Cosa sono oggi i bambini? Intervista a Marcello Bernardi
Siamo andate ad intervistare un grande pediatra, un uomo che ha messo il suo mestiere a disposizione di tutti i genitori, uomo di grande sensibilità capace di entrare in sintonia anche con le persone più semplici, un punto di riferimento per i genitori italiani e per molti operatori che lavorano con i bambini. Entrando nella sua casa, dove ci ha rilasciato l’intervista, si coglie subito un mondo pieno di calore e di saggezza, (sia chiaro non di quella vecchia e stantia della quale nessuno se ne può fare nulla, perché non più in grado di “dare il cattivo esempio” come recita la vecchia canzone di De André Bocca di Rosa) ma un clima particolare capace di porre l’interlocutore in contatto con la sua parte più intima e vera. Un piacevole pomeriggio primaverile per parlare di bambini utilizzando la lente di ingrandimento dell’amore verso gli altri, ma anche dell’imperfetta umanità.
Professore, l’ho conosciuta nel 1968, a Baranzate di Bollate in un incontro organizzato dal Comune e dalla Biblioteca in collaborazione con il CEMP, avevo vent’anni e da lì a poco tempo sarei diventata mamma; quelli erano i primi incontri dedicati agli aspiranti genitori. Secondo lei, in questi trent’anni, come sono cambiati i genitori ?
Siamo stati travolti … citerò a memoria Laing, psichiatra, antipatico, odioso, uomo intelligentissimo: “Ogni bambino che nasce è una scintilla nelle tenebre, un principe ma poi, a seguito di quel procedimento di violenza che noi chiamiamo
educazione, in 15 anni diventa un cretino come noi”. Ecco, io vorrei rispondere alla sua domanda in questo modo: i genitori si sono imbottiti di teorie e di pareri diciamo specialistici, di pseudo cultura, di moda, di sensi di colpa e naturalmente hanno cercato di disfarsi dei sensi di colpa col resto, facendo quindi del bambino un feticcio. Sempre un oggetto comunque, quale il bambino è sempre stato, ma un oggetto status symbol, da curare, da rifinire, da pulire, da lucidare, da mettere in mostra. Per questo motivo e per il fenomeno definito come frammentazione del lavoro, vale a dire questi poveri genitori che riescono a tornare a casa la sera tardi, stanchi, innervositi e stressati, tutto diventa più complicato. Forse è sempre stato così ma oggi certamente la situazione dei genitori è molto difficile, più difficile di quanto non sia mai stata.
Oggi si diventa genitori in età sempre più adulta e “più consapevole”. Secondo lei i bambini nati da queste coppie hanno qualche “marcia” in più?
Non so se dipenda solo da questo, in parte credo di sì, in parte però anche da quello che noi chiamiamo in termini tecnici il trend secolare, detto anche accelerazione della crescita. Indubbiamente i bambini sono molto cambiati e stanno cambiando, maturano molto prima e anche fisicamente sono diversi, le malattie non li devastano più, le cosiddette malattie esogene sono scomparse, o quasi. Io che faccio questo mestiere da più di mezzo secolo posso dire che i bambini di oggi non hanno niente a che vedere con quelli di cinquant’anni fa, sono completamente diversi e devo dire, un po’ a malincuore, migliori. Comunque anche i genitori sono diventati un po’ “cretini”, come dicevo prima, perchè si sono lasciati prendere anche loro dalla stupidità che dilaga nei media grazie anche ai progressi tecnici e alla comunicazione di massa. Sicuramente sono più consapevoli del loro ruolo genitoriale; vedo però anche tantissimi genitori divorati dai sensi di colpa per il clima poco sereno che vivono in famiglia estenuati dal costante duello tra lavoro e bambino; e invece sarebbe meglio che incanalassero le loro energie nel riequilibrare il rapporto tra figli e lavoro.
Le chiedo anche se, la consapevolezza, come programmazione puntuale del figlio, possa offrire una marcia in più ai figli o se invece non sottragga loro qualcosa…
Non so francamente se dia una marcia in più ai figli. Certamente vedo con molto favore la programmazione come mezzo per liberarci dalla piaga del pianeta che è la sovrappopolazione. Certamente il bambino che ha a disposizione il genitore come persona è avvantaggiato rispetto a quelli che avevano a disposizione gli undici fratelli e solo in piccola parte il genitore. Tuttavia, come sempre, bisogna stare attenti al buonsenso e a non esagerare per non programmare i figli come si programma l’acquisto di un’automobile … Non dimentichiamoci che l’essere umano è composto da corpo, mente cioè ragione, e cuore e sentimento. Come diceva giustamente Tullio Altan, zio del famoso vignettista, professore di antropologia culturale, “se l’uomo elimina da sé la ragione e si abbandona al sentimento diventa un animale “ma se si abbandona alla ragione e elimina il sentimento diventa un mercante”.
Cosa ne pensa del rapporto tra le nuove tecnologie e i bambini?
Perfettamente normale. Noi dobbiamo mettere a disposizione del bambino tutto, poi lui si arrangia facendo quello che gli piace, che lo diverte e che appaga la sua curiosità. Io detesto ad esempio la stupidità della televisione, ma non la televisione in se stessa che, così come il computer, è un mezzo eccezionale ma che deve rimanere una macchina al servizio dell’uomo.
E’ migliorata la capacità di ascolto dei bambini da parte degli adulti?
Ho i miei dubbi. E’ un argomento del quale purtroppo mi sto occupando proprio adesso. Come dicevo prima il bambino rimane un oggetto, un oggetto prezioso ma comunque un oggetto e i pareri degli oggetti non si ascoltano, si ascoltano i pareri delle persone. Il bambino viene giudicato ancora oggi, come diceva Jacobi “un adulto in miniatura”, destinato cioè a diventare adulto e persona, adesso non è niente. Personalmente concordo con Jacobi, il fondatore della pediatria alla fine del secolo scorso, il bambino non è considerato una persona e se le cose vanno avanti così continuerà a non esserlo. Se ci va bene quello che il bambino dice, lo si ascolta, altrimenti lo facciamo diventare un capriccio: no, non credo che ascoltiamo abbastanza i bambini.
A suo parere gli spazi d’ascolto per i bambini (asili nido, scuole materne..) interrogano veramente i loro bisogni?
No, per favore, lasciate in pace questi bambini! Non facciamo come quella disgraziata trasmissione Zitti tutti parlano loro (la detesto proprio!!). Cercare di capirli, questo sì! Raramente siamo vicini ai veri bisogni dei bambini perché abbiamo la mentalità deformata dalla cultura in cui viviamo, cultura intesa in senso sociale. Deformata la abbiamo sempre avuta, tanto è vero che la prima cosa che l’uomo ha inventato è stata la guerra, ma adesso abbiamo una deformazione che secondo me sta peggiorando di molto e molto velocemente, proprio perchè i mezzi di cui disponiamo anziché essere usati da persone con fini nobili, vengono usati come loro sostituti.
Come incentivare la fantasia, la creatività, il pensiero divergente e quindi la libertà dei bambini?
(ride, ndr) La risposta più semplice è una frase banale, popolaresca: “non impicciarsi dei fatti altrui!” I bambini hanno i diritti, stabiliti sulla carta è vero, dalla Convenzione dell’Onu, però in realtà i bambini non hanno il diritto di fare quello che vogliono! Sono obbligati tanto per dirne una ad andare a scuola, cosa bellissima, intendiamoci, ma quello che non è bellissimo è come la scuola è organizzata, adesso più che mai: un’istituzione burocratica staccata, piena di schemi e di gerarchie. Se ai bambini piace fare delle cose, come masturbarsi per esempio, i genitori o gli educatori vengono presi dal panico! … La nostra cosiddetta società è organizzata in modo tale che non possano fare cose piacevoli, come per esempio giocare a tavola con la pastasciutta. E’ evidente che si impara se si è incuriositi, ma cos’è che stimola la curiosità di un bambino o di un ragazzo a scuola?
Nelle nuove famiglie cosiddette “allargate”, i piccoli si trovano a dover fare i conti con più interlocutori, quali difficoltà o facilitazioni possono incontrare?
Sembra assurdo e contraddittorio ma più o meno gli stessi problemi che hanno gli altri. Perché anche della famiglia abbiamo fatto un’istituzione, con il matrimonio, il divorzio, le separazioni, i figli naturali, i figli adottati … Ma la famiglia è prima di tutto un nucleo affettivo del quale può far parte il nonno e il nipotino e basta, oppure 14 nonni, un genitore e 26 bambini, per dire … la famiglia non è maschio, femmina e prole. La famiglia è un nucleo affettivo anche di consanguinei, ma non solo, come nel caso dei bambini adottati.
Quali sono oggi le paure dei bambini?
La paura è la previsione di qualcosa di pericoloso. I bambini piccoli che non hanno la dimensione del tempo e vivono il presente non hanno paura. Perché poi gli viene? Perché ci pensiamo noi adulti a fargliela venire (“attento che c’è l’acqua!”) attraverso i nostri condizionamenti. La paura è una malattia epidemica che va progressivamente aggravandosi: se uno comincia a imparare ad avere paura, non si sa dove andrà a finire, avrà paura di tutto, di perdere quello che ha, di morire, di star male. Bisogna innanzitutto che i genitori imparino a non essere dei vigliacchi, e se lo sono devono imparare a tenerselo per loro senza trasmetterlo ai bambini. Devono imparare a non lasciarsi prendere dalla mania dell’ansietà, dall’iperprotezione, dal volere avere un figlio perfetto come si vuole avere una giacca perfetta. Il figlio è una persona e il suo scopo finale è quello di essere se stesso, questa infatti è l’etimo della parola educazione che deriva da ex- ducere cioè tirare fuori, aiutare ad essere quello che si è, non mettere dentro. Noi invece spesso per educazione intendiamo accumulare nell’altra persona i nostri sentimenti, le nostre paure, le nostre regole, la nostra etica. C’era un meraviglioso film di Totò Siamo uomini o caporali? Purtroppo qualche volta si finisce per essere caporali!
Quali sono i valori culturali che dovremmo trasmettere ai bambini, quindi alle nuove generazioni?
Io credo che in realtà ci sia un unico valore al quale di volta in volta abbiamo dato un nome diverso (dio, amore, libertà, eguaglianza,
giustizia): la consapevolezza cioè di vivere per gli altri. Questo principio è il principio base sia delle filosofie occidentali che di quelle orientali, noi poi abbiamo aggiunto altri valori come il possesso deificato che ci porterà all’autodistruzione.
Vorrei citare Winnicott, grande pediatra e grande psicanalista quando diceva: “L’oggetto della fede è tale per cui si può morire, ma nei cui confronti il giudizio di realtà resta sospeso.” Noi dobbiamo cercare la realtà dentro noi stessi, nella nostra fede, nella nostra attenzione, nella nostra disponibilità. E’ uscito un bellissimo libretto di un cultore di ebraismo, una antologia di scritti della tradizione ebraica, intitolato Quale Dio?Se lei mi chiede che cos’è la libertà, non lo so, ma so che dovremmo tendere ad essa … Io appartengo a quella generazione che nel ’45 per la libertà ha combattuto e ha dato la vita; ricordo bene i compagni torturati, massacrati; io sono stato fortunato perché gli americani avevano sfondato la linea gotica e i fascisti sono scappati, sennò sarei morto anch’io. Adesso le voglio proprio leggere il prologo alle cosidette riflessioni buddiste, pochi stupendi versi.
“Stamani hai percorso a perdifiato la pianura e non l’hai trovato. Quando il sole è stato alto hai frugato tutti i cespugli della foresta, ma non l’hai trovato.
Sei andato correndo sulle colline col sole morente ma ancora una volta non l’hai trovato.
Solo ora, quando le prime ombre della sera nascondono i colori, ti sei affacciato allo stagno per bere e l’hai trovato.
Guardalo, è lì di fronte a te, riflesso nell’acqua. Non l’avevi capito? Tu sei il tuo nemico.”
Ha in pubblicazione qualche libro?
Dovrebbe uscire prima di Natale. Il titolo provvisorio è Infanzia fra due mondi, cioè fra il passato e il presente e anche nello spazio, cioè che cos’è il bambino, e noti che dico che cos’è, non chi è, cos’è nel mondo sottosviluppato e nel mondo progredito. Il bambino fra due mondi, nel tempo e nello spazio.