Tra autonomia e interdipendenza

Modelli e progetti nella città  di Trieste

Intervista aM. T. Bassa Poropat*

Sulla scorta della sua esperienza di Assessore all’Educazione del comune di Trieste, il rapporto tra l’Ente Locale e il mondo della Scuola è stato positivamente influenzato dalla introduzione dell’Autonomia Scolastica?

Siamo ancora agli inizi per poter valutare compiutamente gli effetti conseguenti all’introduzione dell’autonomia scolastica nei rapporti con l’ente locale, e sia le cause che i punti di forza e le criticità di un progetto di riforma che ridisegna l’intera architettura dell’istituzione scolastica, attraversano ancora una fase di assestamento. Ciononostante, il processo di cambiamento che nell’arco di pochi anni ha caratterizzato l’intero sistema formativo scolastico italiano può, a mio parere, esser meglio compreso qualora si correli  tale evento con una riforma più ampia e piu’ generale che, a partire dagli anni novanta, interessa il più complesso rinnovamento delle pubbliche amministrazioni. Ciò ha portato il nostro paese, in analogia al resto dell’Europa, al superamento di quella visione fortemente centralista e statalista dell’organizzazione, caratterizzata fondamentalmente da una condizione di  subalternità delle politiche locali rispetto a quelle nazionali, con il conseguente fenomeno di deresponsabilizzazione e autoreferenzialità che per lungo tempo ha caratterizzato lo stato sociale del nostro paese.

Partecipazione, decentramento, autonomia e federalismo rappresentano i nuovi cardini intorno ai quali progettare la modernizzazione del welfare state.

La legge 241 del ‘90 sul procedimento amministrativo ridefinisce, infatti,  radicalmente il rapporto tra pubblica amministrazione e cittadinanza, ponendo al centro del processo di cambiamento parametri assolutamente nuovi rispetto al sistema di regole precedenti, quali  la trasparenza, la partecipazione, l’efficacia e l’ efficienza, la semplificazione delle procedure, l’informazione all’utenza, la valutazione della qualità dei servizi erogati. Tutto ciò comporta il superamento di un  welfare statalista e burocratico a favore di una filosofia del servizio pubblico che si costruisce a partire dagli specifici bisogni dell’utenza.

Sono queste le tappe di rinnovamento della pubblica amministrazione che, sul piano politico, fanno da sfondo a  tutta una serie di riforme scolastiche destinate a cambiare radicalmente il volto del sistema formativo italiano.

La legge 15 marzo 1997 n. 59 ‘Delega al governo per il conferimento di funzioni e compiti alle regioni ed enti locali per la riforma della  Pubblica amministrazione e per la semplificazione amministrativa’ apre infatti la strada all’autonomia delle amministrazioni pubbliche e periferiche comprese quelle scolastiche.

Il Regolamento del marzo ’99 che prescrive l’avvio dell’autonomia a partire dal settembre 2000, specifica le tre forme di autonomia: didattica, organizzativa e di ricerca, affidando al  Piano dell’offerta formativa il compito  di realizzarne a pieno i principi di fondo.

Sul piano pedagogico didattico lo strumento operativo attraverso il quale realizzare tale autonomia è rappresentato dalla progettazione che obbliga la scuola ad uscire dalla sua tradizionale e storica  autoreferenzialità per collocarsi all’interno di un “sistema formativo integrato” caratterizzato da una necessaria sinergia tra Regioni, Enti locali e famiglie.

Tale sistema ridefinisce, di conseguenza, il territorio in quanto territorio educante rispetto al quale assume pari rilevanza tanto la continuità educativa intesa in senso verticale (unitarietà del curriculum dalla scuola materna alla scuola superiore), quanto quella di tipo orizzontale (coordinamento delle opportunità educative presenti sul territorio).

Al tempo stesso sancisce e consolida, sul piano metodologico, quei percorsi che in questi ultimi  anni alcune amministrazioni locali avevano autonomamente attivato,  aderendo o facendosi promotrici di alcuni significativi  progetti presenti a livello nazionale quali i progetti  Città
sostenibili, Città dei bambini e delle bambine, Città sane,
ecc.

In concreto, nel suo Comune, cosa è stato fatto sul piano dell’innovazione nei rapporti col mondo delle autonomie scolastiche?

Il rapporto tra amministrazione comunale e mondo della scuola è stato caratterizzato, quanto meno negli anni in cui mi è stata affidata la guida dell’assessorato, da un’interazione ricca e costante, certamente favorita dalla presenza di una  forte progettualità da parte del Comune di Trieste che si è proposto sempre come soggetto promotore di iniziative culturali rivolte al mondo della scuola ad ampio respiro, antecedentemente e quindi indipendentemente dalla fase attuativa  dell’autonomia scolastica.

Voglio ricordare soltanto alcune di  quelle iniziative che sono entrate nell’agenda delle scuole di ogni ordine e grado e che ritengo maggiormente significative per la città.

Tra queste il progetto “Trieste2000. Informatica e multimedialità nella scuola” che, in concomitanza con la realizzazione di “Trieste città digitale” ha permesso non solo la messa in rete di tutte le scuole triestine di ogni ordine e grado, ma che, attraverso un ulteriore stanziamento del bilancio comunale, pari ad un miliardo, ha consentito a tutte le scuole non solo di dotarsi di un’aula attrezzata a partire dalla scuola materna, ma di partecipare ad un progetto che, realizzato in collaborazione con l’Associazione degli industriali, prevede la costituzione di un gruppo di tre docenti referenti per ogni singola  struttura scolastica. Essi hanno il compito, opportunamente formati, di supportare, dal punto di vista tecnico e progettuale, l’attivazione, il monitoraggio e il successivo inserimento di specifici progetti realizzati dalle singole scuole all’interno di un sito dedicato dall’amministrazione comunale alle iniziative  multimediali della scuola.

Tale progetto, che ha come obiettivo specifico quello di supportare la scuola in un percorso formativo capillare in grado di arginare i rischi conseguenti al nascere di nuove forme di analfabetismo e marginalità non solo culturale ma, sopprattutto, sociale, ben si accompagna ad altre  due importanti iniziative che il Comune di Trieste sta realizzando in collaborazione con l’AIM (Associazione interessi metropolitani di Milano) e le scuole superiori (studenti ed insegnanti) sul tema della diffusione delle nuove tecnologie informatiche : il Progetto Nonni e nipoti ormai giunto al secondo anno di attuazione ed  il Progetto mamme e bambini. Queste iniziative hanno offerto l’opportunità di avvicinarsi all’utilizzo della posta elettronica e di internet ad oltre 600 anziani e casalinghe, generalmente considerati soggetti deboli rispetto alle possibili conoscenze informatiche, mettendo loro a disposizione, in orario antimeridiano i “ricreatori” comunali (servizi di tempo libero rivolti all’infanzia e ai giovani direttamente gestiti dal Comune di Trieste) che, nell’arco di questi ultimi anni, a loro volta sono stati tutti attrezzati con aule multimediali, potendo disporre, come insegnanti, di studenti ed insegnanti delle scuole superiori.

Un altro progetto proposto dal Comune di Trieste al mondo della scuola che ha suscitato particolare interesse, e che ha visto la partecipazione di oltre 1500 studenti delle scuole di ogni ordine e grado, è stato il progetto intitolato Il comune in tasca. Sorto tre anni fa con l’obiettivo di avvicinare bambini e giovani, a partire dalla scuola materna fino alle scuole superiori, alla vita del Comune  abbattendo quelle barriere che tradizionalmente separano il cittadino, ma soprattutto i giovani, dalla pubblica amministrazione, questo progetto ha dato la possibilità di conoscere, attraverso  itinerari  diversificati  in funzione dell’età, con visite nelle sedi istituzionali ed incontri con gli amministratori pubblici, i meccanismi di funzionamento della macchina comunale,  approfondendo, assieme agli assessorati di competenza, specifici argomenti di pubblico interesse per la città (piano regolatore, traffico, piano parcheggi, inquinamento ecc.).

Il progetto Cinema insieme, i laboratori teatrali di Palcoscenico giovani, piuttosto che l’educazione ambientale o quella stradale sono state altrettante proposte offerte alle scuole dall’amministrazione comunale che hanno riscosso notevole successo. Rispetto alle iniziative già avviate, ma soprattutto rispetto a quelle da realizzare, l’autonomia scolastica assume certamente un ruolo importante, non solo perchè consente il rapporto diretto dell’amministrazione pubblica con le singole scuole, ma perchè, attraverso una metodologia di lavoro ispirata alla  progettazione partecipata, permette alla scuola di superare quella condizione di fruitore a volte passivo della progettualità altrui, calibrando gli interventi in funzione di specifici bisogni legati a specifiche realtà.

Ci permetta una domanda un po’ delicata, data la sua posizione di docente universitaria: questo nuovo approccio ha modificato anche il rapporto con l’Università? O, se preferisce e con altre parole: esiste la possibilità che, almeno per la Vostra realtà, il rapporto tra Ente Locale ed Università vada oltre i rapporti di buon vicinato?

I rapporti con l’Università sono stati caratterizzati da  numerosissimi  scambi, sempre positivi, prevalentemente legati a specifici interventi. Il Comune ha attivato numerosi stages formativi, che hanno dato la possibilità  a giovani laureati di inserirsi,  godendo di una specie di borsa di studio, all’interno delle diverse aree della pubblica amministrazione intervenendo su specifici progetti. Al tempo stesso è stata stipulata una convenzione con l’Università per la realizzazione di tirocini nell’ambito curriculare universitario, soprattutto in alcuni servizi dell’amministrazione (servizi sociali, educativi, demografici ecc.). In collaborazione con la Facoltà di storia il mio assessorato, per quanto attiene la delega alle pari opportunità, ha contribuito al finanziamento di una borsa  di dottorato in Storia delle donne, volto a promuovere, anche in rapporto al mondo della scuola, specifici percorsi formativi sulle differenze di genere. Contemporaneamente sono stati attivati rapporti di collaborazione con il Corso di laurea in lingue e in intercultura per la stesura dei progetti relativi alla Legge 285/97 di promozione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che mirano a realizzare  specifiche azioni positive indirizzate ai minori e alle famiglie straniere. Con il Dipartimento di Archeologia, nell’ambito del progetto Urban, caratterizzato da interventi di risanamento della zona vecchia della città nonchè di recupero dei reperti romani e medioevali di Trieste,  si è data la possibilità a quasi 300 ragazzi di partecipare all’azione di scavo. Ancora nell’ambito di Urban è stato realizzato un percorso formativo, finanziato dal Comune e dalla Comunità europea, per operatori didattici museali da cui è nato il gruppo “Fuori classe”, formato da giovani storici dell’arte che, in collaborazione con il Comune, hanno ideato e realizzato veri e propri percorsi conoscitivi della città antica.

Non posso negare che l’azione sinergica tra Comune ed Università, quanto meno su specifici progetti, sia stata  certamente favorita dalla presenza all’interno della Giunta di quattro assessori che sono anche docenti dell’ateneo triestino.

Tracciato il percorso, sarà necessario che la prossima amministrazione preveda un piano di intervento strategico dell’Università rispetto all’ente locale, in un’ottica di valorizzazione e messa in rete delle risorse presenti non solo all’interno dell’Ateneo, ma in generale dei numerosi enti di ricerca presenti sul territorio triestino (Science Park, centro di fisica teorica, UNIDO ecc. ).

*Docente di

Pedagogia sperimentale

(Facoltà di Psicologia)

Università di Trieste

Assessore all’educazione

Comune di Trieste