Pavia: nuovi linguaggi per la prima infanzia

(Sintesi dei lavori del convegno 12-13 marzo ’98)

I 7 asili nido del comune di Pavia ospitano il 14% dei bambini e delle bambine al di sotto dell’anno di età, mentre il 36% dei bambini tra 1 e 3 anni frequenta un asilo nido comunale

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Il 40% della popolazione scolastica infantile tra i 3 e i 5 anni è iscritta alle 10 scuole d’infanzia comunali. Vi sono anche 8 scuole statali e 5 private. L’offerta pubblico-privata arriva a soddisfare il 96% della popolazione infantile tra i 3 e i 5 anni.
Gli orari vanno da un minimo di 8 ore e 30 minuti ad un massimo di 10 ore e 30 minuti, con soli 62 giorni lavorativi di chiusura totale (almeno per le strutture comunali).
Ai dati quantitativi dei servizi corrisponde un’altrettanto elevata qualità dell’offerta educativa? In base alle ricche proposte educative (insegnamento dell’inglese nelle 10 scuole per l’infanzia comunali, uso didattico del computer in 6 di esse, educazione sonoro-musicale nei nidi e nelle scuole d’infanzia, al modello pedagogico attuato nei nidi), si direbbe di sì. Tuttavia, l’amministrazione comunale ha ritenuto di dover affrontare la questione “qualità” a partire dalla definizione di un progetto di riorganizzazione dei servizi 0/6 anni, per una risposta ai bisogni di bambini/e e famiglie, mantenendo un corretto rapporto costi/benefici, controllo di gestione e il continuo monitoraggio degli obiettivi raggiunti e la costruzione di un modello pedagogico fondato sulla continuità educativa 0/6 anni, in modo da comprendere sia l’ultimo anno della scuola per l’infanzia che il primo anno della scuola elementare come previsto dagli indirizzi di riforma dei cicli scolastici.
E’ stata stipulata una convenzione triennale (97-99) con l’Università di Pavia Dipartimento di Filosofia – Cattedra Generale, di cui è titolare la professoressa Egle Becchi, che si è posta come obiettivo la costruzione di un lessico pedagogico comune ai nidi e alle scuole d’infanzia comunali tramite un programma di aggiornamento che comprende l’adozione di nuovi strumenti di valutazione della qualità del servizio (ACEI, OSSERVAZIONE DELLA GIORNATA EDUCATIVA, SVANI e SOVASI) e seminari di approfondimento dei modelli di funzionamento e degli stili educativi adottati nei servizi educativi di enti locali individuati dall’amministrazione comunale e dalla cattedra di Pedagogia Generale dell’Università di Pavia. Sono stati programmati seminari sui progetti di riforma della scuola e dei servizi educativi; lezioni per l’approfondimento di temi specifici, come “la pedagogia del diverso”. Altri seminari sono sull’identificazione di criteri per l’assegnazione dei cosiddetti “premi di incentivazione”, sull’individuazione di indicatori di qualità e sul “controllo di gestione”.
E’ in corso la sperimentazione della continuità educativa asili nido – scuole d’infanzia, mentre sono stati istituiti un “osservatorio sulla qualità” e, in collaborazione tra comune di Pavia – settore Istruzione formazione professionale e cattedra di Pedagogia Generale – dipartimento di Filosofia dell’Università di Pavia, un corso master per la valutazione della qualità dei servizi della prima infanzia.
Sullo sfondo di tale ambizioso piano di “ristrutturazione aziendale” restano alcuni problemi solo in parte risolvibili a breve termine.
Innanzitutto, la rigidità del contratto collettivo nazionale dei lavoratori degli enti locali che colloca il personale educativo ed insegnante su due differenti livelli retributivi, pur attribuendogli la medesima “sesta qualifica funzionale”.
La soluzione a tale problema avverrà mediante un accordo sindacale che prevede la creazione nel prossimo triennio di 14 posti di educatore/insegnante per la prima infanzia (0-5 anni) che potrà operare sia negli asili nido e nelle scuole d’infanzia e/o in strutture con bambini dal 18 mesi al 3 anni. Tale figura professionale sarà una sorta di agente promotore della continuità in “verticale” dall’età infantile all’età scolare, ma anche in “orizzontale” con la famiglia che effettuerà un percorso temporale ed educativo, all’interno dei servizi scolastici e socio-educativi.
In via sperimentale a 10 educatrici sarà affidato l’incarico di educatrice/insegnante per la prima infanzia, con una retribuzione pari a quella dell’insegnante di scuola per l’infanzia, comprensiva dell’indennità di tempo potenziato.
A causa della demotivazione del personale educativo ed insegnante provocata dall’innalzamento dell’età anagrafica e dall’anzianità di servizio, è utopistico tentare di porre rimedio a tale “usura psico/fisica” delle lavoratrici attraverso l’aggiornamento, come si sta tentando a Pavia e in altre realtà locali. Occorre proporre un mix di incentivi alla produttività, di progressione di carriera, di parziali distacchi dall’attività educativa, di mobilità verso altri servizi “alla persona”, tra cui quelli previsti dalla Legge 285, che coniughino la valorizzazione dell’esperienza professionale con la riqualificazione della stessa e con il coinvolgimento del personale scolastico e socio-educativo in un graduale processo di riforma dei servizi per la prima infanzia e la prima età scolare.
Altra variabile è la trasformazione del contesto socio-culturale cittadino che è caratterizzato da una domanda di un uso flessibile ed integrato dei servizi per la prima infanzia, quali vengono offerti dall’applicazione della Legge 285.
A queste esigenze la risposta è per il momento solo amministrativa o meglio di politica delle rette che, dal prossimo anno scolastico 1997/99 verranno corrisposte dalle famiglie in rapporto ai tempi d’uso del servizio nell’arco dell’anno e nell’arco della giornata scolastica.

*Dirigente del comune di Pavia