Contesti educativi per il sociale.

Laura Cerrocchi, Liliana Dozza (a cura di)

Contesti educativi per il sociale.
Progettualità, professioni e setting per il benessere individuale e di comunità

FrancoAngeli, Milano 2018,

pp 476, € 43.

Simone Romeo

Si può dare un quadro esaustivo di cosa significhi «essere e fare l’educatore professionale socio-pedagogico e dei servizi per l’infanzia, così come il pedagogista coordinatore di servizi socio-educativi» (p. 7)? Prendendo le mosse dalla recente definizione legislativa il volume, artico- lato in tre parti, si propone di fornire uno strumento importante, a un tempo chiaro e complesso, che possa permette- re alle figure educative professionali di formarsi e riflettere sulla propria professionalità e sui contesti che essa può abitare. Con l’approvazione della legge
n. 205 del 27 dicembre 2017 – la cosiddetta “legge Iori” che, pur non nella sua originaria interezza, ha gettato le basi per il riconoscimento formale di queste due figure – il lavoro educativo professionale ha la possibilità di svolge- re un salto di qualità dal punto di vista (pedagogicamente) identitario: nella formazione dei professionisti, nel confronto con le “Scienze dell’educazione” presenti e operanti in ambito educativo, e nel riconoscimento sociale.
Nella prima parte del volume, denominata «progettualità, responsabilità e cura educativa» e composta da saggi di Franco Frabboni e delle due curatrici del volume, si riflette sugli orientamenti teorici e sul senso del lavoro educativo, con un’importante attenzione alle metodologie e all’analisi e considerazione delle contraddizioni che innervano il lavoro educativo. Su questa ineludibile caratteristica professionale si impernia la riflessione proposta, con il merito di attraversare dei binomi cruciali per il lavoro educativo: massa e singolarità, locale e globale, apertura e chiusura, singolo e gruppo, individuo e collettività. Contraddizioni entro le quali gli interventi e i servizi sociali si devono inevitabilmente posizionare, tentando di riuscire a «portare a integrazione dia- lettica» le dinamiche che li attraversano, evitando polarizzazioni «in posizioni e concezioni antinomiche» (p. 27), pur non rinunciando ad attraversare il conflitto. Gli assi della progettualità e della relazione educativa, che si compenetra- no con la progettualità esistenziale e la relazione di ogni educando con quanto lo circonda, sono valorizzati come car- dini della formazione individuale e di gruppo.
La seconda parte del volume, scritta da Vanna Iori e Alessandro D’Antone, ri- guarda le professioni educative nell’in- treccio tra la loro recente formalizza- zione sopra descritta, e gli orientamenti professionali e riflessivi presenti nella prima parte del volume. La figura del pedagogista fa capo epistemologicamente a un sapere, la pedagogia, che ha «il carattere di riflessione teorica sulla e per la pratica formativa»; una teoria, tuttavia, che non «può prescindere dall’esperienza educativa viva e concreta proprio per- ché la pedagogia è una scienza volta alla prassi» (p. 78), in quella che si auspica essere una dialettica virtuosa tra l’intervento educativo e la riflessione teorica. La figura dell’educatore professionale socio-pedagogico e dei servizi per l’infanzia è oggetto della riflessione tanto rispetto alla sua prassi, quanto rispetto alla sua formazione. La prima è considerata un’attività «pratico-critica» (p. 85) da parte di «uomini e donne inseriti organicamente e criticamente entro il proprio periodo storico» (p. 92); la seconda è oggetto di una riflessione critica sulle necessità delle attuali impostazioni curricolari e la loro compenetrazione con la realtà sociale circostante.
La terza parte del volume raccoglie una lunga serie di saggi che attraversano i setting, strutture organizzate «degli spa- zi, dei tempi delle regole-relazioni (rap- porti di potere) intercorrenti tra fornito- ri e fruitori», nelle quali vengono fissate le condizioni entro cui progettare e dare senso al lavoro educativo. La scelta di porre attenzione ai contesti rispetto ad altre categorie (utenza, interventi), apre importanti spazi di riflessione sui tratti (identitari) comuni che accomunano chi attraversa queste situazioni, senza perdere l’attenzione alla singolarità. Si tratta di una parte molto corposa e dettagliata, per quanto impossibile da sintetizzare con precisione e perizia, che spazia in molti ambiti. Il primo è quello dei minori e della famiglia, attraversati dalle contraddizioni del con- temporaneo rispetto a ruoli sociali (e di socializzazione) di genitori incerti, e dall’eterogeneità delle tipologie di strutture e interventi educativi. Segue poi una parte sull’infanzia, compreso un capitolo sui CAG, che presenta anche le recenti riorganizzazioni dei servizi oltre il nido; un settore attraversato inoltre dalla recente ridefinizione con l’introduzione dell’indirizzo infanzia dei CdL in Scienze dell’educazione. Il capitolo successivo, sulle strutture di e per il disagio sociale, ha come focus principale il carcere, luogo principe delle contraddizioni descritte nella prima parte del vo- lume, dove la consapevolezza del ruolo e del senso educativo devono tradursi in prassi rigorose sostenute da solide conoscenze. È poi la volta della (crisi del) lavoro, ambito dove l’educazione e la pedagogia sono chiamate a chinarsi e riscrivere le proprie conoscenze alla luce dello sgretolamento dei tradizionali sistemi di welfare, alla riemersione di premoderne forme di sfruttamento come del caporalato, e alla consapevolezza delle competenze, proprie e richieste. Un altro setting, sicuramente meno prevedibile, controllabile e dai confini labi- li, è quello della strada, dove il bullismo non è «un fenomeno nuovo ma un neologismo» (p. 322), dove l’emergenza e i confini richiedono importanti riflessioni. Si passa poi ai servizi per l’età senile, nel complesso intreccio tra autonomia e dipendenza, di fronte «al complesso, dinamico e plurale profilo di anziani» (p. 382), nel contraddittorio binomio tra assistenza e educazione. Il volume si chiude con quelle che solitamente vengono definite “attività culturali”, ma che sono nella sostanza dei servizi alla popolazione con forti implicazioni educative non solo relative ai contenuti e agli apprendimenti che veicolano.