Editoriale – I corpi ci raccontano

Un pò anche miope ora, grazie all‘età non proprio più verde, stringo le palpebre degli occhi per mettere  meglio a fuoco quelle braccia e quelle gambe che, in uno stile libero approssimativo stanno scivolando in questo mare nostrum meraviglioso e nel contempo teatro di tanto dolore…

Ma oggi vorrei soffermarmi solo sulla sua bellezza: l‘acqua invitante, assolutamente limpida un morbido cristallo che si lascia penetrare dentro, una dolcezza infinita nella quale ammirare il proprio corpo che si muove libero e leggero, guardare le proprie gambe abbronzate dal sole del nosto sud, fare piroette scherzare con l‘acqua e ripetere con qualche vicino nuotatore o nuotatrice il leit motiv: che bell‘acqua oggi, ci chiama e non possiamo fare a meno di immergerci e di lasciarci andare… Una sensazione che già abbiamo provato, quando eravamo affidati al mare del grembo materno e ci sentivamo liberi felici e protetti….

Ecco, intanto ho messo a fuoco chi è colui che sta nuotando là, in fondo, dove il mare diventa di un azzurro più intenso… si tratta sicutamente di C., il suo corpo infatti si muove così: una bracciata lunga lunga, lo sbattere dei piedi e delle gambe quasi  sincroniamente e poi, nell‘allungare l‘altro braccio, si nota che la bracciata affonda dentro l‘acqua in modo meno vigoroso e così, solo per qualche secondo fa guizzare il corpo con una mossa così particolare che non può che essere C. Si, si è lui, tra l‘altro tiene in bocca il boccaglio della maschera dritto dritto, bello perpendicolare alla sua testa rotonda…

È proprio lui, è proprio il suo corpo; ora esce dall‘acqua e se lo porta fiero in giro per la spiaggia e si guarda, e certo guarda i corpi degli altri e delle altre. Intanto gli si avvicina E., anche lei è appena uscita dall‘acqua, la vedo di spalle non sono proprio sicura che sia lei, ma dell‘agitarsi delle mani non può che essere lei… si ravviva i capelli in quel modo portandosi le ciocche dietro le orecchie e poi si, eccole, anche se un pò a distanza, da dietro i miei occhiali da sole, riesco a vedere le ali della farlalla che si era fatta tatuare sulla spalla sinistra nel periodo in cui diceva di sentirsi libera di volare!

Inoltre, quella mano sul fianco sinistro: tra il pollice e l‘indice pinza un pò di pelle, due morbide  fossette che spariscono subito appena toglie le dita… È lei, per davvero, ben piantata con i piedi sulla battigia lascia come calchi i segni del suo piede n. 39, sembra proprio possedere il suo corpo, si vede che gli piace che lo sente. E. racconta un sacco di storie con le mani, con le spalle… infatti a volte quando cammina, sembra che cammini con le spalle… la sua insegnante di yoga la corregge sempre, le  dice di starci attenta se vuole avere la schiena più sana e l’andatura più elegante. Ma E. è proprio così, non ci si può fare niente.

Quanti corpi! Quante storie. Corpi parlanti, ognuno racconta la sua storia: il nostro corpo ci appartiene, noi siamo il nostro corpo, ci abita in modo del tutto inaspettato, ci tende qualche tranello qualche volta ci tradisce, ma altre volte, ci regala sensazioni paradisiache.

Può una dimensione così forte, così radicata essere “dimenticata” nella quotidianità nei contesti in cui si trova ad agire: casa, scuola, lavoro, tempo libero? Si può esiliare il corpo?

Eppure la storia del pensiero occidentale nella sua tradizione dualistica ha sempre esaltato la mente/ l’anima, mettendo il corpo in secondo piano, relegandolo ad una dimensione individuale scindendo l‘anima dal corpo, lo spirito dalla carne, esaltando altresì le proprietà del pensiero come strumento di conoscenza e apprendimento operando una dissennata scissione tra l‘anima e il corpo. Operazione impossibile da fare poichè il corpo e la mente sono in una costante ricerca di equilibrio e si influenzano l‘un l‘altro come se dipendessero l‘uno dall‘altro come un entaglement quantistico, diremmo oggi con la fisica quantistica, un fenomeno  che non può essere descritto singolarmente, ma solo come sovrapposizione di più sistemi.

Anche la conoscenza delle discipline orientali e le recentissime acquisizioni delle neuroscienze  mettono in luce come il cervello può cambiare la sua struttura in base alle esperienze compiute anche col il proprio corpo cosi come, secondo il neuroscienziato Kandel, ma non solo, la psicoterapia è in grado di indurre dei significativi cambiamenti nell‘attività funzionale di alcune aree cerebrali.

Il nostro corpo è l‘interlocutore  „privilegiato“ col mondo , fa da mediatore tra noi stessi e l‘altro e  ogni narrazione parte dall‘incontro del nostro corpo con l‘ambiente e la realtà che  ci  circonda .

Tutto questo dobbiamo tenere presente nei processi educativi. Del corpo in educazione ne parla in questo Dossier  Ivano Gamelli,  autore  di Pedagogia del corpo e collaboratore tra gli altri di in uno degli articoli di questo numero. Un approfondimento su come la pedagogia del corpo cerca di integrare i saperi tradizionalmente separati: quelli della parola con quelli del gesto, dello sguardo, del movimento, dell‘apertura ai sensi. Pensiero/corpo/emozione, un tutt‘uno, per riconoscere al corpo il suo reale e forte  potere vitale ed espressivo.

Godetevi ora gli articoli di questo generoso dossier, troverete sicuramente spunti di riflessione per iniziare l‘autunno  ascoltando il vostro corpo e rispettandolo.

Cademmo nell‘abbraccio

ci separammo dal mondo,

non sapevamo se eravamo due corpi

o due anime

o un corpo e un’anima

o se semplicemente

non eravamo

perché era amore solamente

e poi solamente fu

la marea d’argento del nulla.

(Perché era amore solamente,
Wislawa Szymborska)