Perché le imprese scelgono sempre più spesso di avvicinarsi al tema della sostenibilità? Quali sono i benefici che aziende ed enti possono trarre da strategie sostenibili? Spesso si pensa che guadagno e pratiche sostenibili siano due elementi lontani, incapaci di essere tra loro in equilibrio. L’attenzione alla sostenibilità è sempre più presente in ambito aziendale, per la certezza che si tratti di un principio ispiratore anche da un punto di vista gestionale, non solo etico o normativo. In effetti, è così: ogni impresa è un soggetto attivo nella società, con una responsabilità anche civile, oltre che puramente aziendale. È sempre stata la profonda convenzione di Stripes Coop, che oltre a promuovere culturalmente un’economia circolare, si è sempre adoperata per rendere più sostenibile anche la propria gestione aziendale: non solo riducendo l’uso della plastica, o installando pannelli solari in tutte le sedi, o acquistando prodotti ecocompatibili, ma anche valorizzando il patrimonio ambientale e artistico di alcuni territori attraverso specifici finanziamenti.
Mettere in atto la sostenibilità non è comunque cosa da poco e si pongono a cascata diverse domande. Come si fa a bilanciare costi e benefici? Come imparare una comunicazione efficace e responsabile in grado di raccontare le buone prassi in modo corretto e autentico? Perché una strategia aziendale condivisa aiuta nello scopo? In che modo anche un marketing sostenibile si incontra con la necessità di comunicazione trasparente, in linea con i valori aziendali?
Attraverso il confronto, le testimonianze di alcune aziende e il racconto di best practice, a CultureLink si è raccontato come la sostenibilità sia oggi un ideale capace di generare anche efficienza, valore aggiunto, profitto e reputazione. Se ne è parlato venerdì 4 ottobre 2024 in un incontro – realizzato in collaborazione con Assolombarda e Ustainable – dal titolo “Il guadagno della sostenibilità. Dati e strategie di comunicazione per le imprese”.
Insieme a Serena Bignamini (referente StripesCorporate) hanno dialogato: Maria Pasetto (Funzionario Area Credito e Finanza di Assolombarda), Christian Borghi (Consulente Aziendale, Sostenibilità Aziendale, Marketing Responsabile), Mara Colombo (Welfare Manager Stripes Coop), Laura Migliavacca (Idea Plast Srl), Sara Crimella (CIFA Spa), Paola Rossetti (Funzionario Area Sistema Formativo e Capitale Umano, Assolombarda) e Paola Pessina (Presidente Fondazione Comunitaria Nord Milano).
Perché le aziende dovrebbero essere interessate alla sostenibilità? Quali sono le barriere da abbattere per un’impresa più sostenibile? Innanzitutto una: intendere la sostenibilità non come un optional, ma come una vera e propria competenza aziendale, da acquisire con una specifica formazione. A supporto di ciò, non solo la normativa in vigore, ma anche molti esempi in atto, che confermano la convenienza anche economica di una strategia aziendale sostenibile.
Spazio dunque ai dati. In Europa: il 75% delle aziende di grandi dimensioni pubblica rapporti di sostenibilità e il 45% riporta un miglioramento della competitività grazie a politiche sostenibili; si stima che l’economia circolare potrebbe generare un aumento del PIL europeo pari allo 0,5% e creare circa 700.000 nuovi posti di lavoro entro il 2030, con il 25% in meno del turnover dei collaboratori. Dati rassicuranti anche in Italia: il 40% dell’energia elettrica proviene da fonti rinnovabili e molte aziende stanno aumentando l’utilizzo di energia verde; il 66% dei nostri concittadini è disposto a pagare di più per prodotti e servizi sostenibili; infine, le aziende italiane che adottano pratiche sostenibili possono vedere un incremento del fatturato fino al 20%. In sostanza, le strategie sostenibili rendono un’azienda più attrattiva per i consumatori e, per questo, è fondamentale investire sulla comunicazione aziendale: cioè sul proprio brand, che non è appena un logo, ma la percezione che gli altri hanno dell’azienda.
Gli esempi non mancano. È il caso di Idea Plast Srl, azienda nata nel 1988 con la mission di ridurre la formazione di scarti e rifiuti dando alla plastica una seconda vita. L’ideazione, la progettazione e la produzione di prodotti e manufatti in plastica riciclata – il cosiddetto Ecodesign – è in linea con gli obiettivi europei di precauzione e prevenzione in materia ambientale: Idea Plast ha precorso tutto ciò con prodotti in quella che è certificata come “Plastica Seconda Vita” (PSV), derivata cioè dal trattamento dei rifiuti plastici recuperati dalla raccolta differenziata e da scarti industriali. Da qui, la realizzazione di prodotti completamente riciclabili: aree gioco per bambini; arredi di urban design (bacheche, cestini, fioriere, pensiline dei bus, isole ecologiche, panchine, portabici, staccionate, etc); dispenser ed erogatori; contenitori; addirittura cubi galleggianti per la realizzazione di camminamenti pedonali sull’acqua. Ogni anno, infine, Idea Plast apre le porte alle scuole per dare a studenti e studentesse una visione generale del proprio mondo lavorativo e, dunque, promuovere il riciclo della plastica.
Così fa anche l’azienda CIFA – produttrice di pompe per calcestruzzo, betoniere e betonpompe – che in una speciale collaborazione con Consorzio SIR (Solidarietà in rete) – ha avviato un interessante progetto con l’Istituto Levi di Bollate, comprensivo di tre percorsi liceali e altrettanti di istruzione tecnica. Si tratta di un progetto didattico che, dopo aver illustrato agli studenti il funzionamento di CIFA, ha proposto loro l’elaborazione di progetti legati alla sostenibilità, che sono stati poi valutati dal direttivo aziendale e accolti positivamente. Le idee degli studenti hanno toccato molti fattori legati ad una sostenibilità sia ambientale, sia sociale. In termini ambientali: trasporti ecologici; alimentazione a Km0; riduzione dell’inquinamento atmosferico, in particolare utilizzando la vernice airlite, cosiddetta “mangia CO2” perché permette di purificare l’aria eliminando i batteri. In termini di sostenibilità sociale: sondaggi interni all’azienda; proposte di gruppi di lavoro per lo più dedicati alla facilitazione negli spostamenti da casa; distribuzione del cibo avanzato nella mensa aziendale, ad associazioni di volontariato territoriali. Quest’ultima azione, intrapresa da CIFA grazie all’input degli studenti, attesta una verità ancora più grande e tutt’altro che banale: si può cambiare molto “prestandosi gli sguardi”.
Proprio su questo dovrebbe maggiormente concentrarsi la formazione scolastica, in particolare quella dei cosiddetti PCTO (percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento), quei percorsi formativi utili a orientare lavorativamente gli studenti nell’ultimo triennio delle scuole superiori.
È ciò che ha fatto il progetto “Futuro prossimo Sostenibile” che a novembre 2023 (grazie alla collaborazione tra Assolombarda, Fondazione Comunitaria Nord Milano e Fondazione Paganelli di Cinisello Balsamo), ha organizzato le ore di PCTO per oltre 150 ragazzi come una grande tavola rotonda con operatori di enti del terzo settore e rappresentanti di aziende del nord Milano.
Tutte le best practice citate sembrano evidenziare una verità che le accomuna: la sostenibilità è una sfida non appena aziendale, ma innanzitutto culturale. Ecco la sfida: percepire che il nostro agire ha sempre una ricaduta sugli altri e ciò non può essere delegato solo all’educazione scolastica. All’intera società spetta trasmettere valori etici, così come indicare chi questi beni mette in pratica, così come dare speranza alle aspettative dei ragazzi di oggi. Come ha sottolineato Paola Pessina, chi oggi ha meno di 20 anni sa che si sta giocando il proprio futuro, innanzitutto in termini di sopravvivenza ambientale: non può che toccare a noi aiutare i giovani a rendere questo mondo un po’ meno discutibile.
Ogni impresa è un soggetto attivo nella società, con una responsabilità anche civile, oltre che puramente aziendale. Come bilanciare costi e benefici di tale responsabilità sociale, cioè della cosiddetta sostenibilità? Non è cosa da poco metterla in atto, ma conviene: anche economicamente.
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