Giovani e droga: prevenzione e educazione come chiave per il futuro

Di Simona Pecora Cucchiara
Pedagogista

 

Il fenomeno dell’utilizzo di sostanze droganti tra la popolazione giovanile

Il consumo di sostanze droganti, sia lecite che illecite, da parte della popolazione giovanile costituisce un problema di enorme rilevanza nelle agende sanitarie, politiche ed educative di numerosi Paesi. Le implicazioni di tale fenomeno sono molteplici e coinvolgono soprattutto la salute e il benessere psicofisico dei giovani. L’uso di droghe da parte dei giovani deve essere analizzato tenendo conto dei fattori psicologici, relazionali e ambientali che influenzano il comportamento dei ragazzi.
Negli ultimi anni, il consumo di sostanze tra i giovani ha destato crescente preoccupazione, a causa dei tragici eventi legati di overdose. Tali episodi evidenziano non solo i rischi immediati, ma anche le gravi conseguenze a lungo termine di un fenomeno che, purtroppo, trova sempre più terreno fertile, anche grazie all’accessibilità delle droghe sintetiche attraverso il mercato online. Queste sostanze, spesso più pericolose e difficilmente prevedibili, accrescono il pericolo di abusi, accentuando la necessità di un intervento educativo urgente. L’approccio al consumo di droghe deve essere necessariamente olistico, considerando non solo l’individuo ma anche il contesto sociale, familiare e comunitario. In questo scenario, è imprescindibile un’educazione che non si limiti alla semplice informazione sui pericoli, ma che miri ad un intervento formativo profondo, capace di forgiare una consapevolezza critica nelle giovani generazioni. La creazione di una rete di supporto che coinvolga scuola, famiglia e società è fondamentale per promuovere scelte responsabili e prevenire le devastanti ricadute legate all’uso di sostanze stupefacenti. Solo attraverso un approccio integrato e multidimensionale sarà possibile affrontare con efficacia questo drammatico fenomeno, educando i giovani a una maggiore consapevolezza e rispetto verso sé stessi e la propria salute.

 

Perché i giovani fanno uso di sostanze stupefacenti?

Il “perché” del consumo di sostanze droganti è stato oggetto di numerosi studi e teorie in ambito sociologico e psicologico, che hanno cercato di chiarire le motivazioni alla base di questo comportamento. La società contemporanea appare più aperta e tollerante, ma in realtà manifesta un’intolleranza e insicurezza più profonde. Da un lato, non riesce a fornire risposte adeguate ai bisogni e alle difficoltà di alcuni individui, che si trovano in difficoltà e cercano supporto. Dall’altro, promuove implicitamente il consumo di beni e servizi, ma, allo stesso tempo, lo condanna in modo esplicito e normativo. Le problematiche legate all’uso di droghe illegali e agli eccessi derivanti dal consumo di sostanze legali diventano simboli della fragilità dell’autorità genitoriale, la quale rappresenta un modello di disciplina e di rispetto delle regole. In questo contesto, emerge la difficoltà di conciliare il bisogno di libertà con il rispetto delle norme sociali e morali. Spesso, dietro all’assunzione di droghe, vi è una scelta consapevole e ponderata: l’individuo, nella sua dimensione di “homo oeconomicus”, valuta i costi e i benefici associati a tale comportamento, decidendo di intraprendere il consumo solo se lo ritiene vantaggioso in relazione ai suoi bisogni e alle sue aspettative. Tuttavia, questa valutazione non è mai priva di influssi esterni, che derivano dal contesto sociale, dalla cultura di appartenenza e dalla storia personale dell’assuntore. Ogni atto di consumo, infatti, va letto come un comportamento sociale che assume significati specifici a seconda della fase di vita in cui si inserisce, delle esperienze vissute dall’individuo e delle dinamiche di gruppo a cui è esposto.
In questo scenario, non si può ridurre il consumo di droghe a una mera reazione passiva a modelli di comportamento preesistenti, come suggerisce la teoria dell’apprendimento sociale. Al contrario, l’individuo gioca un ruolo attivo nella costruzione del proprio rapporto con le sostanze, assumendo decisioni che rispondono tanto a stimoli esterni quanto a bisogni interiori. Sebbene i paradigmi comportamentali del rinforzo e dell’imitazione continuino a essere prevalenti nell’analisi del fenomeno e nelle strategie di prevenzione e recupero, è fondamentale che la ricerca si orienti verso un approccio longitudinale, capace di monitorare nel tempo le traiettorie psicosociali dei consumatori e di individuare percorsi che non evolvono nella dipendenza.
A fronte di tale complessità, appare evidente che la prevenzione dell’uso di sostanze droganti non possa limitarsi a semplici interventi informativi, ma debba essere il frutto di un intervento educativo globale che si radichi nel tessuto sociale e culturale di ogni comunità. L’educazione, infatti, gioca un ruolo cruciale nel contrastare il fenomeno, non solo fornendo informazioni sui rischi legati al consumo, ma promuovendo anche una maggiore consapevolezza e responsabilità nell’individuo. Un’educazione che non si limiti ad affrontare il problema sul piano individuale, ma che sappia intervenire anche sul contesto familiare, sociale e culturale, è imprescindibile per prevenire l’insorgere di comportamenti a rischio. Inoltre, è necessario che tale educazione consideri le specificità di genere, dato che le motivazioni e le dinamiche psicologiche legate al consumo di droghe possono differire in maniera significativa tra maschi e femmine.
Solo un’educazione integrata, capace di affrontare le cause profonde del consumo e di promuovere una cultura del benessere, potrà costituire una risposta efficace a questa sfida sociale, riducendo i danni derivanti dall’abuso di sostanze e contribuendo a costruire una società più sana e consapevole.

 

Nuove prospettive e interventi preventivi

Studi recenti suggeriscono che il consumo di droghe possa essere interpretato come una scelta razionale, motivata dalla ricerca di determinati benefici, quali una maggiore disinibizione, l’integrazione sociale, la fuga da problemi o il desiderio di appartenere a un gruppo. In fase iniziale, la droga non è percepita come una dipendenza, ma come uno strumento per raggiungere obiettivi specifici. In questi casi, la sostanza può rappresentare una risposta temporanea a difficoltà psicologiche e sociali.
Per questo motivo, l’approccio preventivo è di fondamentale importanza, come recita il proverbio “prevenire è meglio che curare”. Agire in modo preventivo non solo è più efficace a lungo termine, ma risulta anche più vantaggioso dal punto di vista economico e sociale. L’uso e l’abuso di alcol e sostanze stupefacenti, soprattutto durante l’età scolastica, possono provocare danni significativi, compromettendo la qualità dell’apprendimento, la crescita personale, e la capacità di pianificare e realizzare progetti di vita e di carriera. È fondamentale che agli studenti vengano forniti strumenti adeguati per comprendere e prevenire il rischio di dipendenze, e che la scuola diventi un punto di riferimento in questo processo, offrendo spazi di conoscenza e riflessione sui pericoli legati all’uso di sostanze, così come sulle scelte consapevoli da compiere. L’intervento deve essere orientato a comprendere i contesti sociali in cui si inseriscono questi comportamenti, le modalità di accesso alle sostanze e i relativi effetti. In questo percorso, è essenziale promuovere un ascolto attivo e un dialogo continuo con gli studenti, creando una sinergia con le famiglie. La prevenzione delle dipendenze deve essere parte integrante di un patto educativo che coinvolga tutta la comunità, con l’obiettivo di favorire una crescita sana e positiva delle nuove generazioni.
La pedagogia, in questo contesto, svolge un ruolo cruciale nell’aiutare i giovani a comprendere i rischi legati all’uso di droghe, ma anche nel fornire loro gli strumenti per affrontare le difficoltà quotidiane in maniera sana, equilibrata e consapevole. L’educazione non deve limitarsi a trasmettere conoscenze, ma deve formare competenze emotive e relazionali che permettano di gestire stress, ansia e pressioni sociali senza ricorrere a comportamenti distruttivi. Gli argomenti delicati e controversi non devono essere esclusi dalle aule scolastiche, ma al contrario, è fondamentale trattarli con maggiore frequenza nelle attività didattiche. Questo approccio è essenziale per prevenire, per quanto possibile, fenomeni come la radicalizzazione identitaria, il razzismo, e qualsiasi forma di discriminazione o stigmatizzazione nei confronti di chi è considerato diverso[1].
Gli educatori, in particolare, sono protagonisti di questo processo. Essi hanno il compito di creare un ambiente scolastico sicuro, accogliente e senza giudizi, dove gli studenti possano sentirsi liberi di esprimere i propri dubbi e le proprie preoccupazioni, senza temere stigmatizzazioni. In un contesto del genere, si favorisce una comunicazione aperta, basata sulla fiducia reciproca, che consente agli studenti di riconoscere e affrontare tempestivamente i problemi legati alla dipendenza.
Inoltre, gli educatori devono essere in grado di identificare i segnali precoci che possono indicare un rischio di dipendenza, come cambiamenti nel rendimento scolastico, nell’umore o nei comportamenti. Un intervento precoce è essenziale per evitare che questi segnali si trasformino in dipendenze croniche. La diagnosi tempestiva e l’indirizzamento verso professionisti specializzati, come psicologi o assistenti sociali, sono fondamentali per garantire un trattamento adeguato e tempestivo.
Un altro aspetto pedagogico rilevante è la promozione delle competenze di resilienza[2]. Gli educatori, attraverso attività didattiche e formativi, possono aiutare gli studenti a sviluppare strategie di adattamento efficaci, insegnando loro come gestire lo stress, le emozioni e come prendere decisioni consapevoli. Queste competenze, fondamentali per il benessere psicologico e sociale, riducono il rischio che i giovani cerchino rifugio nelle sostanze per far fronte alle difficoltà.
Il lavoro in rete con altre figure professionali, come psicologi, assistenti sociali, e la collaborazione con le famiglie, sono altrettanto cruciali per affrontare in modo integrato i problemi legati alla dipendenza. La sinergia tra scuola, famiglia e comunità consente di costruire un sistema di supporto solido e continuativo per gli studenti, evitando che le problematiche si aggravino.
L’intervento educativo preventivo, basato su una pedagogia integrata, si configura come una delle risposte più efficaci per contrastare il consumo di droghe e prevenire le dipendenze. Attraverso l’informazione, la promozione della resilienza, la creazione di un ambiente sicuro e la collaborazione con le famiglie e la comunità, gli educatori non solo formano giovani consapevoli e responsabili, ma li aiutano anche a crescere in un contesto di benessere psicologico e sociale, costruendo un futuro sano e libero da dipendenze.
In un’epoca come quella contemporanea in cui l’uso di droghe soprattutto tra i più giovani è molto frequente, la visione pedagogica si fa portatrice di un urgente richiamo alla necessità di ricostruire, a partire dalle fondamenta della scuola, sentieri di promozione, abilitazione e giustizia. I comportamenti devianti, alla luce di tale prospettiva, sono interpretati come esito di una responsabilità sociale collettiva, che trascende l’individuo per abbracciare la comunità intera.
Si propone, pertanto, l’empowerment di una comunità educativa[3] chiamata alla partecipazione, al dialogo[4] e all’assunzione di una cittadinanza attiva e inclusiva, che funga da antidoto alle tendenze di chiusura e marginalizzazione. L’obiettivo è rendere i giovani consapevoli delle proprie capacità trasformative, affinché non si limitino a conformarsi alla realtà preesistente, ma diventino soggetti attivi del cambiamento. Questo processo si realizza attraverso un’educazione democratica autentica e dialogica, che affronta coraggiosamente le sfide drammatiche del presente e denuncia le diverse forme di disumanizzazione legate all’uso di droghe. Le droghe, infatti, rappresentano un mezzo che nega l’umanità della persona, alimentando l’ingiustizia, lo sfruttamento e l’oppressione[5]. Gli educatori, pertanto, devono sensibilizzare i giovani riguardo alle pericolose dinamiche che spingono al consumo, aiutandoli a riconoscere come queste pratiche possano diventare una forma di violenza contro sé stessi, spesso perpetuata da chi trae vantaggio dalla sofferenza altrui.
In questo quadro, la scuola non è più concepita esclusivamente come un luogo di trasmissione di sapere, ma come un’istituzione che forgia spiriti consapevoli e responsabili, capaci di esercitare il loro ruolo sociale con impegno e dedizione.
La finalità educativa, dunque, non si limita a formare menti critiche, ma aspira a edificare individui che, attraverso la consapevolezza e il dialogo interculturale, siano in grado di tessere legami di solidarietà, rispettando la dignità di ogni essere umano e contribuendo alla costruzione di una società equa e inclusiva. La scuola diviene così il luogo in cui si coltivano le virtù civiche, morali ed emotive, dove il confronto di idee e l’apertura alle diversità non sono solo auspicati, ma considerati fondamenti irrinunciabili di una cittadinanza completa. In tal modo, l’educazione non solo risponde alle sfide sociali contemporanee, ma diventa la linfa che nutre la crescita di una società più giusta, più aperta e capace di superare le disuguaglianze che la minacciano. La scuola dovrebbe trasformarsi in un centro di impegno sociale, una comunità in cui ciascuno è chiamato a partecipare attivamente alla creazione di una realtà libera dalle dipendenze [6]. Deve essere un luogo dove tutti, con entusiasmo, si sentano liberi di stare insieme, di condividere esperienze, e di reagire alle chiusure e alle influenze negative della società[7], acquisendo la fiducia nelle proprie capacità di superare le difficoltà legate alla droga, di riscoprire nuovi significati e di affermare i propri valori. La scuola, come comunità, deve essere al servizio della liberazione: un luogo dove si costruisce insieme un futuro migliore, lontano dalla schiavitù delle dipendenze[8].

L’analisi pedagogica dell’utilizzo di droghe da parte dei giovani sottolinea l’importanza di interventi preventivi mirati, che considerino le variabili psicologiche, sociali ed educative, e che puntino a creare un contesto favorevole per lo sviluppo equilibrato e sano dei giovani.

NOTE BIBLIOGRAFICHE
[1] P. Ceccoli, Euroclio: European Association of History Educators per una didattica della storia critica e transnazionale, Didattica della storia- Journal of Research and Didactis of History – 2 n.1S / 2020, p. 695.
[2] G. Errico, Il progetto educativo di Janus Korczak: un’educazione alla resilienza, Scuola IaD, saggi, n. 11, 2016.
[3] F. Faure. Rapporto sulle strategie dell’educazione, Armando, Roma, 1974, p. 31, 268-269.
[4] P. Freire.  La pedagogia degli oppressi, Torino, EGA, 2002.
[5] P. Freire.  La pedagogia degli oppressi, Torino, EGA, 2002, pp.44-49.
[6] G. Falcicchio. I figli della festa. Educazione e liberazione in Aldo Capitini. Bari, Levante, pp. 123-128,
[7] A. Capitini. L’atto di educare. Roma, Armando editore, 2009,  p 132.
[8] D. Dolci. Inventare il futuro. Bari, Laterza, 1972.