Educazione e lotta di classe. Una ricostruzione marxista della storia dell’educazione

Anibal Ponce
Educazione e lotta di classe. Una ricostruzione marxista della storia dell’educazione
Prefazione di Simone Romeo
PGRECO Filorosso, Milano 2023, pp. 201, € 18

È stato recentemente (2023) rieditato dalle edizioni PGRECO il libro “Educazione e lotta di classe. Una ricostruzione marxista della storia dell’educazione” di Anìbal Ponce (1898-1938), pedagogista e filosofo sudamericano. Il libro è stato pubblicato in Argentina alla fine degli anni Trenta, in Italia alla fine degli anni Settanta, nel pieno di una stagione densa di conflitti e innovazioni sociali, politiche e culturali.

È un libro che potrebbe apparire antico. Antico perché scritto quasi un secolo fa, cioè in un tempo che appare lontanissimo, soprattutto oggi, in un presente in cui qualsiasi produzione scientifica e culturale sembra vivere l’espace d’un matin. Antico anche per i contenuti, non tanto per l’oggetto di analisi, l’educazione non può essere antica, è pratica sociale di ogni presente, quanto per lo sguardo con il quale l’oggetto è inquadrato e analizzato. Quello di Ponce è un libro scritto da un marxista che utilizza la chiave interpretativa della lotta di classe (qualcosa di molto diverso dall’intenzione di conferire dignità al punto di vista dei “poveri” per analizzare un contesto sociale), una chiave che oggi appare desueta, quasi un’intenzione di cui un po’ vergognarsi o un autocompiacimento minoritario. Ponce è antico anche nello stile: netto, deciso, “partigiano”, volutamente divisivo, molto lontano dalla ricerca di qualsivoglia ecumenismo, nulla a che vedere con cortesi dichiarazioni attorno alla ricerca di inclusività, lontano dalla promozione di discussioni che, quanto meno dichiaratamente, vogliono unire anziché dividere. Insomma, una vera boccata d’aria.

Il libro di Ponce afferma con chiarezza e decisione che l’educare non è neutro, non è un insieme di esperienze tutte tese al libero sviluppo di se stessi e degli altri che necessita solo di sufficiente convinzione e di una buona didattica per essere realizzato. L’educazione è stata ed è (non meccanicamente) determinata o influenzata dalle necessità riguardanti la divisione del lavoro, i ruoli sociali, i rapporti di potere, la condivisione per “forza o per amore” della cultura (mai omogenea) dominante o prevalente. L’educazione si trova a essere sempre e inevitabilmente schierata all’interno di qualsiasi assetto sociale, e in questo senso la pubblicazione del libro di Ponce è salutare perché invita, tenendo ovviamente presenti le differenze di tempi, luoghi e contesti, a leggerla, appunto, in questo modo, a soppesarla in relazione all’essere prodotta da, e produttrice di, dinamiche sociali. Il libro è una storia sociale dell’educazione (ma non può darsi altra storia dell’educare, ce l’ha mostrato Santoni Rugiu) che parte da quella nella “comunità primitiva” per arrivare alla “nuova educazione”. Ed è una storia raccontata con parole oggi quasi desuete (borghesia, piccola borghesia, proletariato; sfruttati e sfruttatori ecc.) per indicare concentrazioni di interessi conflittuali, ed è anche una storia nella quale i “mostri sacri” dell’educazione, da Rousseau a Montessori, per citarne solo alcuni, sono passati al vaglio “dell’analisi di classe”.

Quella di Ponce, come scrive nella prefazione Simone Romeo che ha curato la nuova edizione del libro, è «un’analisi che mostra il vincolo indissolubile tra i cambiamenti nell’organizzazione sociale della produzione e lo sviluppo di nuove teorie e sistemi educativi». Ed è una postura analitica che anche oggi esprime il suo funzionale valore utile a non perdersi nelle (finte) micronarrazioni attorno a una contemporaneità fatta tutta di flessibilità, fluidità, soggetti sociali che nascono e muoiono in un batter di ciglia. L’antichità di Ponce diventa allora attuale e necessaria, è una lettura, sempre nelle parole di Romeo, che invita «a essere sospettosi, anzi, a sottoporre a una serrata critica tanto le finalità educative, quanto le didattiche impegnate per raggiungerle». E questo diventa essenziale in tempi nei quali sembra che i conflitti in ambito educativo siano scomparsi e molte delle preoccupazioni siano quelle di adeguare obiettivi e metodi al presente del mercato.

Sergio Tramma