Non sarò la tua copia (Daniele Novara)

Daniele Novara
Non sarò la tua copia. Liberarsi dei pesi dell’infanzia per costruire la vita che desideriamo
BUR Rizzoli, Milano, 2024
p.224, € 16,00

Anche questo, come gli altri libri di Novara che ho letto, è per me fonte di apprendimento, cioè di riflessione su me stessa e di cambiamento. E, come ogni volta in cui in un testo dell’autorevole pedagogista trovo spunti di crescita personale, mi viene il desiderio di suggerirne ad altri la lettura.

Non sarò la tua copia si può concretamente utilizzare sia per conoscere sia per conoscersi: si comprende un interessante punto di vista pedagogico e si comprende la nostra storia dal punto di vista dell’educazione ricevuta.

I percorsi suggeriti possono essere anche faticosi nell’indicazione di strade per metterci in discussione, ma gli esiti non possono che essere positivi, perché si costituiscono come una tappa significativa del nostro percorso di crescita personale. Un percorso che non ha mai fine nella vita di ciascuno. Questo libro è di fatto un testo sull’educazione degli adulti e non c’è un’età limite per potersi “liberare” da qualcosa che, necessariamente, ci portiamo appresso dagli inizi della nostra vita, cioè quello che Novara definisce il «copione educativo». «Il copione non è un modello educativo, ma una consegna, una sorta di prescrizione che ti grava addosso e ti accompagna… Lo si può definire un lascito permanente». Un lascito che non va negato, ma riconosciuto e superato nelle parti che ci impediscono di essere noi stessi. Non abbiamo responsabilità sul come siamo stati educati, ma abbiamo quella di rivedere, capire e andare oltre «il modo in cui ci hanno voluto costruire» compiendo scelte personali.

Di aiuto al lettore è la proposta di più momenti di esercizio personale per la riflessione sul proprio percorso di vita e la propria trasformazione in rapporto all’educazione ricevuta: presenta aspetti di un copione educativo mettendone in parallelo caratteristiche e prescrizioni conseguenti; invita a provare a dare un nome al proprio copione educativo; mette in relazione nuclei di imprinting con possibili applicazioni; suggerisce di provare a scrivere una lettera ai propri genitori, che definisce «catartica».

Vengono poi schematizzati in una tabella i possibili modi di rielaborare l’educazione genitoriale: una «rielaborazione passiva», per cui non si vede perché cambiare quello che ci è sembrato andar bene; una «rielaborazione speculare», per cui si cerca di agire in modo contrapposto alle prescrizioni ricevute; una «rielaborazione consapevole», per cui si sceglie di «utilizzare al meglio l’educazione ricevuta attuando cambiamenti dove necessario».

E sono questi dei possibili percorsi che affronta chi si occupa di educazione: la riflessione sul proprio copione educativo è percorso augurabile per i genitori, ma anche per altre figure educative, come gli insegnanti.

La scuola, oltre alla famiglia, è luogo formativo importante, nel quale, secondo Novara, dovrebbe essere ben più presente la riflessione pedagogica. Gli insegnanti, così come i genitori, non dovrebbero semplicemente riproporre la strada dei loro docenti, ma «cercare aggiornamenti e informazioni, mettersi in discussione» per attuare un consapevole percorso di cambiamento.

Il messaggio essenziale del libro può essere riassunto in questa frase dell’autore: «Crescere sempre, imparare tutta la vita, educarsi anche da grandi costituiscono un modo per riscattare i copioni educativi, adattandoli al loro nuovo ruolo di genitori e educatori».

Interessante è infine trovare nell’appendice al testo diversi esempi di come l’educazione dei bambini cambi nel tempo, abbandonando via via atteggiamenti prevaricativi per sostituirli con metodi idonei alla visione dei bambini come «esploratori». «Proprio l’abbandono di queste ignobili prevaricazioni verso i bambini e le bambine, incautamente definite metodi educativi, fa pensare che l’educazione dei figli sia il parametro più rigoroso che segnala l’evoluzione civile di una società».

Margherita Mainini


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