Organizzare la comunicazione in una rete di servizi

L’attualità dell’idea di ‘rete’ come struttura organizzativa di un sistema risulta particolarmente evidente in un periodo in cui la ridefinizione appare di vitale importanza per la sopravvivenza e lo sviluppo dei sistemi stessi. Qui vorremmo fare intuire quali sono le conseguenze sul piano comunicativo di un salto culturale che prevede l’assunzione di nuovi valori come la positività del conflitto, il cambiamento contrapposto alla stabilità, la concezione del potere come fonte di cambiamento, la provvisorietà, l’instabilità.

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Per fare un esempio basta pensare all’importanza che assume il concetto di “rete di servizi” all’interno della pubblica amministrazione.
Ad un primo esame l’idea di rete risulta accompagnata da una serie di caratteristiche positive: il superamento della frammentazione burocratica e delle rigidità gerarchiche, l’aumento di atteggiamenti collaborativi fino alla realizzazione di veri e propri sforzi sinergici, la garanzia di una maggiore democrazia.
Crediamo, tuttavia, che per parlare di una rete di servizi che funziona in modo efficace si debba affrontare un suo presupposto essenziale ed indispensabile, vale a dire la rete di comunicazione.
Anche in questo caso, ad un primo esame, all’idea di rete di comunicazione viene associata quella di una organizzazione dinamica, antiburocratica ed antigerarchica, dove non esiste un alto ed un basso e le idee, le informazioni, possono e devono correre in qualsiasi direzione per raggiungere un punto della struttura.
E’ bene chiarire, invece, che di reti di comunicazioni si può parlare anche in presenza di strutture fortemente gerarchizzate e che esse possono variare in funzione delle strutture stesse.
Un altro aspetto da prendere in esame è l’identificazione di una rete di comunicazione con una rete informatica tout court. A questo proposito bisogna sempre tener presente che una rete informatica è e rimane un mezzo, efficace, potente e veloce ma, pur sempre un mezzo.
Se non c’è niente da comunicare e se quindi la comunicazione non è elemento sostanziale e vitale della struttura, la rete informatica non serve a niente, o meglio risulta ‘sovraddimensionata’ rispetto alle necessità comunicative. Così succede a quelle strutture dotate di reti informatiche che rimangono inutilizzate per buona parte del tempo.
Sicuramente l’introduzione di una rete simile può – ma non è detto che accada – superare i problemi di accentramento dell’informazione nei punti nodali a cui accennavamo in precedenza, ma chi intende risolvere questioni relative alla ‘sostanza’ della comunicazione affidandosi esclusivamente ad un mezzo, finisce per attribuire al mezzo stesso improprie e sovraddimensionate facoltà. Infatti, un’organizzazione che non ha tra le sue prerogative fondamentali la funzione di comunicare sia all’interno che all’esterno e, attraverso la comunicazione, di aumentare il suo stesso livello di apprendimento, non possiede probabilmente gli elementi essenziali e fondamentali della propria sopravvivenza e del proprio sviluppo.
Dovrebbe essere chiaro a questo punto che la discussione intorno alle reti di comunicazione, ai mezzi con cui queste prendono corpo e alle reti di servizi viene superata da ciò che esse a loro volta presuppongono: una cultura della comunicazione efficace per sistemi con una organizzazione complessa.
Alla base di questa cultura della comunicazione c’è la consapevolezza che ogni struttura di contesto (la coppia, il gruppo, l’organizzazione) ha sue caratteristiche culturali peculiari, capaci di influenzare i propri flussi comunicativi Inoltre, un modello comunicativo per una struttura complessa deve adattarsi alle linee culturali dell’ambiente in cui opera, anziché riproporsi sempre uguale in tutte le situazioni.

*formatore, esperto in comunicazione