Generi, rapporti, desideri – Maria Piacente

Lo spunto per ripensare e riprendere nei contenuti i temi che, come vedremo, costituiscono questo dossier, ci è stato suggerito da un seminario, tenutosi ad Anghiari, nella rigogliosa campagna toscana, intorno ad Arezzo. Il tema del seminario verteva sostanzialmente sulla relazione. In particolare, “Sui generi. Narrazioni e confronti tra donne e uomini”. L’argomento veniva affrontato, per la prima volta, attraverso un confronto diretto tra femmine e maschi, attraverso l’approccio narrativo ed il metodo autobiografico. Più volte questo metodo ha trovato ampio spazio sulla rivista. Al centro, il partire da sé, come pratica che comporta una relazione con l’altro forse più vera e più autentica. E, delle relazioni tra i generi e le generazioni, si è occupata la rivista, anche attraverso la pubblicazione di un dossier, molto fortunato, pubblicato nel bimestre gennaio-febbraio 2003, dal titolo “Identità e differenza di genere”.

 

Intorno a questi temi si è poi sviluppata una certa curiosità, fino a rendere necessaria una pubblicazione specifica su quegli argomenti, con la stampa dei Quaderni di Pedagogika.it, dal titolo: Generazioni di donne a sconvegno: soggettività femministe a confronto. La questione relativa alle relazioni, al confronto ed al rapporto tra i sessi costituisce anche l’argomento principale del nuovo e interessante saggio di Zygmunt Bauman L’amore liquido, nel quale viene affrontato il tema della liquidità dei rapporti, della perdita di senso e della fragilità dei legami in generale. Sulle relazioni Bauman sostiene “Oggigiorno quello delle relazioni è l’argomento sulla bocca di tutti, ed evidentemente l’unico gioco cui valga la pena di partecipare, nonostante i noti rischi che comporta”. Nella relazione tra i sessi, tra i generi e le generazioni la narrazione assume anche una dimensione sia pubblica sia privata. Nello spazio pubblico di cui parla Hannah Arendt in Vita Activa prendono vita le relazioni che in quel palcoscenico privilegiato diviene lo spazio dove la significazione politica del rapporto tra i sessi, tra le nuove e vecchie generazioni genera scambi dai quali i legami prendono forma e forza. “La distinzione tra una sfera di vita privata e una pubblica corrisponde all’opposizione tra dimensione domestica e dimensione politica; […] ma l’ affermazione del dominio sociale, che non è né privato né pubblico, è un fenomeno relativamente nuovo? Rispetto al luogo dei domini e del divenire della dialettica nel suo Amo a te, Luce Irigaray sostiene “Tale luogo si realizza tra natura e cultura senza abbandonare un polo a vantaggio di un altro. Sul piano soggettivo come sul piano oggettivo, si compie grazie al lavoro di e tra io e tu, lui e lei, io lei e tu lui, io lui e tu lei, irriducibili l’uno all’altra, co-fondatori della natura e della cultura”. E’ in questi luoghi, fuori dai soliti stereotipi che vogliono attribuire alle donne la cura e agli uomini la politica che può riemergere una rinnovata rivoluzione culturale che rimette al centro il desiderio come vero motore del cambiamento. Riflettere sulle Istituzioni, sulle Norme, sulle Leggi, sul Desiderio e sulle sue possibilità di dispiego nell’ambito delle parzialità di genere, significa ridare centralità alle relazioni all’interno della polis e porsi i molti quesiti ai quali i vari autori, hanno cercato di dare un senso. Cosa vuol dire narrarsi nella propria parzialità femminile e maschile svincolandosi dalle reciproche diffidenze? Alla crisi che sempre più emerge nell’arena politica, può servire una profonda analisi della mancanza del desiderio? Quali sono i limiti che occorre accettare: leggi, norme, regole, che pure necessarie, non impediscano il disvelamento di vite umane ed il riconoscimento di sé? Come le nuove tecnologie, le norme in materia di procreazione assistita, trovano spazio, collocazione e senso, anche in considerazione dei mutamenti sociali avvenuti in questi anni? Il corpo e la sua voce, la sua sacralità. Le voci del corpo delle donne. L’impossibilità di espungere il corpo, o la fantasia che su di esso si opera, anche nelle relazioni in rete. La soggettività di ognuno come attrice principale dei cambiamenti sociali, culturali, istituzionali. Forse nel seminario di Anghiari, si è in qualche modo messa in scena l’opera pirandelliana dei Sei personaggi in cerca di autore ed è stato possibile vedersi attraverso lo sguardo dell’altro e ripartire da sé con quello sguardo in grembo. Ne Le parole del ritorno, Maria Zambrano scrive: “[….] c’è bisogno di una coscienza che raccolga il personaggio che vaga errabondo per la città oppresso sotto il peso della propria vita indefinita, non vista da alcuno […]. Ci vediamo nell’altro, e solo quando qualcuno raccoglie la nostra storia, la storia delle nostre pene, della nostra contentezza e del nostro fallimento, solo allora ci conosciamo. Come conoscerci se non ci conosce nessuno?”

 

Dicembre 2004