I risultati dell’indagine che riguardano questa sezione possono essere così sintetizzati: “la scelta del gruppo attuale che viene frequentato con assiduità e fedeltà dipende dal fatto di trovarsi meglio”. Trovarsi meglio significa che si entra in queste aggregazioni per produrre, provare e provocare sentimenti con quelli che ritengo siano come me.
– Motivi del distacco dal gruppo spontaneo frequentato in precedenza:
a) impoverimento della qualità delle relazioni interne:
b) instabilità: suddivisione in sottogruppi
c) disagio
d) perdita di sintonia
e) per seguire l’amico del cuore
f) per innamoramento
g) perché il nuovo gruppo ha colonizzato il territorio sotto casa.
– I componenti di alcuni gruppi formali non percepiscono il gruppo come un insieme di amici confidenti e appaiono come tesi solo al compito; in altri casi invece hanno sviluppato un forte senso di appartenenza.
– Molti adolescenti frequentano per sottogruppi o singolarmente altri gruppi per attività o progetti funzionali come lo studio, lo sport o il divertimento. In generale però c’è la tendenza a “saltellare” in più gruppi di pari contemporaneamente e a non fossilizzarsi in un’unica esperienza amicale per acquisire diverse e necessarie immagini di sé.
– I componenti dei gruppi formali sono in generale stanziali nel luogo di aggregazione e si frequentano meno degli altri; questi ultimi invece si muovono e fanno un uso piuttosto intenso del territorio.

Il rapporto con gli adulti educatori, con gli spazi e le istituzioni del paese

I genitori degli adolescenti di gruppi di pari spontanei si lamentano con i figli solo per il tempo troppo assiduo di frequentazione del gruppo stesso ma non pongono limiti alla loro libertà per quanto riguarda invece i gruppi formali esiste un incoraggiamento ed una esplicita approvazione a frequentarli.
Emerge in modo evidente che nessuna aggregazione spontanea di adolescenti vuole intrattenere qualche forma di rapporto con gli adulti dei territori di appartenenza: in tutti i gruppi di adolescenti intervistati, i ragazzi pensano di essere degli estranei per gli adulti del territorio e non si sentono né giudicati né malvoluti. Se accade poi che il rapporto sia conflittuale, questo provoca nei giovani del gruppo una maggiore unità al di là delle divisioni interne. L’attacco di adulti al gruppo li costruisce come soggetto unito e alimenta un confronto che coinvolge tutti i componenti e li aiuta a sviluppare sentimenti di appartenenza, di vicinanza e attribuisce a ogni componente del gruppo delle funzioni e del credito.
I gruppi di pari delle istituzioni invece costruiscono dei momenti ricreativi e culturali rivolti anche agli adulti del loro territorio; essi scoprono che le iniziative da loro create li valorizzano e dichiarano la profonda soddisfazione di presentare il frutto del loro lavoro ad adulti che li apprezzano per questo.
Il quadro delle relazioni rimane scarno anche quando si parla del rapporta fra aggregazioni spontanee e amministrazioni comunali o loro servizi. I gruppi di adolescenti si costituiscono per costruire, in una situazione protetta, un laboratorio di relazioni finalizzate a produrre e a esportare persone padrone di sé. I partecipanti si occupano di se stessi e in particolare dei loro sentimenti e del credito d’immagine personale, in un confronto continuo tra soggetti affidabili, sicuri, scelti, complici. Il rapporto col potere politico risulterebbe distruttivo in un confronto aperto con identità imperfette e frammentarie come quelle degli adolescenti. I gruppi spontanei di questa indagine, come qualsiasi gruppo informale dei parchetti, non nascono per confrontarsi con gli adulti e col potere politico; ciò non fa parte dei loro progetti.

La percezione del gruppo e della sua operativita?

Le aggregazioni spontanee si costruiscono sul consenso che i partecipanti si attribuiscono l’un l’altro quando propongono il proprio modo di pensare e di agire. Il fare liberamente “ciò che piace” contraddistingue il clima di relazione dei gruppi e la ragione principale per cui gli adolescenti ne rimangono a far parte. Lo stare assieme, la piacevolezza di incontrare persone in sintonia e con gli stessi problemi rappresentano gli elementi di attrazione dei gruppi spontanei. Va inoltre specificato che una delle modalità più usuali di aggregazione nell’età dell’adolescenza consiste nell’allargamento di un piccolo nucleo di amici in un gruppo informale più consistente e nella cooptazione a richiamo di alcuni per la presenza di amici del cuore: la presenza di amici veri all’ingresso in un gruppo sconosciuto garantisce la riduzione delle difficoltà e delle paure che la nuova esperienza comporta.
I gruppi formali che hanno saputo utilizzare il loro spazio anche per proporre l’incontro tra individualità, al di là del progetto di lavoro, si ricollegano, per le ragioni che li hanno aggregati, alle spinte motivazionali dei gruppi spontanei, mentre i componenti dei gruppi che tendono solo al raggiungimento degli obiettivi raramente sono amici al di fuori di questi momenti.
Per quanto riguarda l’operatività si riscontra che i gruppi informali non consumano cultura e, se ciò accade, è l’espressione di un’iniziativa singola e personale; centrati e concentrati su se stessi, si occupano soprattutto dei sentimenti e dei problemi dell’uno o dell’altro dei componenti.

Il potere, i ruoli, i processi decisionali e la produzione normativa nei gruppi di pari

Il gruppo dei pari rappresenta un’interazione sociale complessa, un mosaico di uguaglianze e di diversità da contemplare contemporaneamente in un unico clima di relazione.
Un dato che accomuna tutti i gruppi intervistati nell’indagine è il fatto di non aver mai discusso nel gruppo dei pari dei propri confini di comportamento, delle regole da rispettare prima che qualcuno abbia agito un’azione ritenuta “lesiva” degli interessi degli altri componenti. Anche se questo risultato non rappresenta una novità, nelle dinamiche di corteggiamento dei gruppi di adolescenti di iniziale costituzione, i giovani sentono una similitudine di interessi e di forme logiche, una vicinanza aristotelica, che li motiva a rimanere in quei gruppi. Gli adolescenti pensano di conoscere abbastanza i coetanei scelti e li percepiscono come i più vicini a loro. E’ logico che non discutano sui comportamenti che li differenziano. I gruppi di pari più che definire comportamenti consentiti elaborano il dispiacere di relazioni non attente, non accolte, non rispettose dell’individualità dei singoli. Quando discutono della diversità tra di loro per trovare una soluzione, una regola, lo fanno dopo avere subito a più riprese l’affronto di non contare, di non esistere da parte di alcuni. L’aspetto da mettere in risalto è che questo chiarimento avviene sempre a posteriori, dopo che un accadimento ha costretto il gruppo a ritrovare una condivisione, una unità di interpretazione su un fatto non sopportabile per alcuni.
In tutti i gruppi di adolescenti che si aggregano spontaneamente il comportamento diverso lo si affronta in corso d’opera, scoprendolo nei processi di comunicazione interna. L’azione ritenuta “lesiva” agisce come detonatore, perché costringe il gruppo a confrontarsi in un clima di comunicazione acceso, ma li fa incontrare su parametri morali e su connessioni logiche, li induce a identificarsi contro l’autore della diversità, li aiuta a produrre sentimenti di appartenenza. L’evento scatenante produce la regola comune, rappresenta un agente regolatore che permette al gruppo di pari di costruirsi dei confini simbolici di comportamento. L’etica del gruppo si costruisce nella relazione in funzione della “positività del delitto”.
Un altro elemento da commentare è raffigurato dalla dichiarazione unanime di assenza del
leader carismatico. I gruppi di adolescenti rifiutano di essere guidati da un capo, ma come è ben emerso, ogni componente del gruppo si muove nella prospettiva di farsi apprezzare dai suoi simili per delle individuali e specifiche attitudini. La presenza di un leader carismatico frenerebbe il processo di individuazione, bloccherebbe i riti di presentazione di sé e la possibilità di rafforzare la propria autostima attraverso il riconoscimento attribuito da “altri come sé” alle qualità individuali. In questi gruppi in cui l’adolescente si propone contemporaneamente con sentimenti di appartenenza e sentimenti di individualità per scoprire e rafforzare soprattutto le modalità, le strategie, le tecniche con cui intrattenere le relazioni più che i contenuti necessari alla crescita, deve essere consentito lo sviluppo di sole leadership di funzione, di soli leader a tempo, per sviluppare progetti determinati o per affrontare comportamenti quotidiani o problemi della vita in gruppo. La presenza di un ricambio continuo dei ruoli di potere nel gruppo informale consente il riconoscimento di se stessi e aumenta la valenza effettiva nei confronti dei compagni di viaggio.

L’affettività, la distribuzione della fiducia e l’attribuzione del credito nel gruppo

La palestra dei rapporti che il gruppo di pari informale consente è il luogo per provare le proprie capacità e le proprie insicurezze, ma occorrono dei sostegni e dei complici per raggiungere l’obiettivo del riconoscimento di una identità individuale stabile e apprezzata. Molti adolescenti sviluppano nel gruppo sentimenti di vicinanza tale con alcuni da identificarsi e permettersi di svelare a loro le confidenze intime. Dichiarano di sentirsi così in sintonia con due o tre amici nel gruppo da viversi sempre complici di questi nei momenti di produzione delle idee, delle azioni e nei momenti di crisi. Ciò significa che esistono dei sottogruppi a valenza affettiva maggiore. Gli altri esclusi risultano simpatici ed interessanti, ma l’identificazione è minore e rappresentano le persone ideali per competere, protetti da un piccolo gruppo, da un’identità di sottogruppo.
In un gruppo di pari i cui componenti si percepiscono a livelli di affettività ed intimità differenti, si prefigura la possibilità di individuare i membri con cui competere e coloro con cui identificarsi. La possibilità di osare i propri convincimenti e le proprie attitudini si accompagna nel gruppo di pari con gli strumenti necessari della suddivisione affettiva e del sostegno dei sottogruppi nella competizione. Gli amici fidati garantiscono un livello più profondo di identificazione e di sentimenti di appartenenza, di intimità. L’elaborazione cognitiva che ogni adolescente si costruisce del significato e delle strategie delle situazioni che il gruppo di pari crea ed affronta quotidianamente, trova nei sottogruppi di amici il luogo della riflessione profonda, del controllo sui dettagli, dell’esplicitazione delle difficoltà incoffessabili. Il gruppo di amici rafforza i singoli e li appoggia nel proporsi con successo nel gruppo di pari.
I gruppi formali che non hanno sviluppato un’amicizia dichiarano di non fidarsi di nessuno, pochi componenti di uno o due. Possono anche discutere animatamente sugli aspetti del compito comune, ma ognuno rimane della sua idea. I rapporti si confermano molto superficiali.
Più un adolescente si presenta sul palcoscenico delle azioni del gruppo, più offre le sue capacità, più si concede nelle sue convinzioni personali, più gli altri lo conoscono, lo apprezzano, lo valutano, ne percepiscono le similarità e l’originalità. la disponibilità a proporsi, a scoprirsi, il tempo di offerta di se stessi al gruppo, discriminano e definiscono il grado di accettazione, di identificazione, di fiducia conquistata e riposta.
Passando dalla distribuzione del credito e della fiducia ai sentimenti di rifiuto proposti dai gruppi intervistati, si nota che in tutti i gruppi informali esistono una o due persone che non sono sopportate da nessuno per i loro continui tradimenti. Questi soggetti incarnano la profezia che si avvera. Da quanto si è capito questi “cattivi” sono le persone meno in sintonia con il gruppo, o coloro che non riescono a coinvolgere e far agire nei loro confronti i sentimenti posti in gioco dagli altri, o ancora non riescono a far innamorare un rappresentante dell’altro sesso. Sentono queste incapacità e agiscono con comportamenti di tradimento della fiducia riposta in loro, in apparente continua sfida per provocare il rifiuto e per sentirsi rifiutati. La corale attribuzione di negatività che raccolgono consente a questi soggetti in difficoltà di riconoscere a se stessi che non possono sviluppare sentimenti positivi con chi li critica aspramente nel gruppo e che si erano sbagliati, perché la persona prima desiderata non era quella giusta.

La percezione dei comportamenti devianti

A margine dell’intervista motivazionale di gruppo è stato posto un gruppo di domande sulla personale ammissibilità o criticabilità di comportamenti controversi culturalmente, quindi anomici, trasgressivi e di attenzione penale. Si è potuto così registrare il punto di vista morale e personale di ogni singolo adolescente. Lo strumento utilizzato è stato costruito dai ricercatori dei rapporti IARD sulla condizione dell?adolescenza in Italia; esso presenta una gamma di situazioni controverse e dannose, sonda le opinioni personali, la consapevolezza delle valutazioni sociali e la probabilità personale di adottare queste azioni. Nell’indagine è stata approfondita solo la valutazione personale. Rispetto alla percezione di questi comportamenti discutibili, gli adolescenti dei gruppi spontanei non presentano alcuna differenza di opinione; l’unica marcata diversità la si nota nelle risposte dei gruppi formali ed in particolare in quelli impregnati di valori religiosi. TAB.2
A commento dei dati si può dire quanto segue.
La maggiore tolleranza verso l’uso di droghe leggere da parte dei gruppi spontanei si spiega con la “familiarità” che buona parte di questi giovani ha con tale fenomeno: anche l’ultima indagine IARD sottolinea che due terzi dei giovani intervistati conosce persone che fanno uso di droghe e sempre due terzi parlano con persone che ne hanno fatto uso, con una percentuale che appare raddoppiata rispetto a dieci anni fa. E’ inevitabile in queste condizioni di assedio e di prossimità costante non rilevare un aumento del tasso di tolleranza.
Un altro fattore da tenere in considerazione è la controtendenza culturale all’esasperazione della competizione sociale: questa nega le qualità dell’altro a vantaggio delle proprie e, proprio per contrastare gli effetti negativi sulla socialità, si sono affermati atteggiamenti che cercano di imporre un maggior rispetto per gli altri e per se stessi per la loro sfera privata e per i meccanismi di difesa utilizzati per la sopravvivenza, purché non ledano la libertà altrui.
Rispetto alla tolleranza dimostrata dagli adolescenti dei gruppi informali nei confronti del tema dei doveri del buon cittadino (situazioni socialmente negative) si può dire che essa deriva da una resistenza che questi giovani tentano di sollevare contro l’imposizione delle regole degli adulti. Tali regole vengono percepite come attacchi alla loro libertà di azione, per impedire loro di essere autonomi, di divertirsi. L’idea che si possa trasgredire o che qualcuno trasgredisce alle consegne degli adulti sconosciuti o temuti, si associa all’idea di sottometterli, di non farsi condizionare, di sentirsi autonomi nelle decisioni.
I rapporti IARD dimostrano tuttavia che con l’incedere dell’età la tendenza a considerare come ammissibili i comportamenti che contravvengono alla sfera civica muta, si riduce per alcuni, cambia radicalmente per altri. Il successivo incontro con gli adulti sconosciuti stempera i fantasmi, innesta sentimenti di comprensione e di vicinanza che aiutano l’accoglimento dei contenuti normativi del mondo adulto. Il senso dello Stato e il rispetto della collettività rappresentano gli apprendimenti che si interiorizzano con la relazione diretta, sul finire dei processi di crescita in gruppo dell’età dell’adolescenza, quando la funzione dei gruppi di pari si trasforma. Alla stessa stregua si deve interpretare l’apprezzamento degli adolescenti per gli studenti che quando possono scappano dagli insegnanti e dalle loro regole.

I gruppi formali ed il rapporto con gli adulti di riferimento

I gruppi di pari aggregati su iniziativa di adulti educatori si sono separati in due percorsi evolutivi differenti.
Due gruppi formali hanno portato a termine con successo e soddisfazione le consegne dettate dagli adulti.
Due gruppi formali hanno costruito un prodotto di successo, e sono riusciti a utilizzare una notevole parte del tempo del gruppo di progetto per proporsi con relazioni informali. I fattori che hanno contribuito a questo risultato sono diversi: il tempo e lo spazio di frequentazione quotidiani, la presenza di sottogruppi di amici, la presenza equivalente di maschi e femmine, gli innamoramenti nel tempo delle attività di gruppo.
Nei due gruppi formali che non hanno saputo sviluppare un clima di informalità, si è registrato che gli adulti non imponevano una presenza soffocante. Anzi, gli organizzatori hanno sempre concesso ampi margini di autogestione, necessari all’adolescente per sentire e costruire in prima persona il protagonismo sul suo prodotto. Il mancato stabilirsi di un clima di informalità dipende allora dall’assenza di quei fattori che lo hanno invece reso possibile nei due gruppi formali prima citati.
Inoltre gli adolescenti dei gruppi formali non hanno avuto la necessità di guadagnarsi il proprio spazio di protagonismo. Apprese le regole di funzionamento del gioco, non hanno dovuto contrattare i tempi e le regole di percorso per arrivare al prodotto. Sicuramente tutti gli educatori adulti si sono distinti per la loro abilità a far vivere agli adolescenti la sensazione del protagonismo, dell’attestato di proprietà, del marchio di fabbrica sui risultati ottenuti dagli appartenenti a questi gruppi formali.

*sintesi e tavole sinottiche a cura di Marco Taddei.
Rapporto di ricerca realizzato da: Eugenio Rossi, sociologo e criminologo clinico dell’Università degli Studi di Milano, consulente Ser.T. dell’ASL Milano 2;
Alfio Lucchini, medico, psicologo, dirigente Ser.T..
L’indagine è stata promossa dal Ser.T. dell’ex Ussl 27 della regione Lombardia, ora Asl Milano 2, per studiare e definire la fattibilità di un progetto di educazione per i giovani, con l’ipotesi della metodologia dell’educativa di strada, nella prospettiva della prevenzione primaria e secondaria anticipata dei comportamenti devianti.

 

Bibliografia
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