Le STEAM al servizio della pace

Di Sabina Galleri e Luisa Ferronato
Pedagogiste

La riflessione pedagogica si confronta con il panorama contemporaneo che rende urgente inserire l’educazione alla pace nei progetti educativi dei servizi all’infanzia.
La scuola ha un ruolo cruciale nell’educare a gestire positivamente i conflitti, promuovendo la comunicazione verbale e dando voce alle emozioni. L’obiettivo è sensibilizzare ai valori della solidarietà e del rispetto, al rifiuto della violenza e all’importanza di gesti concreti per costruire una società accogliente ed inclusiva.
Tra le possibilità di agire in questa direzione c’è quella di far dialogare le STEAM con la natura, coltivando la lentezza e tessendo la pace, come valore irrinunciabile. I bambini e le bambine immersi nel verde,  osservano e indagano il mondo, utilizzando materiali naturali e strumenti semplici, accompagnati dal ritmo lento della natura, traendone giovamento per il loro benessere psicofisico.

Una connessione lenta
All’inizio degli anni 2000 viene ideato un metodo didattico con l’intento di integrare le competenze nei differenti ambiti della conoscenza; non si tratta semplicemente di unire l’insegnamento delle materie, ma di proporle in modo interdisciplinare, mostrando come tutte le aree siano interconnesse e come possano essere utilizzate per risolvere questioni reali. “L’approccio STEAM (Science, Technology, Engineering, Art, Mathematics) è una metodologia didattica interdisciplinare che connette le Arti (A) nelle discipline scientifiche e tecniche (STEM) per stimolare la creatività, il pensiero critico e l’innovazione nella risoluzione dei problemi[1]”.
Lavorare in questa prospettiva significa accompagnare i bambini alla scoperta delle esperienze in maniera integrata, incoraggiandoli a sperimentare, stimolando la loro fantasia innata, gettando le basi del pensiero critico, del pensiero divergente e promuovendo le capacità di problem solving, offrendo occasioni di co-costruzione e confronto, attraverso modalità collaborative e pacifiche.
Nel sistema 0/6 anni le STEAM si realizzano “attraverso attività educative che incoraggiano il bambino ad un approccio matematico-scientifico-tecnologico al mondo naturale e artificiale che lo circonda”. Considerata l’età dei bambini, si fa riferimento più propriamente ai “campi di esperienza”[2].
Un modo efficace per stimolare la loro intelligenza e il loro desiderio di apprendere può essere, quindi, quello di allenare le competenze STEAM attraverso il contatto con la natura, luogo per eccellenza dove le abilità possono germogliare spontaneamente.
L’ambiente naturale offre un laboratorio illimitato per la scoperta, è un’esperienza multisensoriale che stimola lo sviluppo cognitivo, emotivo e fisico. I piccoli possono dedicarsi autonomamente a giochi e attività che la natura suggerisce ed invita a praticare, osservano, toccano, ascoltano e sperimentano, formulano ipotesi e le verificano, si pongono domande e costruiscono connessioni. In questo modo anche i più piccini esercitano le capacità ingegneristiche, la cooperazione tra pari e l’organizzazione del lavoro in piccolo gruppo.
Tutto ciò necessita di un tempo lento all’interno del quale Allison Clark (con l’approccio della Slow Pedagogy) ritiene che non accadano meno cose ma che si percepisca di più. Questo, dice, “richiede anche un cambiamento nell’atteggiamento degli adulti: guardare i bambini con sguardo aperto e con genuino interesse, invece di anticipare e accelerare i processi”[3]. La pedagogia lenta, secondo la Clark è indice di attenzione e profondità, che si contrappone alla fretta e alla superficialità della società odierna.
L’arte (A), in particolare, è molto importante perché riguarda l’espressione del sé, l’apprendimento attraverso l’osservazione dei colori del mondo e la loro riproduzione creativa. Con la ricerca degli elementi naturali – dal minuscolo al macroscopico -, le installazioni individuali e la dimensione ludica, l’arte rende l’apprendimento dei piccoli più intuitivo e completo.

Radici e ali
L’approccio pedagogico proposto affonda le sue radici nelle visioni di grandi pedagogisti: a partire dalle intuizioni di Piaget sul bambino come piccolo scienziato che costruisce la propria conoscenza, passando attraverso il concetto di “learning by doing” con cui Dewey mostra come egli possa gestire in autonomia le problematiche del mondo reale, fino al contributo di Vygotskij che, con “la zona di sviluppo prossimale”, sottolinea l’importanza dell’interazione sociale nello sviluppo cognitivo come processo collaborativo, la condivisione delle scoperte e la narrazione delle esperienze. Non possiamo poi non richiamare il lavori di Maria Montessori che poneva l’accento sull’educazione dei sensi e sull’auto-apprendimento in un ambiente preparato, o di e Loris Malaguzzi con i suoi “cento linguaggi” e il concetto diambiente come “terzo educatore”.  Questo lungo elenco di pedagogisti ci porta a Bruno Munari che attraverso il gioco e l’arte ha insegnato a guardare il mondo con occhi curiosi, trasformando l’osservazione in creazione, per finire con Francesco Tonucci, che promuove il diritto dei bambini a riconquistare gli spazi esterni delle città.
Le riflessioni degli autori citati, e di tanti altri, sono un monito potente a non privare i più piccoli di questo insostituibile laboratorio a cielo aperto, a permettergli di dispiegare le loro piccole ali ed esplorarlo con leggerezza e forza, con curiosità e consapevolezza, rispettando il loro ritmo personale.

Attività pratiche per i servizi all’infanzia
Uscire all’aperto e osservare il cielo, gli alberi o gli insetti in diversi momenti della giornata; sdraiarsi a terra in giardino, con il naso all’insù; saltare con gli stivaletti dentro una pozzanghera, regalo di una giornata di pioggia; trovare un nido caduto dall’albero con tanto di guscio d’uovo (ma dove sarà finito l’uccellino?); scoprire un formicaio o una pozza fangosa, perfetta per dipingere con rametti e bastoncini… C’è un mondo da conoscere là fuori, basta un telo per cambiare prospettiva, dei contenitori per raccogliere i tesori trovati in natura come pigne, sassi o foglie e una lente di ingrandimento per esplorarli da vicino, anche in inverno, quando la natura sembra immobile. Ben coperti, si esce alla ricerca di ragnatele ghiacciate, di superfici ricoperte di brina che diventano tele su cui lasciare traccia di sé, di rami spogli che lasciano liberi grandi spazi di cielo: esperienze che fanno nascere pensieri, riflessioni, domande. I piccoli scienziati, indagano, si interrogano e cercano risposte che condividono con i compagni.
L’adulto può proporre domande-stimolo (ad esempio: che colori ha oggi il cielo? Ci sono le nuvole? Le stelle?) e invitare i bambini a trasporre liberamente sui fogli ciò che è stato visto e percepito. Si possono alternare le tecniche espressive, prendendo spunto dalla collana del metodo Munari, accompagnando le attività con letture delle poesie di Rodari come “Il cielo è di tutti”. Oppure prima di iniziare a disegnare si possono leggere libri come “Guerra e pace nel paese delle rane”, (per aiutare a comprendere quanto poco basti per scatenare una guerra tra colori diversi) o  “E’ mio!”(una storia sulla risoluzione di piccoli conflitti quotidiani, sulla condivisione delle risorse della terra, insegnando ad amarla e a prendersene cura).

 

  1. Scienza (Science – S): L’Esplorazione del Mondo Vivo

GALLEGGIA O AFFONDA? (4/6 anni)
Si porta fuori una grande bacinella e la si riempie d’acqua, si poggia su un tavolino basso o a terra, in modo che tutti possano vedere cosa succede. Prima di iniziare, si esplora l’ambiente circostante raccogliendo materiali naturali (foglie, sassi, rametti, pigne, ghiande, fiori…) e poi si osserva il raccolto. L’educatrice chiede: com’è questo oggetto? È leggero o pesante? È duro o morbido? Poi uno alla volta, i bambini li lasciano cadere nell’acqua e notano che alcuni restano in superficie, altri affondano subito, altri invece galleggiano per un po’ e poi vanno giù. L’insegnante allora stimola la riflessione con altre domande: cosa succederà se proviamo con una foglia grande? E con una piccola? Perché la piuma resta sopra e il sasso affonda? Ogni volta ciascuno fa una previsione prima di provare, esercitando così il pensiero scientifico con l’ipotesi e la verifica dei fatti e scoprendo relazioni di causa-effetto, imparando a osservare le proprietà dei materiali, a fare collegamenti tra forma, peso e il loro comportamento nell’acqua. Allenando il pensiero e la condivisione, si sviluppa il linguaggio: i bambini nominano, confrontano, raccontano, avvicinandosi alla scienza in modo naturale.

  1. Tecnologia (Technology – T): Strumenti per la Scoperta

SCOPRIAMO IL MONDO DA VICINO (2/6 anni)
Questa proposta ha l’obiettivo di stimolare l’osservazione e la curiosità naturale, introdurre le basi del pensiero scientifico ed ampliare il linguaggio descrittivo.
A ciascuno viene offerta una lente d’ingrandimento (sicura, resistente agli urti, con manico robusto) per esplorare la natura. È necessario posizionarsi in uno spazio tranquillo, in un angolo del giardino lontano da rumori forti. L’educatore incoraggia a guardare da vicino dettagli che altrimenti non verrebbero notati e a confrontare dimensioni, per sviluppare la capacità di osservazione e analisi. Poi invita a descrivere ciò che si vede: cosa noti? Com’è fatto? É lo stesso che vedevi prima senza lente? L’adulto non dà risposte, ma crea la condizione per condividere nel gruppo le scoperte di ciascuno. Non è un’attività da proporre una tantum, ma è parte di un approccio quotidiano basato sull’indagine. La proposta dev’essere adattata per fasce d’età.
2 – 3 anni: esplorazione sensoriale guidata e osservazioni brevi;
3 – 4 anni: maggiore autonomia e introduzione di nuovi materiali;
5 – 6 anni: attività più strutturata con prime schede di osservazione.
Le lenti di ingrandimento sollecitano a cercare qualcosa in particolare e richiedono di rallentare il passo e lo sguardo, di sostare per vedere. Ritmi più lenti favoriscono la concentrazione, l’autoregolazione, il rispetto dei tempi individuali.

  1. Ingegneria (Engineering – E): Costruire e Risolvere Problemi

COSTRUTTORI NELLA NATURA (3-6 anni)
Questa attività incoraggia ad usare l’immaginazione e a sperimentarsi con i materiali naturali. L’insegnante pone domande che stimolano il pensiero progettuale e il problem-solving. Ai più piccini potrebbe chiedere: costruiamo una casa per una coccinella? Come facciamo a farla stare in piedi? Ai più grandi invece: proviamo a costruire un ponte per un piccolo riccio che deve attraversare un ruscello immaginario? Come facciamo a non farlo cadere?
Una volta che l’idea prende forma, le mani dei bambini si mettono al lavoro. Con i sassi provano a creare torri, scoprendo che alcuni sono più adatti di altri per fare da base; con i bastoncini, cercano di creare un ponte tra due sassi, sperimentando la forza e la stabilità; usano foglie e rametti per creare la tana di un piccolo animale.
Durante questa fase, l’adulto pone domande-stimolo che guidano il loro pensiero, senza fornire risposte. Se una torre di sassi crolla, egli chiederà: perché è caduta? Cosa facciamo per farla stare in piedi?
La chiave dell’attività è insegnare a riconoscere i problemi e cercare soluzioni in modo autonomo.
Il fallimento è parte fondamentale del processo. La torre che crolla, il ponte che non tiene, sono occasioni preziose per imparare. L’insegnante incoraggia a pensare come migliorare la costruzione. Se mettiamo un sasso più grande alla base? Se usiamo due bastoncini invece di uno per il ponte? ?Questo gioco è un apprendimento che sviluppa abilità cognitive come la comprensione dei concetti di stabilità ed equilibrio. Quando i bambini lavorano insieme per far sì che un ponte regga, non stanno solo costruendo, ma stanno imparando a comunicare e a collaborare, a risolvere problemi e a celebrare i successi in gruppo.

  1. Arte (Art – A): Creatività e Espressione Naturale

TRACCE DI NATURA (2-6 anni)
La pittura con elementi naturali coinvolge i piccoli in un’esperienza multisensoriale capace di stimolare la creatività, l’immaginazione e la motricità fine. Lasciare “tracce” diventa un gioco di scoperta: i materiali naturali, con la loro varietà di forme, colori e consistenze, si trasformano in strumenti artistici.
L’attività inizia con un momento di raccolta: insieme si cercano foglie diverse, rametti, fiori, petali, bacche e campioni di terra di tipi differenti (sabbiosa, argillosa, polverosa). Questa fase non è solo preparatoria, ma diventa parte integrante del percorso, perché mette i bambini a diretto contatto con la ricchezza della natura.
Una volta raccolti i materiali, ognuno riceve un piccolo contenitore con dell’acqua, per mescolare la terra e ottenere impasti di consistenze diverse da stendere su un grande foglio di cartoncino (in caso di lavoro collettivo) oppure su fogli piccoli (per attività individuali).
I rametti diventano pennelli, capaci di tracciare linee sottili o spesse, le foglie si trasformano in spatole per stendere la “pittura di terra” o in timbri da imprimere sulla superficie, lasciando impronte sorprendenti. A seconda dell’età, i bambini possono arricchire i loro elaborati incollando fiori e bacche, dando vita a composizioni originali e personali.
É un’esperienza che unisce gioco, creatività e scoperta: la natura diventa materia da trasformare, stimolo sensoriale e fonte di ispirazione artistica.

  1. Matematica (Mathematics – M): Contare e Misurare nella Natura

IL MIO CORPO COME METRO (5/6 anni)
Questa attività logico-matematica avvicina ai concetti di misura e di confronto, utilizzando strumenti non convenzionali (mani, piedi, passi, braccia o il corpo intero).
Per realizzarla bastano alcuni oggetti di uso quotidiano come sedie, scatole, libri, corde, nastro adesivo , fogli e pennarelli.
L’insegnante inizia il gioco chiedendo: come facciamo a sapere quanto è lungo un tavolo? o quanto dista un albero dalla porta? I bambini inizialmente risponderanno liberamente, finché l’adulto introdurrà l’idea di usare il nostro corpo come metro, quindi piedi, mani, braccia si trasformeranno in strumenti di misura!
All’aperto si possono misurare, ad esempio, i passi che servono per arrivare dal cancello alla panchina, facendo provare un bambino per volta e confrontando i risultati;  noteremo che i passi dei grandi coprono più spazio rispetto a quelli dei più piccoli. In sezione si misura la larghezza di un tavolo mettendo le mani una accanto all’altra e in palestra la lunghezza di un tappeto facendo sdraiare sopra i bambini.
Prima di iniziare, ogni volta, l’insegnante chiederà ai bambini la loro opinione (previsione), che verrà indicata su una scheda o su un cartellone, per poi verificare insieme i passi/mani/corpi contati e scritti (risultato) e fare il confronto tra previsione e risultato. Per la raccolta e registrazione dei dati si prepara un cartellone con una tabella che indica l’oggetto misurato (tavolo, tappeto, porta), lo strumento usato (mani, piedi, passi, corpo) e il numero misurato dai bambini (da 1 a 10), che si compila con segni o simboli, precedentemente condivisi.
Con questa attività si impara a contare, confrontare numeri e risultati, rispettare il proprio turno e  collaborare in piccolo gruppo.

Il tempo dei germogli
Con questo approccio il ruolo dell’educatore non è quello di fornire risposte, ma porre domande stimolanti; egli si pone come facilitatore, osservatore attento e modello di ricerca; usa un linguaggio ricco e descrittivo; nomina gli elementi naturali, le azioni e incoraggia a verbalizzare le scoperte di ciascuno. L’adulto non dirige il gioco, ma, a fianco del bambino, favorisce la sua libertà di esplorazione, consapevole che la spontaneità e la curiosità sono necessari perl’apprendimento. Egli educa al rispetto per la natura e alla salvaguardia dell’ambiente, pone l’attenzione non sul risultato, ma sul processo di sperimentazione, errore e riprogettazione. Nella natura si impara a collaborare e sbagliare senza paura e infatti è un’ottima “palestra” per l’educazione alla pace. Con pochi e semplici strumenti, si può vivere un’esperienza che unisce creatività e scoperta; la natura svela nuove possibilità espressive, valorizzando la dimensione estetica e simbolica del fare creativo.
David Sobel, pedagogista e teorico dell’education for sustainability e dell’outdoor education, sostiene che i bambini hanno bisogno di legami autentici con la natura, che favoriscano un senso di appartenenza e sottolinea l’importanza di dare il tempo necessario ai germogli per crescere, dicendo che: “Troppo spesso nelle scuole cerchiamo di infondere conoscenze senza fornire le esperienze che consentono all’amore di mettere lentamente radici e poi fiorire.”[4] Egli sostiene che i bambini durante la Early Childhood, dovrebbero sviluppare un amore profondo per l’ambiente, attraverso il gioco all’aperto dove bagnarsi e sporcarsi, esplorare e costruire un senso di meraviglia.
Proporre esperienze scientifiche e creative in ambienti naturali significa, dunque, nutrire questa connessione profonda, permettendo di sviluppare una sensibilità estetica e ambientale, riconoscendosi come parte integrante di un ecosistema più ampio.
Tra gli obiettivi dell’Agenda 2030, a cui non potremo disattendere, c’è il 16° denominato: “Pace, giustizia, istituzioni solide”,  che richiede alla comunità educante di agire per diffondere la cultura della Pace. Tutte le attività proposte seguono precisamente questo filo rosso, privilegiando una dimensione non competitiva, svolgendosi nella natura, che si pone come un contesto non giudicante, capace di promuovere apprendimenti autentici, dove i bambini possono sperimentarsi liberamente e crescere cittadini responsabili di un futuro pacifico, che rispetti il diritto alla vita.

FOTO: © Sabina Galleri e Luisa Ferronato

[1] Henriksen, D., Mehta, R., & Mehta, S. (2019). Design Thinking Gives STEAM to Teaching: A Framework That Breaks Disciplinary Boundaries. In M. Khine & S. Areepattamannil (Eds.), STEAM Education Springer, Cham. (pp. 21-42).
[2] Ministero dell’Istruzione e del Merito, D.M. 4588/2023
[3] Clark, A. (2016). Slow pedagogy. In E. W. P. A. A. B. C. (Eds.), Pedagogies of the Slow: Re-imagining teaching and learning in an age of speed. Palgrave Macmillan. (pp. 1-15).
[4] Sobel, D. T. (2008). Childhood and Nature: Design Principles for Educators. Portland, ME: Stenhouse Publishers. (pp. 12–13).


Bibliografia

  • Clark A., Slow pedagogy, in E. W. P. A. A. B. C. (Eds.), Pedagogies of the Slow: Re-imagining teaching and learning in an age of speed, Palgrave Macmillan, 2016.
  • Cournelle P., Guerra e pace nel paese delle rane, Arka, Milano, 2003.
  • Dewey J., Esperienza ed educazione, Raffaello Cortina editore, Milano, 2014.
  • Henriksen D., Mehta R., & Mehta S., Design Thinking Gives STEAM to Teaching: A Framework That Breaks Disciplinary Boundaries, in M. Khine & S. Areepattamannil (Eds.) – STEAM Education Springer, Cham, 2019.
  • Lionni L., È mio!, Fatatrac, Firenze 2019.
  • Malaguzzi L., I cento linguaggi dei bambini, Reggio Children, Reggio Emilia, 1996.
  • Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM). Nota prot. n. 4588. Emanazione delle Linee guida per le discipline STEM, Documento Ministeriale, Roma, 2023.
  • Montessori M., La scoperta del bambino, Garzanti, Milano, 1999.
  • Munari B., (a cura di ). Disegnare, colorare, costruire [Collana], Bologna, Zanichelli, Anni ‘70-‘80.
  • Nazioni Unite, Trasformare il nostro mondo: l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, Risoluzione adottata dall’Assemblea Generale il 25 settembre 2015.
  • Piaget, J., Origins of intelligence in the child. London: Routledge & Kegan Paul. Trad. it.: La nascita dell’intelligenza nel fanciullo, Firenze: Giunti-Barbera universitaria, 1968.
  • Rodari G., Filastrocche in cielo e in terra, Einaudi, Torino, 1960.
  • Sobel D. T., Childhood and Nature: Design Principles for Educators, Portland, ME, Stenhouse Publishers, 2008.
  • Tonucci F., La città dei bambini, Laterza, Bari, 1997.
  • Vygotskij L, Pensiero e linguaggio, Giunti Editore, Firenze, 2007.

 


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