Hiroshi Ishiguro (Personagge e personaggi)
Di REBECCA CONTI
«Entro il 2050 esisterà una società in cui le persone saranno libere dai limiti del corpo». Non si tratta di una battuta di un film di fantascienza, ma di parole tratte dalla conferenza di Hiroshi Ishiguro tenutasi all’Università Cattolica di Milano lo scorso ottobre.
Hiroshi Ishiguro, dal nome simile ad uno scioglilingua per la comunità occidentale, è un professore del Dipartimento di macchine adattive all’Università di Osaka, oltre che personaggio di spicco nel campo della robotica e dell’intelligenza artificiale, noto per straordinarie innovazioni e rivoluzionarie idee di cui è difficile non parlare.
Nato il 4 agosto 1963 a Kyoto, in Giappone, Ishiguro è diventato una figura di spicco nel mondo accademico e tecnologico soprattutto grazie ai contributi portati nel campo della robotica umanoide.
Una delle creazioni che ha reso grande la sua fama è la realizzazione di robot androidi antropomorfi che, come il nome suggerisce, somigliano in modo sorprendente agli esseri umani. In particolare, Ishiguro ha dato vita (in senso figurato) a Geminoid HI-1, una replica sintetica di se stesso, che viene da lui frequentemente utilizzato per partecipare a convegni e presentazioni, oltre che per impressionare ed affascinare il pubblico.
Il robot ha la stessa voce di Ishiguro, che viene registrata precedentemente oppure emessa in tempo reale, tanto che per gli spettatori diventa difficile capire quale dei due sia l’originale. Geminoid HI-1 ha suscitato un ampio interesse mediatico e scientifico, non solo per la sua abilità concreta, ma anche per il vanto di aver portato la robotica al di là dei suoi tradizionali confini.
Secondo Ishiguro, entro il 2050 è da considerare la possibilità dell’esistenza di una società ibrida, nella quale uomini ed umanoidi convivano e le macchine siano completamente integrate nella nostra quotidianità. Per quanto si tratti di una visione che, agli occhi dei più tradizionalisti, possa apparire azzardata; tuttavia, la sua effettiva possibilità, ci pone subito davanti domande e questioni etiche, morali, filosofiche e psicologiche.
Le continue pubblicazioni e dichiarazioni a livello internazionale di Ishiguro, ci spingono a riflettere sul significato e sulle reali differenze che esistono tra uomo e macchina. Cosa accade quando ci mettiamo in relazione con un un artefatto così simile a noi? Da dove nasce l’empatia e che cos’è, in fondo, un’emozione? I robot sono in grado di provare, o per lo meno, farci provare emozioni? Le idee di Ishiguro sono descritte come rivoluzionarie proprio perché creano connessioni intuitive e profonde tra il mondo dell’oggetto e il mondo del soggetto; propongono cioè una realtà nella quale essere umano e macchina sono intersecati e dipendono imprescindibilmente l’uno dall’altro.
Il lavoro di ricerca di questo eminente studioso si sta ora rivolgendo verso il miglioramento della comunicazione e dell’interazione tra persone e tecnologie, con lo scopo di rendere le interazioni uomo-macchina più naturali ed efficaci. I suoi studi puntano inoltre ad indagare la percezione sociale dei robot, in modo tale che gli esseri umani si approccino ad essi sempre più come utili strumenti e con un senso di fiducia.
La vita e le invenzioni di Hiroshi Ishiguro rappresentano di certo un affascinante esempio di innovazione che – insieme al continuo lavoro di ingegneri, scienziati e psicologi – concorre a plasmare le nuove frontiere della robotica e dell’intelligenza artificiale. In vista di interazioni sempre funzionali, e quindi positive, tra essere umano e macchina