Recensione – Curarsi con i libri

Rimedi letterari per ogni malanno

Ella Berthoud, Susan Elderkin

Curarsi con i libri. Rimedi letterari per ogni malanno

Sellerio editore,

Palermo 2013,

pp. 644, € 18,00

Ella Berthoud, Susan Elderkin

Curarsi con i libri. Rimedi letterari per ogni malanno

Sellerio editore,

Palermo 2013,

pp. 644, € 18,00

Un’idea, se avessi un’idea… Cantava, se la memoria non mi tradisce, Giorgio Gaber. E, occorre riconoscerlo, Ella Bertoud e Susan Elderkin un’idea ce l’hanno avuta, decisamente brillante. Hanno inventato un divertente e realistico prontuario di medicina indicando per ogni disturbo preso in considerazione, dalle emorroidi (eh, sì…) al senso d’abbandono, dal mal di testa ai dolori premestruali, una serie di letture “ad hoc”. Il risultato è di ottima qualità, furbo e intelligente nel contempo. I saccentoni o, forse, gli invidiosi faranno la lista dei libri che le due autrici non hanno inserito, ma ciò è inevitabile. Succede sempre così, non sarebbe andata bene comunque. Voi fregatevene, aggiungete tutt’al più, ad ogni voce quelli che voi avreste messo e godetevi in santa pace il libro, come merita. O, che ne so, mettete altre voci. Insomma, prendete spunto dal format delle due letterate e andate avanti. Sbizzarritevi… Potete infilarci anche delle canzoni o dei film o dei quadri o… Rubate, ma non copiate, mai .E questo, scusatemi, è l’essenziale, anzi il segreto. Perché il gioco funzioni occorre che quel pezzo richiami qualcosa di vostro, solleciti nel vostro  intimo un’esperienza, conscia o inconscia, che vi riguardi da vicino. Ciò può essere il risultato di una scoperta, e quindi fate tesoro delle indicazioni della Berthoud e della Elderkin, potrete conoscere un testo che ignoravate e che vi arriva direttamente al cuore o altrimenti, prendete una penna, e scrivete accanto le vostre indicazioni. Potreste regalare, successivamente, il libro a una persona che vi è cara. Personalizzatelo, siate audaci e, naturalmente, rispettosi. Per concludere l’opera, vi consiglio di apporre la vostra firma a fianco o, se siete timidi, tra parentesi sotto quella delle due autrici. Pensate a che figurone potreste fare! Ma, aldilà dell’immagine, che di questi tempi  è sin troppo invadente, considerate il movimento di soggettiva mobilitazione che il libro ha promosso. E’ divenuto un volano, per dire, per comunicare, annodando tra loro corpo e spirito, tra interno e esterno, tra privato e sociale, tra particolare e universale… Un rosario di parole (e di emozioni), una ragnatela rizomatica di rappresentazioni scritte dove il patire, nel doppio senso di sofferenza e di passione, trova voce, tessendo la trama di una strana e inusuale complicità tra Ella e Susan e gli autori citati e voi e i vostri autori e così via. Chi riceve il libro potrebbe a sua volta… Una sorta di comunità inoperosa, per dirla con Nancy, al lavoro.

Ma c’è dell’altro, ancora. Secondo le due autrici i suggerimenti letterari vogliono o, più prudentemente, vorrebbero indicare anche delle potenziali soluzioni, dei rimedi, per l’appunto, alle sofferenze che affliggono il lettore. Si chiama biblioterapia e qui il rischio è quello classico di fare il passo più lungo della gamba. Nulla da dire sull’accostamento tra sintomo e romanzo, poi mi sembra si chieda forse un po’ troppo alla letteratura. Quello cioè di andare oltre al terreno, già enorme, che le è proprio… Una pretesa direi un po’ eccessiva.

Due note a margine, di diverso umore. La prima ottimistica, speranzosa. Se la biblioterpaia non funziona, mandate al diavolo le inibizioni e sfidando gli inviti a lasciar perder del mio amico  Goffredo Fofi, provate a scrivere, l’importante è che sappiate farlo in maniera quanto meno decente e che, soprattutto, non vi arrotoliate compiaciuti nelle calde ma stucchevoli coperte che il  narcisismo vi suggeriti. Siate coraggiosi e abbiate pietà degli eventuali malcapitati lettori. Scrivere può fare bene, a patto di misurarsi seriamente e, forse, drammaticamente con una simile impresa. Seconda nota, o, se volete, piano B. meno entusiasmante della prima, ma non per questo sottovalutabile. Consultate un buon medico, uno attento e non distratto, il mio non ve lo consiglio, O, per i mali dell’anima, non sempre così separabili da quelli del corpo, rivolgetevi a un analista. A questo proposito, un viaggio tra le parole che hanno segnato la vostra vita potrà rivelarsi stimolante e ancor più utile che quello tra le parole altrui. D’altronde, se le prime non interessano a voi, a chi mai dovrebbero incuriosire?

Angelo Villa