Le fiabe, implicazioni emotive tra adulto e bambino

Il lavoro qui sotto descritto fa parte del progetto di formazione annuale. Vi sono stati cinque incontri con cadenza bimestrale, di circa tre ore ciascuno, scopo dei quali era l’acquisizione da parte delle operatrici delle tecniche narrative. Dunque, imparare a raccontare, sia per trarne positivo giovamento pedagogico durante l’attività diretta con i bambini, interna al nido, sia per dare uno strumento di comunicazione efficace e positivo ai genitori, una volta soli a casa con i figli.

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I primi due incontri con le operatrici sono stati a carattere prettamente didattico-formativo, mentre gli altri hanno visto la partecipazione attiva delle operatrici stesse, chiamate ad interagire, dando vita alla narrazione vera e propria.
Sono state create due fiabe per nido, una costruita secondo i moduli espressivi e narrativi della fiaba classica, una, invece, più liberamente ispirata alla fantasia delle educatrici, per un totale di sei fiabe.
Alla fine del lavoro formativo, è stata fornita ai genitori una dispensa illustrativa di tutto ciò che è stato svolto, così da mantenere tra famiglia e nido un canale comunicativo sempre aperto e aggiornato.
Quest’anno il gruppo internido si è occupato di fiabe…!
Abbiamo voluto fare un viaggio alla ricerca del “significato” delle fiabe che, quotidianamente, in diversi contesti educativi (nido, famiglia, ecc.), raccontiamo ai bambini.
Una frase di Schiller ci ha guidate in questa appassionante impresa: “C’è un significato più profondo nelle fiabe che mi furono narrate nella mia infanzia che nella verità qual è insegnata dalla vita”(1).
Ci siamo occupate in particolar modo di fiabe popolari: fiabe che, pur non insegnando nulla sulle condizioni di vita moderne, risultano particolarmente istruttive e rivelatrici circa i conflitti interiori e i dilemmi esistenziali dei bambini. La fiaba sembra in grado di “parlare” a tutti i livelli della personalità… è come se riuscisse a comunicare i suoi incantevoli contenuti alla mente conscia del bambino, a quella preconscia e a quella inconscia.
A noi adulti piace offrire al bambino una serie di immagini positive e piacevoli e rifiutiamo l’idea di dover spiegare quanto è ambigua, oscura e talvolta crudele la natura umana: la fiaba spiega al bambino le contraddizioni esistenziali, la lotta inevitabile tra il bene e il male. La fiaba mette in scena le emozioni più forti offrendo anche spunti per la risoluzione dei problemi.
I problemi di cui parla la fiaba sono problemi universali… il bambino familiarizza con tali problemi e trova nuove dimensioni dell’immaginario per risolvere vecchi conflitti.
Tra tutte le forme di espressione, la fiaba sembra particolarmente comprensibile al bambino: essa porta con sé un’educazione morale… o meglio, quello che Lewis Carrol definisce come “un dono d’amore” per le menti bambine…!
Diversamente dalle novelle che hanno difficilmente un lieto fine (si pensi alla “Piccola Fiammiferaia” o al “Soldatino di piombo” di Andersen) e diversamente dal mito che esalta in primo luogo le gesta di un dio o di un semidio… la fiaba offre più opportunità di identificazione con i personaggi anche più umili, purché dotati di virtù.
Le fiabe hanno elementi comuni:

  • extra-spazialità: la descrizione dei luoghi non è generalmente accurata, né vi è una chiara contestualizzazione;
  • extra-temporalità:
    il tempo e la collocazione storica sono piuttosto indefiniti;
  • personaggi tipici e non unici. Ogni personaggio rappresenta anche una categoria morale: il saggio, il buono, il mite, il povero…
  • il “male” è sempre presente, così come il “bene”, instaurandosi una dicotomia, dove sempre vince il secondo;
  • lieto fine;
  • elemento magico: fate, incantesimi…
  • divieto (solitamente eterodeterminato) infranto;
  • allontanamento dalla casa natale.

*educatrici Alice, Bruna, Pinuccia, Roberta, Simona, Viviana (nidi di via Trento, via Corridori, via Monte Sabotino di Paderno Dugnano – Mi); supervisione della dott.ssa Dafne Guida Conti

Bibliografia di riferimento
Bruno Bettelheim, Il mondo incantato, Feltrinelli, 1976
Alba Marcoli, Il bambino nascosto, Mondadori, 1993
Alba Marcoli, Il bambino arrabbiato Mondadori, 1996
Masal Pas Bagdadi, Ti cuocio, ti mangio, ti brucio e poi ti faccio morire, Sansoni, 1992
Gianni Rodari, La grammatica della fantasia Mondadori, 1973
Alison Lurie, Non ditelo ai grandi, Mondadori, 1989
Francoise Dolto, Le parole dei bambini, Mondadori, 1990

Note:
1 I Piccolomini, III, 4