Maria Giudice (Maria Rosa Cutrufelli)
Maria Rosa Cutrufelli
Maria Giudice
Neri Pozza, Vicenza 2024
pp. 155, € 14,00
Inverno 1991. In un salotto è riunito un gruppo di lettura. Nove scrittrici, che si ritrovano un paio di volte al mese per parlare di libri, letteratura, ma anche per commentare i fatti d’attualità. Tra loro l’autrice e Goliarda Sapienza, intime amiche. Quest’ultima sarebbe in procinto di scrivere un romanzo sui suoi genitori, progetto che non vedrà mai la luce, ma che riaffiora, a trent’anni di distanza, in questa potente e appassionata biografia della madre di Goliarda, Maria Giudice, nella quale Cutrufelli ci restituisce il ritratto di una donna straordinaria, che ha attraversato la storia del Novecento da protagonista e artefice, ma che oggi viene, ingiustamente, ricordata solo per essere la madre di Goliarda Sapienza. Si sa, le donne, soprattutto se ingombranti, scompaiono dalla narrazione storica, schiacciate da una società patriarcale e maschilista, che ne accetta e ne sfrutta il contributo, ma poi se ne dimentica.
Cutrufelli colma quel vuoto compiendo un atto politico oltre che letterario e lo fa in modo inedito e inaspettato perché questa non è solo una biografia, ma anche un’indagine che coinvolge il vissuto stesso dell’autrice che dà al racconto una dimensione profondamente intima ed umana. Così come quell’ “io”, che irrompe di tanto in tanto e che pone l’autrice in un rapporto dialettico di empatia e partecipazione con la sua protagonista.
Guidat* dall’osservazione di poche ma significative fotografie, dai ricordi e dalle parole della figlia Goliarda, ripercorriamo le tappe della vita di una ragazza di fine Ottocento che impara dal padre il senso morale della politica e dalla madre l’amore per i classici. Consapevole che l’istruzione e la cultura siano l’unica strada per l’emancipazione, studia a Pavia dove prende il diploma di maestra, un’unica possibilità per una donna dell’epoca di conseguire un titolo di studio superiore.
Da questo momento la sua vita è un fiume in piena.
Inizia a partecipare alla vita politica, abbracciando le teorie socialiste, decisa a portare avanti l’dea di un socialismo egualitario e umanitario nella lotta contro il potere, le ingiustizie e prevaricazioni, sempre in prima linea dalla parte degli operai, dei braccianti, delle donne, dei più deboli, della pace e della libertà.
Femminista a modo suo, prima donna a capo della Camera del Lavoro, prima donna segretaria del partito socialista, fondatrice e direttrice di giornali, abile oratrice, conosce l’esilio e spesso il carcere ed anche l’esperienza del ricovero in cliniche psichiatriche. Nella sua battaglia per l’emancipazione femminile e il pieno riconoscimento dei diritti civili e politici non mostra mai esitazioni, nemmeno quando deve contrapporsi ai suoi stessi compagni di partito. Sostenuta da una indomabile forza di volontà, affronta la sofferenza e la solitudine senza mai scoraggiarsi, senza mai venire a patti con il pensiero comune, né derogare alle sue idee e ai suoi principi. Viaggia senza sosta, infaticabile, per tutta la penisola, là dove il partito la manda, sino ad approdare in Sicilia, quell’isola che “è malia che trattiene” e che diventerà, per un lungo periodo, la sua casa.
In tutto questo mette al mondo dieci figli con due diversi compagni, senza mai sposarsi. L’amore non può essere ingabbiato da vincoli e il desiderio di maternità non può essere annullato dall’idea socialista. Ancora una volta la sua autonomia di pensiero si afferma al di sopra della “cultura barbuta”, quella maschilista, che vorrebbe la donna relegata in casa.
Seppure in modo non convenzionale, Maria ama tutti i figli e le figlie che ha avuto, ma sarà Goliarda, l’ultima, la sua prediletta, a prendersi cura di lei negli ultimi anni della sua vita. L’amore e la tenerezza che le unisce compenserà la fatica di sopportare l’idea che il fiume in piena si stia esaurendo.
Ed è a Goliarda, la sua amica, che l’autrice si rivolge nelle ultime pagine con un omaggio struggente, che chiude il cerchio intorno a una storia di battaglie e di coraggio che è in fondo la storia di tutte le donne dimenticate che hanno lottato e ancora lottano per conquistare il proprio diritto ad esistere.
Carla Franciosi