I debutti (da ritualizzare) che riempiono la vita…

Di PAOLA NAVOTTI

Il corso generale della vita è comunemente scandito da passaggi: momenti di cambiamento, di transizione da una certa condizione ad un’altra; da certe competenze ad altre, da un certo sguardo sulla realtà e noi stessi ad un altro. Soprattutto negli anni dell’infanzia, tali tappe sono percepite – e fatte percepire – con abbastanza enfasi, così che rimangano impresse nella memoria affettiva e conoscitiva di chi le vive, come di chi le accompagna. Proprio a partire da questo spunto, Dafne Guida, consulente pedagogica, ha pubblicato un articolo sulla rivista Pedagogika.it (https://www.pedagogia.it/blog/2020/09/17/vita-scolastica-e-riti-di-passaggio/) mettendo in campo sia la propria competenza disciplinare, sia l’esperienza della cooperativa sociale Stripes, che dirige da moltissimi anni e che si occupa proprio di formazione ed educazione. Sottolineare l’inizio di una nuova tappa del cammino è, in effetti, fonte di molteplici e fecondi sentimenti: soddisfazione, stima, fiducia, attesa; ma anche misterioso presentimento di quanto ancora non si conosce, e percezione acuta del bisogno reciproco. Si tratta di sentimenti preziosi, che andrebbero guardati e accolti in tutte le età della vita. Ma come? Quei riti di passaggio che comunemente scansionano la vita scolastica dei più giovani, dovrebbero scansionare la vita intera… fissando innanzitutto i momenti di evoluzione, prima che di lacerazione. Dettagliando quel processo dinamico, quella strada esistenziale che accompagna un bambino dalla famiglia al nido, poi alla scuola dell’infanzia, poi alla primaria e ai successivi ordini scolastici, l’articolo di Dafne Guida porta a riflettere anche su noi stessi: cosa cambia in noi da essere considerato un passaggio da ritualizzare? Non è forse vero che per tutti la vita è piena di “debutti”, di nuovi inizi che cambiano la nostra percezione di fronte agli altri? Non è forse vero che il di più che ogni debutto porta nella vita di ciascuno è una condivisione maggiore con gli altri, tanto da farci sentire sempre più parte di un grande insieme? Infine, non è forse vero che anche i passaggi così temuti degli esami – valutazioni periodiche e inevitabili che ci misurano – sono occasioni di riflessione su di sé, prima che di eventuale delusione per il risultato?

Sem chi pruvisori… recitava un motto lombardo pressoché caduto in disuso. Ecco, quella caducità che può sembrare infeconda, o da correggere, è in realtà nome azzeccato per descrivere il movimento della vita, quel cammino in cui proprio la provvisorietà di ogni tappa è preziosa perché porta alla successiva. E, in tal senso, sarebbe molto più da valorizzare, o ritualizzare.