Il palcoscenico interiore dello spettatore bambino

Da quando nel 1995, con il Protocollo d’intesa stipulato tra Ministero della Pubblica Istruzione ed Ente teatrale Italiano, è stato riconosciuto ufficialmente che il teatro può essere vissuto a scuola come momento di accrescimento culturale e cognitivo, sono state promosse diverse attività e ricerche nel tentativo di riflettere sul significato di questo principio e di favorirne la realizzazione.

Ricercare quale sia la qualità della relazione fra spettacolo e spettatori bambini è stato il fulcro del recente progetto Pianeta T- guida allo spettacolo teatrale realizzato dal Settore Cultura della Provincia di Milano in collaborazione con la Cattedra di Educazione degli Adulti dell’Università degli Studi di Milano – Bicocca, coinvolgendo insegnanti e alunni di scuola materna e dell’obbligo di 5 Comuni del territorio.

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La definizione di come anche bambini di 9-10 anni siano in grado di porsi con occhi intuitivi e attenti verso il teatro, di trarne autonomamente suggestioni e nuove consapevolezze attraverso l’esercizio del pensiero riflessivo e la scrittura personale dell’io.
Per comprendere la reazione dei bambini alla fruizione dello spettacolo, ciò che rimane nella mente e negli affetti, lo strumento di osservazione è stato elaborato con le insegnanti che hanno partecipato al laboratorio preliminccare: si tratta di un questionario articolato secondo la metodologia autobiografica. A distanza di qualche giorno dallo spettacolo, le insegnanti, in qualità di
mediatrici “discrete”, hanno sottoposto il questionario ai loro alunni, senza intervenire con spiegazioni preliminari, in modo da stimolare in ognuno il ritorno sull’esperienza vissuta attraverso la scrittura personale.
Diversi sono stati gli obbiettivi della ricerca: osservare non solo quale tipo di coinvolgimento si verifichi e quali tracce cognitive lascino gli spettacoli, ma riflettere anche su come possa essere stimolato e quale sia il livello del lavoro cognitivo e affettivo dei bambini sui linguaggi, le suggestioni, le scene; ipotizzare come si possa stimolare una riflessione autonoma per la ricostruzione della trama, per la produzione di un proprio pensiero.

Il percorso della memoria attraverso il questionario’

La memoria dei ragazzi é stata stimolata nei suoi vari percorsi con domande che costituivano per loro una guida neutrale e che rappresentavano per la ricerca vari tipi di attenzione: 1 – un’attenzione cognitiva verso la possibilità di ricostruire la visione della rappresentazione teatrale: Perché l’autore ha scelto questo titolo? – Ripensa ai personaggi : chi erano? Cosa facevano? – Secondo te cosa hanno voluto farti capire i personaggi? 2 – un’attenzione emozionale per rilevare gli stati d’animo sollecitati e la capacità dei bambini di riconoscerli m’ una lista di sostantivi: quali sentimenti provavano i personaggi e quali sentimenti ti hanno fatto provare? 3 – un’attenzione metaforica verso la capacità rappresentativa attraverso i disegni e i simboli proponendo una diversa via del pensiero: questo spettacolo somiglia a… 4 – un’attenzione narrativa sulle capacità di sintesi e di commento stimolate dalla rappresentazione: Racconta con le tue parole la storia; 5 – un’attenzione riflessiva nel campo della soggettività per rilevare i processi innescati, la capacità di ripensamento rispetto a se stessi legata all’apprendimento: Ti ha fatto rivivere qualche esperienza? Ti ha fatto ricordare qualcosa che hai letto, visto, ascoltato? Ti ha fatto scoprire qualcosa di nuovo? 6 – un’attenzione esplicita all’apprendimento attraverso delle domande conclusive, quindi dopo la stimolazione di un processo di elaborazione personale, che richiedevano di scegliere fra: Lo spettacolo ti ha insegnato qualcosa. Cosa? – Lo spettacolo ti é piaciuto. Perché? – Ti sei* divertito ad andare a teatro? Perché?

La parola ai bambini

Attraverso le informazioni assunte in tutto il questionario si sono rilevate le motivazioni, le sugge- stioni, le riflessioni personali legate alle risposte positive o negative dei bambini, dando direttamente a loro la parola riguardo alla valenza pedagogica delle rappresentazioni teatrali: i due spettacoli molto diversi – “Perché” della compagnia Stilema e Incontro” della Cooperativa Quellì dì Grok – sono stati un’occasione di apprendimento, contribuendo allo sviluppo delle varie forme del pensiero; hanno coinvolto i bambini in storie dove essi si sono confrontati con personaggi fortemente caratterizzati, divertenti e fascinosi e con i loro linguaggi visivi; hanno proposto una evasione dalle realtà scolastiche fertile di apprendimenti.
Gli spettatori si sono mostrati in grado di cogliere sentimenti, temi e scenari generatori di reazioni empatiche ed emotive e di riflessioni su nuove consapevolezze e scoperte come “si può viaggiare con la fantasia” o disegni di note musicali e di bambini che si tengono le mani per rappresentare l’armonia e l’amicizia.
Ma la ricezione degli spettacoli ha risentito della complessità di alcune scene e metafore a briglie sciolte, parole, movimenti e suoni difficilmente riconnettibili a una storia. E’ emersa una certa perplessità nel bambini che, a 9- 10 anni, faticano a staccarsi dalla realtà concreta e a ragionare senza avere chiara una trama e, dì fronte alla richiesta di ripercorrere la storia, la maggior parte dei racconti si riducevano all’esposizione di alcune scene o degli eventi accaduti all’inizio e alla fine della storia.
Il teatro con i suoi momenti creativi e misteriosi può stimolare il pensiero analogico, tuttavia le difficoltà di comprensione emerse dai questionari lasciano pensare che i piccoli spettatori abbiano bisogno, alla fine di ogni rappresentazione, di ritrovare gli elementi della trama (prologo, intreccio, epilogo) e in essa il senso delle scene per riordinare le proprie sensazioni e percezioni. Assistendo allo spettacolo In-contro si è notato che al termine gli attori davano suggerimenti interpretativi al pubblico e, l’influenza che ne è derivata era rintracciabile, nella lettura incrociata delle risposte poiché molte di esse si ripetevano e non sembravano derivare da un effettivo apprendimento.
Se uno spettacolo si rivela troppo lontano dalle capacità ricettive dei suoi fruitori, secondo i dati rilevati nei questionari, i tentativi di attori e insegnanti di preparare in modo specifico i bambini o dare loro spiegazioni tolgono ad essi la possibilità di avvicinare liberamente la storia a se stessi e di riflettere autonomamente.

Io, la mia storia e lo spettacolo

La compilazione dei questionari ha comunque significato per i bambini uno spazio per ritornare individualmente sullo spettacolo e andare oltre il divertimento, il fascino delle scene in modo da rimettere a fuoco personaggi scene e messaggi. “Quando ho capito che ero sola” rappresenta una consapevolezza ricordata da una bambina mettendo in relazione una scena di “In-contro” con la propria storia; l’esercizio del ricordo infatti può portare a esplicitare questa relazione e si accompagna a un attività riflessiva nei confronti del proprio presente dove “è difficile comunicare e non solo per me” Di fronte a scene emotivamente forti dello spettacolo “Perché”, in cui emergevano la scontrosità e l’impazienza di un padre nei confronti del figlio – in realtà era un manichino che gli rivolgeva domande assurde – i bambini hanno avuto l’occasione di elaborare delle reazioni legate alla propria esperienza, guidati dagli input del questionario: hanno formulato delle affermazioni scritte come “quando stufavo mio papà” molto diverse da mio papà mi risponde a tutto” e ne hanno poi dimostrato chiara coscienza nei dibattiti in classe che sono seguiti, scambiandosi impressioni derivanti da differenze di relazione e avendo modo di approfondirle insieme.
Dare voce a ogni bambino rispetto a temi importanti, come il rapporto genitore – figlio o la solitudine, è stata una delle opportunità offerte dagli spettacoli riletti attraverso il questionario narrativo poiché, in base alla propria esperienza, i bambini hanno elaborato un giudizio attivo: “ma il mio papà mi ascolta” – “non si comunica se ognuno pensa a sé” – si può fare molto con la fantasia” – “ho imparato a non fare più domande” – “c’è un po’ di noia nella vita”; conoscendo queste voci una per una gli insegnanti hanno la possibilità di approfondire la conoscenza degli individui che hanno di fronte. Se il teatro è sembrato in grado di innescare dei processi cognitivo- affettivi negli spettatori, si è potuto constatare come lo spettatore bambino, sollecitato con domande neutre che lo mettono in gioco personalmente, possa aprirsi ad un lavoro di memoria, di riflessione su di sé e di apprendimento utilizzando il proprio pensiero in modo attivo e critico.