Difficoltà le Sappiamo Affrontare

Di SAMUELE ZANICHELLI
(Educatore professionale specializzato in BES e DSA. Coordinatore del settore DSA presso l’Organizzazione di Volontariato L’Abbraccio. Vicepresidente dell’Associazione di Promozione Sociale Fare Diversamente).

e MARTINA CATTANEO
(Dott.ssa in Scienze e Tecniche Psicologiche).

All’interno del sistema scolastico italiano è possibile trovare due macrocategorie di studenti: i neurotipici – che non manifestano alcun tipo di difficoltà – e coloro che presentano Bisogni Educativi Speciali, i cosiddetti BES. Fra questi ultimi vi sono ulteriori distinzioni: studenti che affrontano situazioni di disagio temporanee, come lutti, separazioni conflittuali dei genitori, o difficoltà di adattamento a causa della mancata conoscenza della lingua; studenti con disabilità permanenti; studenti comunemente conosciuti come DSA, cioè con un Disturbo Specifico dell’Apprendimento. Di questi ultimi tratteremo approfonditamente.

Il manuale diagnostico ICD-10[1] definisce i DSA come disordini in cui – in soggetti normodotati – le normali abilità di acquisizione delle competenze risultano disturbate fin dai primi stadi dello sviluppo. Si tratta infatti di disturbi che coinvolgono uno specifico dominio di abilità, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale. Interessando le competenze strumentali dell’apprendimento, è possibile diagnosticarne la presenza solo dopo due-tre anni di esposizione all’istruzione scolastica.

Attualmente i Disturbi Specifici dell’Apprendimento riconosciuti sono quattro: dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia.

La Dislessia è un disturbo della capacità di decodifica del linguaggio scritto a base neurobiologica, che comporta una significativa lentezza nella decodifica e/o un significativo numero di errori. Non si manifesta in via transitoria e arreca un disagio significativo alla persona.

Disortografia e Disgrafia riguardano invece l’ambito della scrittura, seppur con specifiche differenze. La Disortografia si manifesta infatti con difficoltà nei processi di transcodifica fonema-grafema e nella competenza ortografica; comporta alterazioni nei processi di scrittura come omissione di lettere o parti di parole, sostituzione o inversione di grafemi, errori di separazione o fusioni di parole.

La Disgrafia si manifesta invece con difficoltà nella realizzazione grafica, causando significative fatiche sia nella scrittura spontanea, sia nella copia di testi, che possono risultare illeggibili o scritti molto bene, ma con un enorme dispendio di energia e di tempo.

La Discalculia, infine, coinvolge a diversi livelli la cognizione numerica e comporta problemi significativi nella gestione della quantità (discalculia basale), o negli aspetti esecutivi (discalculia procedurale), evidenziati per esempio da una significativa difficoltà nello svolgimento delle operazioni.

Tali disturbi possono comparire isolatamente oppure manifestarsi in comorbidità fra loro.

In Italia, prima dell’8 ottobre 2010 – data di approvazione della Legge 170[2] – le persone con Disturbi Specifici dell’Apprendimento non venivano supportate e tutelate da legge alcuna. Proprio per questo, molti ragazzi abbandonavano precocemente la scuola, o prediligevano istituti professionali, in cui l’impatto con lo studio risultava minore. L’introduzione della normativa 170/2010 ha diverse finalità, tutte tese al raggiungimento del successo scolastico e al benessere degli studenti con DSA: mette al centro la collaborazione tra scuola e famiglia durante l’intero percorso di istruzione e formazione; e pone l’accento sull’importanza di una diagnosi precoce.

Il processo diagnostico si articola in differenti fasi, la prima delle quali viene svolta in classe attraverso un potenziamento mirato nelle aree di difficoltà del bambino. Se questo non dovesse rivelarsi sufficiente e le difficoltà permanessero, diventerà necessaria la comunicazione con la famiglia, che avrà il compito di richiedere e avviare l’iter diagnostico.

Solo dopo un’attenta valutazione, se le condizioni lo consentono, potrà essere emessa una diagnosi, che dovrà essere accuratamente presentata e spiegata alla famiglia. Di notevole importanza risulta essere la comunicazione degli esiti allo studente, al fine di promuovere consapevolezza e accettazione delle difficoltà emerse.

Sarà poi la famiglia a consegnare la diagnosi alla scuola, alla quale spetterà il compito di redigere il piano didattico personalizzato (PDP), che contiene le misure dispensative e compensative di cui lo studente potrà usufruire. Realizzato entro tre mesi dall’avvio dell’anno scolastico, il PDP è firmato da più soggetti: il dirigente scolastico, i docenti, lo specialista e la famiglia. Affinché esso si riveli uno strumento efficace, di fondamentale importanza risulta la sua condivisione con lo studente e i genitori, i quali preventivamente avranno ricevuto una copia del documento, in modo da esaminarlo con calma e condividerlo anche con gli eventuali specialisti di riferimento. Caratteristica importante del PDP è inoltre quella di essere modificabile, perché solo il lavoro durante l’anno scolastico permetterà di capire cosa è effettivamente efficace per l’alunno: deve essere una vera e propria personalizzazione in funzione del ragazzo, evitando piani standardizzati. È bene sottolineare che tutti i docenti, supplenti compresi, sono tenuti al rispetto di tale “contratto”.

La normativa tutela gli alunni con DSA garantendo il diritto all’utilizzo di strumenti compensativi e misure dispensative. Con queste ultime si intende una serie di interventi che consentono all’alunno di non svolgere quelle prestazioni che, a causa del disturbo, risulterebbero particolarmente difficoltose. Gli strumenti compensativi fanno invece riferimento a tutti quegli strumenti didattici e tecnologici che sostituiscono, o facilitano, la prestazione richiesta nell’abilità deficitaria e il cui fine principale non risulta essere quello di avvantaggiare lo studente con DSA, ma di offrirgli uno strumento che lo ponga allo stesso livello dei compagni.

Come sostenuto da Don Milani: «Giustizia non è fare parti uguali tra disuguali, ma dare a ciascuno ciò di cui ha bisogno»[3]. Al fine di comprendere meglio quest’ultimo aspetto, immaginate di essere in una stanza la cui lampadina è rotta: per sostituirla una persona di normale statura si avvarrà di una scala, per un gigante invece lo stesso strumento sarebbe superfluo. La scala non costituisce quindi un vantaggio, ma pone i due nelle medesime condizioni di raggiungere lo scopo desiderato.

In ambito scolastico sono diversi gli strumenti utilizzabili, in funzione dello specifico disturbo e dello specifico studente. Ognuno presenta infatti unici punti di forza e di debolezza, che sarà importante potenziare e rafforzare.

Particolarmente utili per studenti con dislessia risultano essere gli audio libri e soprattutto la sintesi vocale, che permette di abbattere la difficoltà nella decodifica e nella conseguente comprensione del testo Nella scelta dei libri di testo, risulta di fondamentale importanza che i docenti adottino materiale che presenti una versione digitale con tale opzione di utilizzo. E sarebbe ugualmente importante che nelle verifiche scritte, soprattutto in quelle di comprensione di un testo, i docenti rendessero disponibile il materiale anche nel formato audio.

In caso di disgrafia, uno dei principali ostacoli a cui questi studenti vanno incontro risulta essere il dolore articolare che comportano una postura scorretta e una pressione eccessiva nell’impugnatura. Per ovviare a tali difficoltà, specie in occasione di lunghi compiti, sarebbe bene offrire all’alunno la possibilità di utilizzare il computer, eliminando così la fatica del gesto grafico. L’utilizzo dello strumento risulta particolarmente indicato anche in caso di disortografia, attraverso la funzione del correttore ortografico.

Per gli studenti con discalculia, invece, risulterebbe efficace l’utilizzo della calcolatrice, che non sostituisce la conoscenza dell’alunno circa la risoluzione del problema, ma consente di rimuovere la fatica del calcolo.

Negli studenti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento sono spesso presenti difficoltà nella memorizzazione, per ovviare alle quali molto utile risulta l’utilizzo dei formulari, che è bene vengano impostati, costruiti e conservati dall’alunno stesso, affinché possano essere di facile ed immediata consultazione.

È importante che tutti gli strumenti menzionati vengano utilizzati non solo in ambito scolastico, ma anche nello svolgimento dei compiti a casa, affinché lo studente possa acquisirne una buona familiarità.

Ed è altresì importante che i docenti strutturino le verifiche tenendo conto dell’adozione di tali strumenti che, solo così, sono pienamente efficaci. Tra le accortezze che i docenti potrebbero predisporre troviamo:

  • Prediligere esposizioni orali a prove scritte.
  • Limitare la richiesta di compiti che implicano un’eccessiva memorizzazione (come, per esempio, le cartine mute) e/o un lessico specifico, mettendo a disposizione dello studente eventuali definizioni.
  • Garantire la possibilità di tempo ulteriore per il completamento delle prove.
  • Privilegiare la valutazione del contenuto anziché della forma, specie in studenti con disortografia.
  • Strutturare prove diversificate in funzione dello specifico disturbo.
  • Evitare un atteggiamento valutativo e giudicante, astenendosi da commenti quali “Stai più attento!”, “Impegnati di più!”, “Sei sempre distratto!”, “Esercitati di più!”.
  • Prediligere feedback sui risultati anziché sulla persona.
  • Favorire uno stile di apprendimento basato sull’esperienza e sul cooperative learning, limitando lezioni frontali che vedono l’alunno come mero spettatore.
  • Sensibilizzare i compagni alla conoscenza dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento e all’utilizzo di strumenti compensativi, evitando così dinamiche disfunzionali all’interno del gruppo classe.

Particolari attenzioni da parte degli insegnanti andranno inoltre destinate non solo all’aspetto didattico, ma anche ai numerosi vissuti emotivi che i Disturbi Specifici dell’Apprendimento comportano. Tali disturbi possono infatti rappresentare un’esperienza traumatica in grado di indebolire lo sviluppo cognitivo, socio-emotivo e familiare del soggetto, non solo nel periodo scolare.

Emozioni negative quali ansia, paura, rabbia e frustrazione, possono comparire nello studente con DSA fin dall’inizio della scuola primaria e, se non opportunamente gestite, potrebbero aumentare con gli anni. Momenti cruciali che possono esplicitare tali vissuti sono per esempio l’esecuzione di verifiche e compiti, sia a casa che a scuola: in tali occasioni lo studente con DSA può percepirsi incapace di soddisfare le aspettative degli adulti, rendendosi conto di come queste attività per lui molto faticose siano, invece, di facile esecuzione per i compagni. Esperienze negative di questo tipo possono influenzare l’autostima; la relazione con i pari e gli adulti di riferimento; la motivazione ad apprendere, con conseguenti reazioni di passività e/o evitamento del compito, o diversamente di iperattività e aggressività.

Concludendo, sarà essenziale lavorare non solo sulla didattica, ma anche e soprattutto su emozioni e consapevolezze. Difficoltà le Sappiamo Affrontare: questo ci auguriamo possa diventare il solo e unico acronimo per i bambini e le bambine con DSA.

[1] Cfr. World Health Organization, International statistical classification of disease and health related problems. ICD-10. Ginevra 2007.

[2] Legge 8 ottobre 2010, n. 170, “Nuove norme in materia di Disturbi Specifici di Apprendimento in ambito scolastico”, in Gazzetta Ufficiale n. 244 del 18 Ottobre 2010.

[3] Cfr. Don Lorenzo Milani, Lettera ad una professoressa, 1967.