Regali controcorrente, i più belli
Anche quest’anno siamo arrivati a Natale. Le luci sono accese dappertutto e noi, attirati da ciò che brilla di più, seguiamo le scie di tante luci. Come è facile seguire le mode… come è facile accodarsi. Come è facile adeguare le proprie scelte a quelle della maggioranza. Come è facile, in una parola, comprare. Il ritmo degli acquisti, tanto più sotto le festività natalizie, ha assunto una velocità tale per cui tutto sembra desiderabile e tutto indispensabile. Il richiamo a comprare è diventato una specie di rumore di fondo che accompagna ogni momento della giornata, dagli schermi che consultiamo appena svegli al bombardamento visivo nelle strade cittadine. Non è che questo consumo sta diventando anche psicologico? Vale a dire: continuando a comprare, per noi stessi e per gli altri, non ci illudiamo talvolta di colmare mancanze, di affermare ruoli, di “guadagnarci” rassicurazioni? Riflettiamo sufficientemente su quanto siamo indirizzati dagli algoritmi dell’intelligenza artificiale? Ci sentiamo capaci di “resistere” alla logica degli algoritmi, o per lo meno di criticarla, di vagliarla? In effetti, la rete digitale conosce così bene le nostre abitudini, da anticipare le nostre scelte, confezionando orientamenti a misura dei nostri clic.
Ancora una volta la riflessione educativa, a tutte le età, torna ad essere essenziale perché, per esempio, ci spinge ad interrogarci sulla differenza tra un desiderio e ciò che semplicemente ci seduce. Non si tratta di demonizzare la tecnologia, né le offerte del mercato, ma di restituire alle persone gli strumenti per non esserne travolti. Valore e visibilità, in sostanza, non sono sinonimi: per rendersene effettivamente conto, cioè per non rincorrere le mode, tutti gli strumenti culturali hanno un ruolo molto prezioso. Tra questi, la rivista Pedagogika.it offre da 30 anni uno spazio di riflessione anche su quell’automatismo del consumo – materiale e mentale – che ci fa sentire utenti più che soggetti. Così, navigando nell’archivio di questa rivista, si rimane colpiti da un’immagine sempre ricorrente: quella della soglia. Siamo sempre capaci di oltrepassare soglie, cioè di non fermarci sul limite di quanto già sappiamo, o di quanto costituisce un’abitudine consolidata? Cosa vuol dire prendersi il rischio di essere impopolari? Cosa significa cioè pensare, non solo agire, in modo anticonformistico, non mondano? Torna in mente la genialità di Antoine De Saint-Exupèry, che al suo Piccolo principe fa dire la più bella descrizione di un pensiero controcorrente: «Un ammasso di roccia cessa di essere un mucchio di roccia nel momento in cui un solo uomo la contempla immaginandola, al suo interno, come una cattedrale».
Ecco, anche pensando ai regali di Natale, ricordiamoci delle parole del piccolo principe.


