Formazione professionale e disabili

Come è noto l’abolizione prima delle scuole speciali e poi delle classi speciali per portatori di handicap, risale alla fine degli anni ’70 cosicché, pur rimanendo la necessità di progettare percorsi scolastici per ciascun disabile caratterizzati sia dall’integrazione scolastica e sociale, sia dalla particolare ed individuale gravità dell’handicap, l’inserimento dei disabili si può definire ormai una prassi consolidata all’interno di ogni ordine e grado dell’istruzione scolastica.

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Dopo aver assolto all’obbligo scolastico, dinanzi al disabile si aprono sostanzialmente tre strade: nei casi più gravi l’inserimento nei Centri Socio – Educativi, nei casi più lievi è previsto l’inserimento nelle scuole medie superiori, che tuttavia tradizionalmente accolgono disabili di tipo quasi esclusivamente fisico – sensoriale: non vedenti, non udenti, non deambulanti. Mentre i Centri di Formazione Professionale Regionali, comunali o convenzionati accolgono prevalentemente i portatori di handicap psicofisici, a loro volta discriminandoli tra “inseribili”nei corsi diurni biennali frequentati da giovani normodotati e “inscrivibili”a corsi di formazione/lavoro esclusivamente frequentati da portatori di handicap. In sostanza paradossalmente può accadere, anzi accade normalmente, almeno per quanto riguarda le attività formative della Regione Lombardia, che un ragazzo portatore di handicap non grave, di 14- 15 anni pur essendo stato inserito nella “scuola di tutti ” sin dalla prima infanzia, debba frequentare, dopo l’assolvimento dell’obbligo, corsi di formazione professionale che di fatto lo isolano rispetto a quel contesto di pari età che pure era stato determinante ai fini della sua socializzazione ed acculturazione.
Inoltre il conseguire un qualunque livello di qualificazione professionale all’interno dei corsi di formazione/lavoro non è certo il miglior viatico possibile né per l’inserimento nei tirocini aziendali, né in qualunque attività lavorativa. E’ pur vero che solo
in anni recenti sia le scuole medie superiori che gli Istituti e i Centri di Formazione Professionale si sono dotati di insegnanti di sostegno esperti nella progettazione di percorsi formativi individualizzati. Peraltro gli organici di tali figure docenti, assai spesso, sono formati da insegnanti precari con incarico annuale. E’ pur vero che i corsi di formazione/lavoro, con un rapporto insegnante/allievo pari ad 1 a 4, garantiscono l’attivazione di progetti educativi fortemente individualizzati, nonché, quando è necessario, quei percorsi di recupero scolastico che rendono non formale il livello di competenze attestato dal “diploma di III^ Media?.
Tali attività di recupero non di rado si accompagnano a forme non codificate di ri-orientamento scolastico-professionale. Non è raro il caso di utilizzo del primo anno formativo dei quattro in cui si articolano i corsi di formazione/lavoro per riesaminare le potenzialità del disabile al fine di destinarlo ad un Centro Socio Educativo se gli handicap di cui è portatore sono destinati ad aggravarsi nel tempo, provocandone la totale inabilità al lavoro o al fine di reinserirlo in attività scolastico-formative per normodotati, se al contrario le condizioni psico-fisiche dell’allievo lo consentono o addirittura lo prescrivano, in relazione al futuro inserimento socio-lavorativo. Ma il recente provvedimento dell’innalzamento dell’obbligo scolastico sta comportando l’iscrizione alle scuole medie superiori e agli istituti professionali di molti/e ragazzi/e che, non avendo compiuto ancora il 15° anno di età, disertano tanto i corsi biennali di prima formazione professionale, quanto i corsi di formazione/lavoro per portatori di handicap.
Nel contempo, i Provveditorati agli Studi sono invitati a centellinare, se non a contrarre, le assegnazioni degli insegnanti di sostegno alle scuole medie superiori e agli istituti professionali. Perciò, qua e là, facendo di necessità virtù, ma soprattutto affidandosi all’inventiva di presidi e direttori di CFP, si stanno ipotizzando patti formativi che metteranno a disposizione della scuola di Stato la grande esperienza professionale rappresentata dagli insegnanti dei CFP, che sono messi a disposizione dal calo degli iscritti ai corsi di prima formazione professionale.
Resta la necessità di progettare una più complessiva riforma della Formazione Professionale Regionale che, se pure gradualmente, dovrebbe riconvertire le risorse professionali e finanziarie destinate alla formazione di primo livello in interventi progettuali estremamente flessibili volti a favorire l’inserimento lavorativo e prima ancora scolastico e formativo, tanto dei portatori di handicap, quanto dei drop-out del sistema scolastico.
La dimensione delle risorse che possono essere riconvertite e messe a disposizione di tali progetti è data dal costo che si deve sostenere per ciascun allievo dei corsi di formazione/lavoro: circa 17.500.000 all’anno.