L’attenzione contesa. Come il tempo schermo modifica l’infanzia (Simone Lanza)

Simone Lanza
L’attenzione contesa. Come il tempo schermo modifica l’infanzia
Armando Editore, Roma 2025
pp. 226, € 19

Per recensire questo testo può essere utile partire dalla scelta del titolo e del sottotitolo. I tre sostantivi definiscono gli argomenti del saggio: l’attenzione, il tempo schermo e l’infanzia. L’aggettivo e il verbo, dal canto loro, rappresentano una dichiarazione di metodo e un posizionamento etico. L’attenzione agli effetti del tempo schermo, alla modifica che esso produce nell’esperienza infantile, è infatti letta come una forma di trasformazione dei suoi caratteri antropologici, per quanto stratificati rispetto a dimensioni come l’appartenenza di classe. Il termine contesa, infine, ci trasporta su un piano che – negli ultimi anni – è stato in gran parte espunto dal dibattito e dalla ricerca educativa: il fatto che chi educa, muovendo da una posizione di carattere democratico e progressivo, si trova a fronteggiare delle forme di educazione che si contrappongono – ahinoi, spesso con successo – a valori connessi alla condivisione, alla solidarietà, alla relazionalità e all’emancipazione. Ciò significa, inevitabilmente, che nessuna neutralità è possibile di fronte all’educazione informale: o si sceglie di sostenere lo spirito del tempo, ratificando e teorizzando a posteriori la bontà dello stato di cose presenti, o ci si pone in posizione critica rispetto all’esistente.

È di questa contesa, di un conflitto con finalità pedagogiche (spesso implicite) che parla il documentato e approfondito volume di Simone Lanza. Quella tra la pervasività del tempo schermo e le altre temporalità (sonno, relazione con i genitori e i coetanei, aria aperta, gioco libero, lettura…); quella tra l’accelerazione sociale, amplificata e sostenuta dalle tecnologie, e la capacità di aspirare a un futuro diverso e a essere in grado di connettere e raccontare le esperienze. Ma, soprattutto, quella inerente all’attenzione che gli schermi catturano e disgregano, sottraendola ad altri tipi di attenzione: quella congiunta attraverso la quale si impara a sintonizzarsi con la figura genitoriale di riferimento nella primissima infanzia, e tramite la quale si gettano le fondamenta della costruzione del linguaggio, oppure quella profonda che permette di acquisire una serie di conoscenze, competenze e abilità psicomotorie e comunicative fondamentali.

Un quadro inquietante, quello che emerge dalle pagine del testo, il quale illustra non soltanto «un deficit di apprendimento da schermo causato da una deprivazione educativa della mediazione umana», ma anche l’inserirsi di questo insieme di dispositivi in una pedagogia del consumo che, in quanto tale, mira a fidelizzare il più possibile i soggetti lasciandoli perennemente insoddisfatti, appiattendo la loro capacità di disancorarsi dalle proprie pervasive maglie. Nel fare ciò, tuttavia, l’età infantile risulta in pericolo, poiché sempre più adultizzata (come soggetto-consumatore) in un contesto di infantilizzazione dell’adultità ed espropriata delle sue peculiarità faticosamente costruite dalle spinte democratiche della modernità.

L’attenzione contesa, in conclusione, rappresenta il tentativo di connettere lo studio e il rigore analitico con la presa di posizione di fronte alle tematiche affrontate, risultando una lettura adatta tanto ad accademici e professionisti dell’educazione, quanto alle famiglie che desiderano approfondire una serie di dimensioni inerenti all’esperienza infantile. Il testo, infatti, invita a riflettere criticamente sugli effetti del tempo schermo, fornendo al contempo alcuni consigli rispetto a questa temporalità (in termini di età anagrafica, di quantitativo complessivo, di modalità e di contesto socio-relazionale, di organizzazione giornaliera e settimanale, e così via). L’invito, in estrema sintesi, è quello di «favorire l’attenzione anziché attirarla», non inseguendo sul suo stesso terreno un inafferrabile avversario, bensì prendendosi il tempo (o perdendolo, in ottica di consumo) per educare all’attenzione attraverso la relazione.

Simone Romeo


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