Lo gnomo Fragolino

In  una bellissima radura, nascosta nel bosco dei grandi noccioli, erano spuntate tantissime fragole, ma una in particolare spiccava fra tutte, perché più grande, più rossa, più profumata. Proprio per questo era stata scelta come abitazione da uno gnomo, che amava vestirsi sempre con abiti di color verde e rosso, aveva due guance rubiconde e, caso vuole, si chiamava Fragolino.

Lo gnomo si sentiva proprio un re nella graziosa casetta arredata con tappeti di muschio, un tavolo di sasso di ruscello, un lettino di felci.

Un pomeriggio d’estate, in cui il caldo era davvero insopportabile, lo gnomo decise di fare un pisolino, così tornato nella sua fragola si addormentò.

Vicino al bosco vi era una casetta in cui abitava un bel bambino di nome Nicolò che, quello stesso pomeriggio, per la gran calura, prese un cestino e si diresse verso il bosco alla ricerca di fragole, per fare un succo dissetante.

Cammina cammina, il bimbo percorse un sentiero nuovo e si trovò così nel prato delle grosse fragole. E, stupito di tanta meraviglia, cominciò a riempire il cestino. Accortosi della più grossa, raccolse anche quella. <<Con questa il mio sarà un super frullato>>.

Nicolò tornò a casa di corsa, mentre il sobbalzar delle fragole faceva sognar allo gnomo di essere in viaggio sopra un veloce treno, diretto in un bellissimo luogo.

Appena arrivato in cucina, il bambino senza perder tempo, versò il contenuto del cesto nel frullatore e vrrrr, vrrrr, lo azionò.

Il povero Fragolino si svegliò di soprassalto, si sentì girare su se stesso e cadere vorticosamente in un lago dolciastro. Resosi conto che il sogno era finito e che quella era la realtà, ancora tutto frastornato, cominciò a gridare: <<Aiuto, aiuto, mi gira la testa, dove sono finito, dov’è la mia casa, per le antenne di una formica, qualcuno mi spieghi cos’è successo!>>.

Nicolò sentì quei lamenti e in un primo momento si spaventò perché non capiva chi stesse parlando nella sua cucina. Poi si accorse che qualcosa, anzi qualcuno, si agitava nel suo bicchiere e, … sorpresa, i lamenti provenivano proprio da lì.

Nel suo succo c’era un omino piccolissimo che nuotava, così piccolo che non poteva essere che uno gnomo.

Il bimbo esterrefatto esclamò: <<Gnomo, cosa fai nel mio frullato?>>. Lo gnomo ancora impaurito ed anche incollerito rispose: <<E’ quello che vorrei sapere, per le radici di un’ortica! Stavo dormendo tranquillamente nella mia fragola ed ora mi trovo qui, tutto fradicio e quasi affogato>>.

Nicolò, triste per il guaio combinato, cercò di spiegare frettolosamente l’accaduto, mentre lo gnomo ai limiti della collera si aggirava più rosso che mai nel succo di fragola. Ma a Fragolino la collera svanì velocemente, come tipico degli gnomi e, ammorbidita la voce, chiese: <<Almeno tirami fuori da qui, se no mi busco il raffreddore!>>. Nicolò tutto premuroso lo fece uscire e lo aiutò ad asciugarsi. Poi dato che gli gnomi amano molto i bambini e questi adorano gli gnomi, i due si consolarono a vicenda.

<<Vedrai gnomo che ti aiuterò a riavere la tua casa, ho sentito raccontare di una fata che vive nel bosco e accorre in soccorso di chiunque abbia un problema da risolvere, per questo si chiama Giustina>>.

Sul volto dello gnomo comparve allora un sorriso. <<Anch’io ne ho sentito parlare tra i cespugli. E’ una buona idea!>>.

Così i due con il bicchiere di frullato si recarono nel bosco e cominciarono a chiamare: <<Giustinaaa, Giustinaaa, Giustinaaa…>>.

<<Chi mi vuole, chi ha bisogno di me?>>. Ecco comparire all’improvviso una fata, con il vestito azzurro, cappello a punta, dal volto paffutello e sorridente, tutta trafelata con in mano ago e filo; subito si premurò di chiedere a chi dovesse aggiustare la giubba, il berretto o le babbucce. Le sue abilità sembravano infinite, infatti si interessava anche di ritrovare oggetti, di sistemare affari di cuore ed altro.

Al termine del lungo elenco di capacità, Fragolino e Nicolò finalmente riuscirono a spiegare la natura del loro problema. La fata alla fine del loro racconto si fece seria, perché non ricordava di aver avuto a che fare con un guaio come quello, ma poi il sorriso le tornò sul volto e con grande entusiasmo disse: <<Ho proprio quello che fa al caso vostro, nel mio armadio delle magie ho un oggetto molto particolare, un grosso frullatore, un po’ arrugginito, ma perfetto per voi>>.

I due sbiadirono in volto e allo gnomo caddero le bretelle; che disperazione: la fata non aveva capito!

Giustina si era intanto allontanata, tornando di lì a poco con il frullatore. Vedendo lo smarrimento dei due, cercò di tranquillizzarli, dicendo loro che quello che aveva portato era sì un frullatore, ma molto particolare, in quanto funzionava al contrario.

<<Al contrario?>> esclamarono insieme gnomo e bimbo.

<<Esattamente, se metteremo il succo del vostro bicchiere in questo frullatore, lui ci ridarà tutte intere le fragole>>.

Osservandolo bene, lo strano elettrodomestico qualcosa di diverso aveva, infatti l’apertura superiore era molto piccola, mentre quella nella parte inferiore era grossa come una bocca.

Così sotto lo sguardo incredulo di Nicolò e Fragolino, Giustina versò il succo nel frullatore, schiacciò il tasto e vrrrr, vrrrr, vrrrr, ma niente accadde. La fata riprovò… niente ancora.

Gnomo e bambino cominciarono a preoccuparsi e, a quel punto, un po’ anche la fata, che tentò ancora alcune volte, ma senza risultato. Poi dandosi un colpetto sulla testa disse: <<Ma certo, ora mi ricordo, per problemi come questo, perché il prodigio avvenga, non è sufficiente che il frullatore sia un oggetto di fata, ma è necessario pronunciare anche la formula magica>>.

Così proferì le parole adatte perché la magia avvenisse. <<Fra-fru, fru-fra, pluf, pluf, pluf>>. Dal vecchio frullatore al contrario, come per incanto, cominciarono ad uscire tutte le fragole che Nicolò aveva raccolto e per ultima, la più bella, la più grossa, la più profumata.

La buona fata con la mole di lavoro che aveva, a volte confondeva o dimenticava quella formula, ma alla fine riusciva ad aggiustare anche le situazioni più complicate. I tre sprizzavano gioia da ogni poro; Fragolino aveva nuovamente la sua casa, Nicolò aveva rimediato il guaio da lui combinato e Giustina era sempre contenta quando riusciva ad aiutare qualcuno.

Lo gnomo toccava, con le sue manine, tutto concitato, la fragola; vi entrava ed usciva, ancora incredulo di aver riavuto tale e quale la sua reggia.

Poi rivoltosi alla fata non smetteva più di dire quanto le fosse riconoscente. Anche Nicolò esterrefatto da tale prodigio, continuava a ringraziare Giustina.

<<Ragazzi, basta ora, sta scendendo la sera ed è meglio che torniate a casa, anch’io ho ancora molte cose da sistemare>>.

Improvvisamente come era arrivata, la fata se ne andò, a risolvere chissà quanti altri problemi.

Rimasti soli, il bambino aiutò lo gnomo a riportare la grossa fragola nel bosco e a nasconderla per bene dietro ad un cespuglio.

Le ombre della sera stavano ormai calando, Nicolò e Fragolino dovevano lasciarsi. Questa avventura li aveva però resi amici e a malincuore si abbracciarono e salutarono, promettendosi di rivedersi.

Nicolò, allontanandosi, nel salutare nuovamente lo gnomo, lo rassicurò dicendogli che avrebbe avvisato tutti i bambini della valle affinché nella raccolta delle fragole facessero molta attenzione a quelle più grosse e, qualora vi avessero visto una minuscola porta, di non prenderle, perché quelle erano sicuramente case di gnomi.