Un educatore fa sempre notizia
Di PAOLA NAVOTTI
Per il compito che svolgono, un educatore e un’educatrice fanno sempre notizia. Tale profonda convinzione – benché Pedagogika racconti da 27 anni il mestiere educativo – ancora una volta ci ha motivato a dedicare un intero numero a coloro che impegnano la vita in questa professione: “Il mestiere dell’educare… un’avventura” (Pedagogika, 2023, n.2 (aprile, maggio, giugno).
Chi sono le figure professionali dell’educazione? Da quali competenze sono contraddistinte in ambito socio-pedagogico e socio-sanitario? Dal percorso educativo che i giovani di oggi stanno compiendo, deriva quali cittadini adulti ci saranno domani: eppure, perché molte meno persone di una volta sembrano motivate a intraprendere tale professione? La necessità di formazione permanente, la remunerazione spesso inadeguata, il riconoscimento pubblico distante dal merito, la richiesta di estrema flessibilità, i continui mutamenti della nostra epoca: tutto ciò influisce non poco.
Ma non sono innanzitutto questi i fattori che rendono avventurosa la professione specialistica degli educatori. Educare è un mestiere avventuroso soprattutto perché si rivolge alla libertà dell’altro; e perché si prende cura di meccanismi cognitivi che si sviluppano solo all’interno di un contesto, di un sistema di relazioni. Chi impara non è appena il destinatario di uno stimolo, ma è il protagonista del proprio contesto. Tanto che il compito di chi educa non è fornire manuali di istruzioni, ma aiutare i giovani a comprendere il proprio ambiente per cambiarlo, o quantomeno per scegliere con libertà la mentalità cui aderire.
Come tutti i percorsi umani, anche il percorso pedagogico è un cammino, una strada in cui, passo dopo passo, ci si approssima ad una meta. A maggior ragione per educare occorre scegliere una direzione: un obiettivo, un punto di arrivo in base al quale decidere una strada, piuttosto che un’altra. La scelta della meta è una decisione morale, che attiene cioè all’identificazione dei valori fondamentali per la vita. La scelta della strada è una decisione etica, che attiene cioè all’identificazione dei comportamenti che permettono l’affermazione dei valori condivisi.
Nel contesto sociale e culturale in cui viviamo emerge sempre di più un disaccordo a riguardo di quali siano i valori fondamentali dell’esistenza e, inevitabilmente, una discordanza sulle regole di comportamento. E da tale constatazione le domande si pongono a cascata…: cosa significa educare a comportamenti etici? Cosa implica per una famiglia, o per gli insegnanti, o per le altre figure di educatori professionali? Perché si è trasformato il concetto di etica? Si tratta di evoluzione, o di degenerazione…?