I limiti dell’IA? Sono di più le sue potenzialità…

Di Igor Guida

 

Educatori e studenti stanno beneficiando dell’Intelligenza Artificiale nella vita quotidiana?

Sì, ma in molti casi senza accorgersene…: questo è un problema, perché gli strumenti di IA si fondano su dati nostri, del cui utilizzo bisognerebbe essere sempre pienamente consapevoli. Docenti, educatori e dirigenti scolastici dovrebbero quindi possedere una conoscenza di base dell’utilizzo dell’IA, per poter interagire con tali tecnologie in modo positivo, ma anche critico. Ecco perché nel 2022 la Commissione Europea ha pubblicato degli “Orientamenti etici per gli educatori sull’uso dell’intelligenza artificiale e dei dati nell’insegnamento e nell’apprendimento”: questi orientamenti sono volti a supportare, in particolar modo, quegli insegnanti delle scuole primarie e secondarie con una limitata conoscenza sulle sfide etiche in questione.

Quali sono, nel campo educativo, i limiti dell’IA su cui occorre vigilare?

Primo limite è la mancanza di empatia: gli strumenti di IA possono gestire compiti tecnici, ma non possono sostituire quell’umanità, cioè quella umana capacità di interpretare le emozioni degli studenti, prerogativa fondamentali del lavoro degli insegnanti.

Secondo limite, la dipendenza dalla tecnologia: un eccessivo affidamento sull’AI potrebbe ridurre la creatività e quell’interazione umana tra insegnante e studenti, che resta essenziale per l’apprendimento.

Terzo limite, la disparità di accesso: le condizioni socioeconomiche più fragili possono ostacolare la parità di accesso alle risorse tecnologiche, rischiando così di accentuare disparità tra gli studenti.

Quarto limite – su cui in particolare ci soffermiamo, per la sua serietà anche legale – è la violazione della privacy legata all’utilizzo di dati personali. L’Intelligenza Artificiale, infatti, raccoglie ed elabora dati che spesso sono “sensibili”, cioè rivelano le caratteristiche personali (fisiche, psicofisiche, intellettuali, di origine etnica, di orientamento sessuale, o di appartenenza religiosa) di una persona. La protezione della privacy deve sempre essere tutelata, a maggior ragione quando si tratta di un minore, di una persona cioè non ancora pienamente autonoma. E il settore educativo, da questo punto di vista, è quello più esposto. Cosa allora docenti, educatori e dirigenti dovrebbero sempre fare? Innanzitutto illustrare in maniera immediata i criteri di raccolta dei dati, quali informazioni siano trattate e a quale scopo, così che le potestà genitoriali siano pienamente consapevoli di cosa stanno autorizzando. Una comunicazione chiara e trasparente su questi aspetti crea un clima di fiducia che non solo permette alle famiglie di sentirsi più rassicurate, ma anche sensibilizza gli studenti sull’importanza del tema della privacy e su un uso responsabile delle tecnologie digitali. In tutto questo, senza ombra di dubbio, sono gli insegnanti ad avere il compito più rilevante: infatti, non solo devono assicurarsi di usare strumenti digitali che rispettino le normative sulla protezione dei dati; ma devono anche assumere il ruolo di promotori di una cultura della consapevolezza, incoraggiando a riflettere sull’importanza di una gestione etica delle informazioni personali.

È un compito non da poco, che si può assolvere solo se le istituzioni tutte (scolastiche, regionali e ministeriali) garantiscono una adeguata e continua formazione. Il mondo digitale, e dell’Intelligenza Artificiale in primis, evolve così rapidamente che nuove applicazioni pratiche, potenziali rischi e implicazioni etiche si susseguono vorticosamente. O si mette in atto una formazione continua per gli insegnanti – attraverso workshop, seminari e altre iniziative che si rivelassero facilitanti – oppure tanti docenti continueranno a tenersi alla larga dalle tecnologie di IA.

Non solo: tale formazione è pienamente efficace solo se viene accompagnata dalla condivisione tra colleghi, dal fatto cioè che coloro che stano affrontando le stesse problematiche si supportino a vicenda, mettendo in comune le rispettive esperienze, e così ottenendo più risultati. Organizzare e valorizzare spazi in cui questa condivisione possa accadere, è fondamentale al pari degli ambiti più specificatamente formativi: una collaborazione stretta – cioè quel lavoro d’equipe sempre raccomandato in ambito pedagogico – si rivela infatti la risorsa più preziosa per individuare soluzioni pratiche ad ogni tipo di problematica.

A questo tipo di lavoro – fin dai suoi esordi, nel 2016 – Stripes Digitus Lab si sta dedicando e l’incontro con tanti docenti ed educatori ci incoraggia in due considerazioni. Da una parte, una grande curiosità ad approfondire le conoscenze digitali e le potenzialità dell’Intelligenza Artificiale; dall’altra, una certa ritrosia, sia di fronte ai rischi (così come sopra accennati), sia di fronte ad un’organizzazione istituzionale forse non ancora pronta ad accompagnare il “mondo scuola” nell’uso degli strumenti di Intelligenza Artificiale.

Ad ogni modo, anche se non istituzionali, ci sono molte realtà a cui abbeverarsi, oltre a quelle affidate alle iniziative personali e comunitarie interne a tanti collegi docenti.