Il ruolo della Provincia di Milano e la riorganizzazione della sanità
(Sintesi dei lavori del convegno 12-13 marzo ’98) Nel campo del sociale la provincia ha una funzione essenziale. In particolare, la provincia di Milano ha alle spalle una lunga tradizione di attività nel sociale. Dopo la riforma sanitaria, le Ussl ne hanno assorbito la maggior parte e ora, con la legge sul riordino della sanità varata dalla regione Lombardia, i compiti passano nelle mani della Regione, dopo che è stato modificato radicalmente il rapporto tra pubblico, privato e convenzionato.
L’introduzione della legge 285, che si manifesta come un forte segnale di sensibilità da parte delle istituzioni, affronta un duplice problema: da una parte, la necessità di proteggere il minore, mettendogli a disposizione strutture adeguate per accudirlo e permettergli di diventare grande, dall’altra, l’esigenza di educare l’adolescente, tracciandogli un percorso di crescita. E in tutto ciò l’intervento istituzionale è importante, ma non può sostituire il ruolo del genitore: le carenze delle famiglie, infatti, vanno spesso a ripercuotersi in episodi drammatici.
Quale amministratore pubblico, avverto le difficoltà che si porranno e che in parte si stanno già ponendo all’interno degli enti sulle competenze che la 285 individua, ma si dovrà mirare ad un progetto integrato, dove le direttive politiche si fondano alle competenze e all’esperienza degli operatori.
Se l’autonomia locale è importante per la soluzione dei problemi specifici di un territorio, la legge Turco individua per la prima volta una politica nazionale per l’infanzia e per i giovani, non a carattere assistenziale, ma positivamente come promozione dei diritti e delle opportunità.
Alle regioni spetta di definire ogni tre anni i piani territoriali di intervento, in base ai suggerimenti provenienti soprattutto dal provveditore agli studi, delle aziende sanitarie locali, e dei centri per la giustizia minorile. I comuni, ai quali si affida una grande responsabilità nella scelta degli interventi, dovranno avviare strategie coordinate all’interno dell’intero piano sociale e territoriale. Sarà perciò fondamentale la collaborazione degli amministratori, per favorire l’integrazione tra politiche sociali e assistenziali e tra le diverse municipalità, tra le diverse comunità.
Non è più tempo di servizi occasionali, ma occorre sviluppare la capacità di fondare previsioni a lungo termine; il nostro sforzo di amministratori pubblici dovrà portare alla qualità per mettere a punto servizi operativi idonei e ben organizzati, sorretti da quell’atteggiamento unitario che è fondamentale per favorire una nuova cultura – anche di maggiore informazione sull’esistente -che metta a confronto le competenze tecniche e le sensibilità politiche per sfruttarne la sinergia possibile e ribadita dalla 285.
In questi anni sono cambiati i bisogni dell’infanzia e dei giovani: prima era soprattutto la povertà a causare l’allontanamento dalla famiglia, ora i nuovi elementi di disturbo sono la tossicodipendenza, l’AIDS, il carcere. Altra variabile di cui tenere conto, soprattutto in una provincia come quella di Milano, che conta oltre 4 milioni di abitanti, è la multietnia. La Provincia di Milano interviene attraverso le sue strutture, come il Centro di aiuto alla famiglia e le comunità-alloggio Chicciola e Canguro, ma anche attraverso servizi di promozione, formazione e monitoraggio, come il “Punto M”, istituito in collaborazione con Caritas e Tribunale dei minori, quale luogo di conoscenza e confronto sul disagio minorile, e di formazione per gli operatori. Il centro Come, sempre in collaborazione con la Caritas, fornisce consulenza agli operatori per l’integrazione dei minori e per le famiglie immigrate.
La multietnicità ci impone grossi sforzi e impegno economico anche sul fronte dell’educazione.
Per l’aiuto alla vita e alla maternità, per le giovani madri in difficoltà è attivo un centralino che consente di giorno la risposta degli psicologi e dei volontari, mentre di notte, il sabato e la domenica, i volontari sono collegati con cellulari. Presto il servizio sarà diffuso in altre province italiane.
Le donne che si rivolgono a noi, con il supporto degli organi giudiziari, sono assistite nella massima tutela della loro privacy.
E’ questa un’emergenza che si è rivelata più importante di quello che si poteva immaginare: la domanda è molto forte. Arriveremo a stampare l’opuscolo informativo sul servizio in 12 lingue.
Le spese sono molto alte, ma sono profondamente convinto della necessità di intervenire in un ambito così delicato, anche a costo di grandi
sforzi. Nostro compito è fare prevalere la cultura del valore e della dignità della vita umana.
Per l’assistenza domiciliare a 3000 bambini di Milano e hinterland spendiamo 11 miliardi, con i quali forniamo il minimo vitale. Mille sono gli assegni di studio da un milione e mezzo, destinati ai figli di famiglie in crisi economica, per consentire loro di rimanere a scuola, avere i libri e qualche soldo in tasca, dando un sollievo alla famiglia.
Le borse lavoro toccano la fase successiva, quella dell’apprendistato, cioè quello della disperazione del dopo diploma o dopo laurea.
Questa società che cambia è tremenda e dietro la globalizzazione magnificata dai media e sotto grossi interessi più o meno evidenti covano profondi drammi.
Cambiamenti importanti stanno investendo anche gli enti locali: tra l’altro, sempre in materia di minori, quest’anno toccherà alla provincia fare la programmazione scolastica, dall’asilo fino alle superiori comprese.
Si tratta di una grossa preoccupazione, in quanto è una cosa nuova, urgente, che affrontiamo senza adeguate strutture. Dovremo decidere se chiudere o non chiudere le scuole, integrarle, trasferirle, soprattutto parlando di scuole elementari, quelle scuole che nei piccoli comuni furono una conquista degli anni 30.
*Presidente dell’Amministrazione Provinciale di Milano