Cinema

A cura di FEDERICO GAUDIMUNDO

Titolo: Il Sol dell’Avvenire
Formato: lungometraggio – Fiction
Genere: drammatico, commedia
Produzione: Italia, Francia
Anno: 2023
Regia: Nanni Moretti
Durata: 95’
Dove: Cinema

Sinossi
Giovanni, (Nanni Moretti) noto regista, torna dopo 5 anni dietro alla macchina da presa per raccontare la storia di una sezione del PCI di Roma e del suo segretario – interpretato da Silvio Orlando – che entra in crisi dopo la repressione sovietica in Ungheria, nel 1956, proprio nel momento in cui viene ospitato nel quartiere un circo ungherese. Si accende un conflitto familiare tra la moglie del segretario (Barbara Bobulova) che solidarizza immediatamente con la causa ungherese e il marito ligio alle direttive del Partito. Anche Paola, la moglie di Giovanni (Margherita Buy) è in crisi con il marito nonostante ne produca, come sempre, il film.
Proprio la produzione del film, entrata in crisi per la bancarotta di uno dei principali finanziatori, costringerà Giovanni a mettere in discussione le proprie convinzioni e fare i conti con i cambiamenti che investono la sua vita e il suo lavoro.

Pedagogika Point of view (PPOW)
Dopo l’esperimento di Tre Piani, con un soggetto non originale (recensito su queste pagine Pedagogika 25/4), Nanni Moretti torna al proprio cinema, mai così riconoscibile e autoreferenziale.
Il Sol dell’avvenire è un film che esibisce tutto il repertorio “morettiano”, dalle manie del protagonista e l’allergia ai Sabot fino alle canzoni italiane cantate stonando a squarciagola. Ma le citazioni e le autocitazioni si susseguono per tutti i 95 minuti della visione.
Perché il cinema è effettivamente uno dei temi del film: Giovanni (Nanni) sta girando un film ma sogna di girarne un altro e finirà per farne un terzo cercando di capire se restare dentro un tempo che non riconosce più, o arrendersi alla modernità ben raccontata nella scena del colloquio con i produttori di Netflix, già entrata nell’iconico immaginario morettiano.
E forse è proprio il tempo il tema chiave del film (esplicitamente dichiarato dallo stesso Giovanni/Nanni) e il sentirsi inadeguati, mai dentro il proprio tempo, fermi mentre tutti gli altri corrono, sgomenti di fronte a parole e gesti che diventano incomprensibili. È difficile in ogni caso raccontare o descrivere i diversi piani di lettura del film e non vogliamo nemmeno togliere il gusto allo spettatore di trovare i propri.
Il Sol dell’avvenire diverte e commuove e ci offre un finale aperto e immaginifico e anche Moretti lascia allo spettatore il gusto di costruire il senso ultimo di ciò che ha visto, a cavallo tra congedo e rinascita regalandoci ancora una volta una lezione di cinema.
Un film che non deluderà i fan del settantenne regista romano, ma nemmeno gli altri appassionati, riconciliandoci con un cinema cosiddetto di autore, che sembra davvero prodotto di un altro tempo, estraneo alla standardizzazione delle piattaforme.
Perfetto come sempre il cast degli attori “feticcio” di Moretti, da Silvio Orlando a Margherita Buy.
Da Vedere.

 

 

Titolo: Succession
Formato: Serie
Genere: Drammatico
Produzione: USA
Anno: 2018-2023
Ideatore: Jesse Armstrong
Stagioni: 4
Durata: 47 minuti a episodio
Dove: Sky, Nox

Sinossi
Liberamente ispirata alla storia del Magnate dei media Rupert Murdoch, Succession racconta le vicende della famiglia Roy. Logan Roy, interpretato Brian Cox, ormai ottant’enne e stanco cerca un successore per la guida Waystar-Royco, uno dei più grandi conglomerati di media e intrattenimento del mondo. E naturalmente guarda ai propri figli come possibili successori: Kendall Roy, il secondogenito che lavora con lui in azienda; Roman Roy, il terzo figlio immaturo e irresponsabile; Siobhan ‘Shiv’ Roy, quarta figlia, campaign manager per uno dei candidati alla presidenza degli Stati Uniti. Non viene preso in considerazione l’ingenuo e naif Connor Roy, primo figlio distaccato dalla politica e dalla sete di potere. Il vecchio Logan – interpretato da un monumentale Brian Cox – durante i festeggiamenti per l’ottantesimo compleanno decide di posticipare il “ritiro” dalle scene e dal comando della propria azienda, di fatto sfiduciando Kendall e gli altri figli, non ritenendoli ancora pronti per governare l’impero della Wystar. Inizia così la saga per la successione e la storia raccontata in questa straordinaria serie che si è conclusa questa primavera con la quarta, imperdibile stagione.


Pedagogika Point of view (PPOW)
Succession è un’epopea shakespeariana che parla principalmente di potere e di quanto il potere – e la lotta per ottenerlo – ottenebri qualsiasi cosa; renda le persone incapaci di costruire relazioni umane di valore; corrompa tutto e tutti e non salvi nessuno.
In Succession effettivamente non si salva nessuno ma, man mano che le stagioni passano e le vicende della famiglia Roy si dipanano, ci raccontano di quanto siano umane e parlino e scavino in profondità dentro di noi. Certo non siamo toccati dalle dinamiche di un’élite incapace di provare umanità ed empatia per chi non faccia parte della cerchia dei privilegiati, che si muove, si agita e si appassiona solo per un tornaconto, un interesse economico. Un mondo dove non c’è spazio, apparentemente, per sentimenti positivi, per l’amore, la fratellanza, la comunità. Eppure, qualcosa che emerge dalla straordinaria scrittura di Succession ci riguarda da vicino.
Perché noi tutti siamo figli e qualcuno è padre e madre. E ognuno di noi, o tanti di noi, hanno vissuto e vivono molti dei sentimenti (non tutti per fortuna) che muovono i personaggi di Succession: il bisogno di dimostrare il nostro valore alle persone che per noi sono punti di riferimento, la paura di fallire, l’ebrezza dell’ambizione. Succession sembra parlare di “questioni di ricchi”, invece tratta temi universali. Come le grandi opere, come i capolavori dei quali questa serie fa parte.
Non perdetevela.