Riflessioni sulla creatività

Talvolta la crescita e l’espressione della creatività possono trovare ostacoli nel contesto evolutivo nel quale l’individuo si trova a vivere, nell’ambito familiare, scolastico o in altri contesti istituzionali e sociali.

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Ostacoli che possono essere individuati principalmente nella difficoltà dell’ambiente a proporre la tolleranza di limiti alla realizzazione immediata dei desideri, nella difficoltà da parte degli adulti di accettare ed integrare i sentimenti e le fantasie, di accettare il cambiamento e le differenze presenti nell’altro da sè
Talvolta invece è il senso dell’ordine, la volontà pianificatrice, a diventare esigenza esclusiva e principale dell’ambiente. L’imprevisto o la rottura di un ordine, desiderato come immutabile, sembra suscitare un senso di allarme, di angoscia, una sofferenza sentita come intollerabile da cui difendersi attraverso nuove e più marcate esigenze di ordine, di simmetria, di precisione a carattere quasi geometrico, volte ad allontanare il timore di sentirsi sopraffatti da stimoli intollerabili. La caratteristica del mettere ordine, del conservare, del collezionare oggetti, sia che si tratti di cose concrete che di sentimenti, di emozioni, di esperienze, può diventare allora espressione di un disagio, spesso a carattere depressivo, ad elaborare vissuti di perdita e di cambiamento.
Con il prevalere di tali esigenze di ordine, anche il gioco può diventare ripetitivo, costruzione artificiosa, finzione, apparire svuotato di ogni divertimento e di ogni vitalità e caratterizzato inoltre da un ritorno ad una condizione infantile nella quale la fantasia diventa onnipotente, ogni perdita negata, ogni timore fugato, ogni cosa possibile.
Troviamo il riflesso di tale condizione umana in personaggi letterari quali quelli descritti da Melville in Bartleby lo scrivano e da Roth in Storia di un verificatore di pesi e di misure. Il disordine, d’altro canto, può anche rappresentare un rimescolamento di dati, la rottura di un legame ormai inadeguato tra le cose e quindi il transito verso qualcosa di nuovo. Ciò appare particolarmente sottolineato dagli adolescenti che spesso appaiono difendere il loro disordine, refrattari a qualsiasi disciplina familiare che imponga un ordine non sentito come proprio.
Nello sviluppo di una sana creatività autori diversi, Winnicott, come A.Freud e D.Stern, tendono a sottolineare l’importanza dell’ambiente nel quale l’individuo vive. Il rapporto con il mondo esterno deve essere cioè percepito come sufficientemente buono, stimolante, accogliente per poter favorire lo sviluppo della creatività. Al contrario, ambienti caratterizzati dall’impossibilità a fare, da un potere esercitato sulla propria persona e stimolante vissuti che sembrano paralizzare corpo e mente, attraverso l’immagine di un mondo esterno schiacciante, intrasformabile, alimentano il prevalere di una rinuncia a viversi come soggetto che può influire sulla realtà.
Appare importante qui ricordare che l’immagine del mondo esterno, così come l’immagine di sé, trovano un primo importante momento di formazione nel rapporto che il bambino o l’adolescente vive con i suoi genitori, ad esempio attraverso lo sperimentarsi degno d’amore e l’intensità dell’apprezzamento da parte degli altri. Eventuali eccessi di frustrazione e svalutazione in tale relazione interpersonale possono invece favorire il consolidarsi di atteggiamenti di chiusura, di rinuncia e di isolamento.
Situazioni di tal genere tendono a favorire, inoltre, il prevalere di un adattamento alle sollecitazioni esterne, di un conformarsi alle aspettative altrui, sino alla perdita completa di ogni spontaneità e delle pulsioni, per assumere passivamente quanto richiesto dagli altri, genitori, amici, educatori, partner affettivo. Ci si trova in tali casi in situazioni di così detto “Falso sé”, che presentano, tra le altre caratteristiche, quella di accentuare una competitività intensa e una ricerca continua del successo sugli altri, più che alimentare interessi creativi e vivificanti, come possono essere il conoscere e le buone relazioni interpersonali.
In tali situazioni la spinta verso l’apprendimento e verso l’attività sembra cioè essere suscitata unicamente dall’equivalenza vissuta dall’adolescente tra l’essere bravi e l’essere amati. Lo studio e l’attività del tempo libero vengono in tal caso caratterizzati non dal desiderio di conoscere, dal piacere dell’attività in quanto tale, bensì dalla ricerca del successo, dalla stima da parte degli altri ed in particolare dai genitori. L’individuo viene così spinto a fornire continue e progressive prove di capacità, di valore personale, alimentando così una spirale spesso negativa e dirompente, che può portare, in caso di caduta delle proprie capacità, a cadere in depressione, al rifiuto della scuola e degli impegni, a situazioni di crisi molto intense.

La creatività nella vita di coppia

Tra le condizioni che possono favorire la crescita della creatività adolescenziale va infine ricordata la capacità degli adulti di mantenere, nel corso della propria vita, lo spazio per la fantasia, per il gioco, per la poesia, attività intese come costruzione e ridefinizione dell’immagine del mondo.
Tratto importante per il ruolo svolto dai genitori è costituito dall’atteggiamento verso cose nuove e la duttilità, intesa come capacità di modificarsi, di reagire adeguatamente ai cambiamenti esterni, mostrando di possedere sicurezze interne a cui far ricorso per affrontare le difficoltà.
Le persone duttili mostrano infatti la capacità di evolversi costantemente attraverso un processo nel quale il proprio modo di essere viene continuamente plasmato e modificato, attraverso una serie continua di nuove integrazioni ed identificazioni, pur mantenendo una propria stabile continuità. Al contrario il genitore che si isola da processi espansivi di cambiamento nel suo modo di essere, proteggendosi con barricate dal nuovo e dal diverso, rischia di condannarsi all’isolamento,
alla schematizzazione, alla ripetitività, diventando quindi poco adatto ad affrontare i compiti sempre nuovi posti ai genitori dalle diverse fasi di crescita attraversate dai figli.
Per essere realmente nella storia e nel tempo occorre saper recuperare continuamente gli aspetti positivi della propria storia passata, della propria cultura ed identità, ma anche tendere alla ricerca continua dell’integrazione con l’altro da sè.
In tal senso il progetto della coppia dei genitori deve poter prevedere il cambiamento, l’apertura agli altri, all’esterno, ai contatti interpersonali e sociali come atteggiamento attivo verso la realtà da proporre ai figli, come modello nelle relazioni interpersonali mostrato come possibile e gratificante per il singolo. Deve poter prevedere l’ampliamento dello spazio di coppia spesso ristretto dal ruolo genitoriale e dalle responsabilità familiari. In tal modo la coppia potrà divenire espressione delle ricchezze acquisite da ciascuno dei coniugi attraverso momenti creativi, interessi culturali, politici, sportivi, hobby, che attivando differenti investimenti affettivi, capacità e difese nei confronti della realtà tendono a favorire lo sviluppo di abilità e capacità diverse, migliorando così la realizzazione e la conoscenza del proprio modo di essere, delle proprie capacità e dei propri limiti. Interessi ed hobby che possono inoltre rendere più agevole il dialogo con un figlio che tenda ad utilizzare modalità di comunicazione più vicine alla fantasia ed all’infanzia, come il gioco, la musica, il ballo.

Aspetti positivi della creatività
La creatività, così come viene presentata da Winnicott, appartiene alla maniera che ogni individuo ha di incontrarsi con la realtà esterna ed è, d’altro canto, influenzata dalla quantità delle opportunità ambientali sperimentate dallo stesso individuo a partire dalle prime fasi di vita. Essa si può dunque riconoscere nella produzione artistica, ma anche quando chiunque – bambino, adolescente, adulto, vecchio – guardi in maniera sana una qualunque cosa o faccia una qualunque cosa deliberatamente.
La creatività è considerata presente nel vivere momento per momento del bambino ritardato, che è contento del suo respirare o che gioca con il suo corpo, come nell’ispirazione di un architetto che sa cosa desidera costruire e con quali materiali (Winnicott 1974).
Essa è presente inoltre in creazioni quali il modo di pettinarsi, la preparazione di un pranzo in casa, nell’organizzazione dello spazio nella propria stanza, del proprio diario personale, nel gioco spontaneo attraverso la tensione a trascendere dal dato reale per produrre il nuovo e l’interessante, per aggiungere forme e novità all’ambiente (Cobb 82).
Anche nel lavorare a maglia, attività che a prima vista potrebbe sembrare meccanica e ripetitiva, è stata invece rilevata la possibilità di favorire la produzione di fantasie, ad esempio attraverso l’immaginare qualcosa sul bambino che potrà nascere o sul corpo della persona per cui la donna lavora o attraverso il ricordo di passate esperienze con le precedenti generazioni, con la propria madre o con la nonna. In altri termini assieme alla lana la donna sembra lavorare sui propri ricordi e sulle proprie fantasie, sembra inoltre voler esprimere i propri sentimenti, offrendo ad esempio attraverso maglie e sciarpe un contenimento caldo e concreto (Soulé 1990).
Significato simbolico, quest’ultimo, ben presente nell’adolescente, che proprio per tale motivo tende spesso a rifiutarsi di indossare, nonostante il freddo esterno, maglioni e sciarpe soprattutto se fatti dalla madre, quasi come se volesse strapparsi la “pelle” protettiva materna e rivendicare per sé l’autonomia.
Tra gli aspetti positivi e vitali connessi alla creatività sono in particolare da ricordare quelli derivanti dalla possibilità di favorire la comunicazione di sentimenti e conflitti, dell’amore, del dolore come della rabbia, sottraendoli così alla irresponsabilità e quindi alla cronicizzazione, con il conseguente rischio che questi si possano trasformare in disagi corporei e comportamentali, cioè in sintomi fisici o in azioni dirompenti. Ciò consente, inoltre, l’integrazione sociale del disagio nell’ambito del gruppo di appartenenza a cui spetta tuttavia l’importante compito di accogliere e valorizzare la comunicazione espressa dall’individuo.
A livello individuale l’attività creativa consente inoltre di scoprire il sé, di entrare maggiormente in contatto con il proprio modo di essere, di cercare possibili e necessarie integrazioni tra i propri desideri, i sentimenti e le capacità fisiche ed intellettive possedute.

Bibliografia

T.J. Carratelli – L. Tabanelli (1991) “Creatività e ritardo mentale: le radici della creatività attraverso lo studio della relazione madre bambino ritardato” – Psichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza: 58, 1, 63-72

A. Fabbrini (1994) “Inventarsi la vita: l’adolescenza come processo creativo” – Adolescenza: 5, 1, 29-49

Normalità e patologia nell’età infantile di A. Freud, Opere vol.III, ed. Boringhieri, 1963

M. Soulé (1990) “La madre che lavora sufficientemente a maglia” – Psichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza: 4, 5, 6, 749-754

J.L. Soudres – R.F. Fouraste ed altri (1993) “Adolescence en rupture et art-therapie: approche methodologique et clinique” – Psychologie medicale: 9, 25, 900-905

Gioco e realtà di D.W. Winnicott, ed. Armando, 1974