Anime creative. Da Prometeo a Steve Jobs (Paolo Perulli)
Paolo Perulli
Anime creative. Da Prometeo a Steve Jobs
Il Mulino edizioni, Bologna 2024
pp. 217, € 17
Ho già segnalato due saggi di Paolo Perulli, sociologo dell’economia e docente all’Università del Piemonte Orientale. Avevo trovato interessante la sua analisi socioeconomica che ipotizzava e immaginava il futuro superando le difficoltà contingenti, partendo da una “classe creativa” in grado di progettare novità e ridare fiducia alla nostra democrazia (il riferimento è al testo Nel 2050. Passaggio al nuovo mondo, ed. Il Mulino). Oggi l’autore sostanzia e storicizza il tema della creatività in un saggio che – attraverso le opere e le storie di intellettuali, artisti, scienziati, imprenditori visionari, avanguardie europee novecentesche – contribuisce a definire la figura del creativo e il suo spazio nell’epoca contemporanea.
Il saggio è “un viaggio nel tempo e nello spazio per capire come la creatività ha dato forma al mondo” ed ha in copertina una mela morsicata, dove il morso è un invito ad osare, immaginare e assaporare nuove possibilità. La creatività nella modernità si definisce partendo dall’esposizione di Parigi del 1885, che coinvolse le masse: attraverso eventi innovativi sviluppò processi di industrializzazione e si presentò come motore di sviluppo e di cambiamento, sociale e politico.
Una parte importante del libro riguarda l’approdo negli USA dei tanti intellettuali europei cacciati dal 1932 al 1941, in fuga dalle “follie” razziali del vecchio continente. In questa appartenenza tra vecchio e nuovo mondo si sono sviluppate ricerche in molti ambiti e l’apporto individuale partecipato ha portato sviluppo e benessere in vari settori: sia nell’arte, che nell’economia, per passare dall’architettura alla tecnologia. Sono state così avviate esperienze innovative. Ma qual è il portatore di innovazione? Sta nel termine anima, che l’autore antepone a quello di creativo: ciò è di particolare interesse e a me rimanda il genio innovatore di C.G. Jung che, nel libro Tipi psicologici, parla di anima – oscura e inconscia, mette in relazione le nostre parti interne con l’esterno e l’altro da noi – contrapponendola al termine persona. L’evento creativo parte da una crisi, da un momento di squilibrio interno/esterno, un disagio come quello che portò Jung ad allontanarsi da Freud per trovare il suo processo “individuativo”. Si oggettivano così le immagini inquiete e profonde del Libro Rosso (pubblicato postumo nel 2009 è stato esposto anche alla biennale di Venezia anni fa), diario del suo periodo di disagio psichico: tali immagini visualizzano il potere della psiche inconscia e il valore artistico dell’espressività di anima.
Con la sua “immaginazione attiva”, Jung ha reso possibile attraverso una metodologia di cura la visione creativa di futuro; ha dato forma a nuove figure collettive ed individuabili potenzialmente integrabili. Apertura a qualcosa di nuovo anche nella scoperta del “neutrino” di W. Pauli, che con Jung ha scritto sulla sincronicità, ovvero sull’incontro tra psiche e materia (si veda il loro carteggio del 1932).
Il lavoro degli alchimisti era un lavoro creativo solitario, partiva dalla materia confusa (nigredo) per arrivare all’albedo, alla “pietra filosofale”. La solitudine dell’alchimista sollecita una visione della figura del creativo come colui che sa immaginare e mantenere una coerenza interiore verso stimoli avversi. E allora il mito di Prometeo può sollecitare una riflessione sull’operare creativo. Il mito suggerisce che il furto del fuoco, così importante per gli umani, sia avvenuto nella fucina di Efesto, il dio precipitato negli inferi perché imperfetto, ma era lui che con il suo lavoro, solitario e sotterraneo faceva o creava “meraviglie”. Allora, per superare limiti e confini bisogna guardare anche altrove e aprire i confini. Nel capitoletto conclusivo dal titolo “Scenari futuri”, Perulli inserisce un importante paragrafo sui contenuti fertili che oggi potrebbero arrivare da nuove culture meticce e dal sud del mondo. Uno stimolo per ulteriori riflessioni e anche per una formazione alla creatività.
Emilia Canato