Perché nessuno vuole essere Robin?

Di Paolo Giovanni Zani[1]
(pedagogista)

 

Ti sei accorta anche tu, che siamo tutti più soli?
Tutti col numero dieci sulla schiena, e poi sbagliamo i rigori
Ti sei accorta anche tu, che in questo mondo di eroi
Nessuno vuole essere Robin
(C. Cremonini, “Nessuno vuole essere Robin”)

 

Già… nessuno vuole essere Robin! In questo mondo fluido di corsa tutti rincorriamo qualcosa… ma cosa?
Basta guardarci attorno, meglio guardarci dentro, che sentiamo questa esigenza irrefrenabile di raggiungere un qualcosa di impalpabile che ci permette di essere visti… di essere notati.
Non vogliamo essere Robin… perché entreremmo nell’anonimato!
Abbiamo bisogno di uno sguardo ed ancora meglio di più sguardi che ci mostrano attraverso i loro occhi il nostro valore, che ci facciano vedere la nostra grandezza.
Ma non ci basta essere Robin, desideriamo profondamente essere Batman!
Chi vuole essere Robin? Solo uno “sfigato”. Il secondo posto… non lo ricorda nessuno!
E se lo raggiungiamo… sentiamo questa profonda gelosia per quel Batman che ci sta davanti… che pensiamo essere meglio di noi e che è al centro del mondo.
In questo sogno infantile cosa c’è di male?
Il nostro essere Robin diviene una nullità ai nostri occhi e pure scomodo, nonostante tutte le fatiche e l’impegno per raggiungere un traguardo che diviene sempre più piccolo ai nostri occhi. Meglio, alla nostra mente… che forse “mente”?
In questo pensiero che tormenta la mente, che ritorna continuamente uguale a stesso, che non ha mai fine e che ci fa sentire sempre inadeguati e sbagliati, l’unica via di uscita che vediamo è di essere un vincente, il vincente che indossa la maglia con il numero 10 dei fenomeni.
In questa continua spinta che viene da dentro, desideriamo ardentemente essere il protagonista di una storia dove diveniamo l’attore principale e non un gregario… i gregari chi se li ricorda? Sono inutili!
Non vogliamo avere un ruolo nella vita che ci sta stretto, non ci calza, non è alla nostra altezza, vogliamo essere un protagonista esclusivo.
Il mondo lo si conquista.
Il mondo lo si governa.
Il mondo lo si affronta da eroi.
Ed in realtà, quando l’abbiamo nel nostro piccolo conquistato, ci rendiamo conto che non ci basta e ci si sente profondamente soli e paradossalmente inutili.
In questo senso di onnipotenza tanto desiderato, dove la gelosia ci ha spinto a non accontentarsi e non assaporare quanto abbiamo raggiunto – per la nostra insaziabile sete di essere sempre altro – di fianco a noi non abbiamo nessuno, perché non abbiamo mai rivolto il nostro sguardo verso qualcuno, non abbiamo mai considerato nessun altro al di fuori di sé.
Ci si rende conto che qualcuno accanto a noi è fondamentale… ci si rende conto che non ci si salva da soli… ci si rende conto il valore che ha l’essere Robin.
Poiché Batman senza Robin non è Batman. Perché nella storia gli eroi hanno bisogno di quegli essere umani che hanno permesso di raggiungere conquiste inimmaginabili.
Perché semplicemente e meravigliosamente un figlio ha bisogno di un padre o di una madre per riconoscere il proprio valore, in una dinamica non di eroi ma di umanità.
Perché un adolescente ha bisogno di un adulto di riferimento, un “maestro” per affermare la propria identità: per sentirsi pienamente persona e per dare valore al proprio nome proprio.
Perché un partner si conosce profondamente nello sguardo del partner, durante un bacio appassionato che ci tiene vicini nell’intimità.
Perché un genitore diviene romanticamente eterno quando un figlio lo ha vissuto e lo mantiene vivo dentro di sé verso l’eternità, di generazione in generazione.
Magari ci fossero più Robin nella nostra vita.
Perché forse questo mondo più che conquistato ha bisogno di essere vissuto insieme a qualcun altro… per farlo divenire semplicemente ed inestimabilmente migliore di quello che è!

 

 

NOTE
FOTO: iStock.com/andylid

[1]Il dott. Paolo Giovanni Zani lavora in campo socio-pedagogico dal 1996. Dal 2001 svolge corsi di formazione ed informazione a genitori ed insegnanti, oltre a percorsi per gli alunni nelle scuole di ogni ordine e grado. Dal 2008 è dipendente, come pedagogista, di un consultorio familiare dell’ovest bresciano e si occupa di genitorialità. Svolge dal 2010, anche, attività privata di libera professione, presso lo studio di Brescia, occupandosi, come Pedagogista Clinico e Sessuologo Clinico, di percorsi individuale o di coppia per minori e adulti. Supervisore Pedagogico per pedagogisti, educatori e insegnanti. È stato dal 2011 al 2015 Giudice Onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Brescia, in campo civile e delle adozioni nazionali ed internazionali. È autore di articoli su riviste specialistiche e del libro “Il mondo negli occhi”. (http://facebook.com/dottorpaologiovanni.zani, https://centrodialogos.netsons.org).