Prima che i fiori di plastica appassiscano. Note sul mutamento del cambiamento (Roberto Melloni)

Roberto Melloni
Prima che i fiori di plastica appassiscano. Note sul mutamento del cambiamento
Edizioni ETS, Pisa 2024
pp. 112, € 14

Metafora spiazzante quella che introduce e chiude l’eclettico, sfaccettato saggio di Melloni sulla confutazione delle false credenze e dei luoghi comuni del cambiamento che, come fiori di plastica, ci consiglia l’autore, non dovremmo perdere tempo a innaffiare. Meglio invece seguire il percorso di riflessione proposto dal libro che, intrecciando argomentazioni che contaminano scienze umane e scienze fisiche, sfruttando analogie con diverse discipline quali la filosofia, la narrativa, la musica, l’arte figurativa, mette in luce, con sguardo eccentrico, un cambiamento inteso come scelta di costante ripensamento, che crea e ricrea il percorso di vita. È questa la prima definizione del mutatocambiamento che emerge nella ponderosa introduzione al saggio. Altra complessità si farà strada nello svolgimento dei capitoli, dedicati ciascuno alla disanima dei classici modi di intendere il mutamento. Il tutto delineato su un ricchissimo sfondo che esplora, per rifiutarlo, quello che la storia e il progresso continuano a riproporci come modello di cambiamento: una corsa di movimento progressivo, diventata ora quasi frenesia, l’illusione di un mutare, cieco, che genera nel soggetto, alienazione. È, al contrario, nell’incertezza delle plurime dimensioni dell’accadere che si può rinvenire il senso della trasformazione, ci dice l’autore, in ciò stabilendo un inedito rapporto con quelli che secondo la meccanica quantistica sono i comportamenti delle particelle subatomiche. Rispetto alla fisica classica, che pensa la materia governata da leggi deterministiche, la teoria dei quanti ci dice che i movimenti delle particelle subatomiche avvengono in maniera probabilistica, che abbiamo la probabilità di trovare la piccola particella dell’atomo in un punto, solo se la osserviamo e che due particelle che si sono incontrate in passato rimangono in qualche modo legate anche a grandi distanze nel fenomeno misterioso dell’entanglement. L’interpretazione relazionale che la meccanica quantistica fa del mondo viene traslata da Melloni alle scienze umane, in particolare a una filosofia intesa come scienza dei vissuti, arricchita dalle riflessioni che derivano dalla pratica terapeutica dell’autore. È in questa analogia che si trova, a mio parere, una delle parti più interessanti del saggio, meritevole di ulteriori approfondimenti, mi auguro, in prossimi lavori dell’autore.

Vorrei ora tornare a mostrare come il testo di Melloni giunga a un sempre più approfondito e divergente concetto del cambiamento attraverso la disanima delle caratteristiche e degli strumenti che a esso vengono tradizionalmente ascritti. È così per quanto riguarda la dicotomia cambiamento/adattamento, già criticamente affrontata nell’acuta prefazione di Micaela Castiglioni, che viene qui ricomposta attribuendo alle scelte adattive non una mera funzione di sopravvivenza ma quella di percorso indirizzabile e valutabile guidato dall’autoconsapevolezza. Allo stesso modo alle attitudini che di solito vengono ritenute necessarie a produrre il cambiamento, come l’orgoglio e il carattere, viene preferita la competenza ricettiva dell’attenzione, capace di riflettere in purezza, come in un cristallo, ciò che sta dall’altra parte, ciò che è altro da noi.

Per mezzo di ulteriori successivi approfondimenti sui principali ostacoli al cambiamento, come la dipendenza e la volontà di potenza, si chiarisce progressivamente la domanda sostanziale sulla trasformazione personale, a cui il lettore cerca di trovare risposta in questo denso saggio: come cambiamo e se e come ci è dato indirizzare la nostra trasformazione? Voglio tentare una risposta finale, con l’ardire di una sintesi forse un po’ riduttiva, che spero mi sarà perdonata. La nostra capacità di cambiare si trova nel diventare autori di noi stessi e si realizza attraverso l’impegno che prendiamo, che matura nella presenza a sé, per creare e continuamente ricreare, nel tessuto della relazione, le possibilità di una vita di qualità.

Luisella Erlicher


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