Personagge e personaggi (Lina Wertmüller)

Di MARIA PIACENTE

Lina Wertmüller è stata regista, attrice, prima donna nel cinema ad essere candidata all’Oscar alla carriera nel 2020. Nata a Roma nel 1928, ci ha lasciato all’età di 93 anni, il 9 dicembre 2021.
Alcune persone ti dicono chi sono solo con il loro aspetto e Lina Wertmüller è una di queste. La vivacità nel suo sguardo; quel sorriso largo, accogliente, anche ironico, che illuminava un corpo sportivo e asciutto: tutto in lei comunicava quella leadership che, in effetti, ne caratterizzava la personalità. Stiamo parlando di una donna che negli anni 70, quando i suoi film raggiungevano il maggior successo, in Italia era tra le poche a fare cinema come regista e a dirigere attori e troupe in modo totalmente creativo, cioè tenendo presente il contesto sociale e politico nel quale si svolgevano le storie narrate.

Nella sua autobiografia – Tutto a posto e niente in ordine. Vita di una regista di buonumore[1]– trapelano benissimo le sue peculiarità e, in particolare, una certa irrequietezza messa a tema fin nel titolo del libro. Tutto a posto e niente in ordine – già titolo di un suo film del 1974 – era evidentemente un’affermazione che lei riconosceva come vera e ispiratrice, tanto da farne il fil rouge di molte sue opere cinematografiche. Le difficoltà della nostra Italia – le differenze tra nord e sud; le intemperanze; le contraddizioni e i desideri del mondo operaio, di quello borghese e di quello intellettuale: queste e altre cose “non in ordine” sono raccontate da Lina Wertmüller nei suoi film. Anche parlando di sé, della sua vita professionale e privata, perché non si può dividere la personalità di un’artista dalle sue opere, come si legge nella bella intervista concessa a Valerio Ruiz nel sopracitato libro. Wertmüller dava ai suoi film dei titoli così lunghi che ne potevano rappresentare il riassunto, una sinossi quasi, ma di fatto risultavano essere parola per parola gli ingredienti imprescindibili delle storie e dei dialoghi dei suoi film. Anche per questo il suo stile era inconfondibile.

Lei, svizzera di origine e proveniente da una famiglia borghese, amava molto il nostro sud Italia e lo descriveva in scorci di paesaggi mozzafiato e in storie umane incredibili, come in un tempo sospeso. Basti pensare a 2 celeberrime opere: Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto (1974); Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova. Si sospettano moventi politici, (1978). Quest’ultimo film – che raccoglieva alcuni tra i più grandi interpreti di sempre – Sofia Loren, Giancarlo Giannini, Marcello Mastroianni e Mariangela Melato – aveva un titolo originale ancora più lungo. Vale la pena trascriverlo non solo perché è il titolo più lungo in assoluto nella storia del cinema, ma anche perché fa emergere maggiormente il carattere fuori dagli schemi della sua autrice: Un fatto di sangue nel comune di Siculiana fra due uomini per causa di una vedova. Si sospettano movimenti politici. Amore-Morte-Shimmy. Lugano belle. Tarantelle. Tarallucci e vino.

Sempre fuori dai luoghi comuni Lina Wertmüller vuole sviscerare certe specifiche problematiche e lo stesso atteggiamento anticonformista contraddistingue la sua vita privata, in particolare la vita affettiva. Il rapporto d’amore con Enrico Job – sceneggiatore, drammaturgo e scrittore – è durato oltre quarant’anni e lei lo ha amato così tanto da accogliere con gioia, come una vera madre, la bimba che Enrico aveva avuto da una relazione extraconiugale. Il loro legame era molto forte – «Enrico mi è scoppiato dentro il cuore», aveva dichiarato in un’intervista – anche perché irrorato da un vero e proprio sodalizio professionale e spirituale.

«La vita è imprevedibile, ma il mio carattere positivo vede sempre il bicchiere mezzo pieno, quello che mi contraddistingue è proprio la gioia di vivere»: con queste parole Lina Wertmüller ci ha dato un sintetico ritratto del suo temperamento e della sua mentalità, costantemente alla ricerca di qualcosa. Anche per questo probabilmente ha sempre letto a più non posso: fin da adolescente, quando seguendo il suo daimon artistico e alla cocciuta ricerca di sé, si fa espellere da ben 11 licei della Capitale. A 17 anni intuisce meglio cosa desidera e si iscrive all’Accademia d’Arte Drammatica Pietro Scharoff di Roma, dove inizia la sua “vera” vita dedicata alla più grande delle sue passioni: il cinema. Fu così che nel 1977 è stata la prima donna italiana ad essere candidata all’Oscar (come migliore regista per il film Pasqualino settebellezze). Fu così che nel 2020, all’età di 91 anni, vinse l’Oscar alla carriera. Ironica come sempre, ricevendo quest’ultimo premio, sul palco bonariamente contestò che l’Oscar si chiamasse con un nome maschile, proponendo che d’ora in poi si sarebbe dovuto chiamare con un nome femminile, magari Anna! Commossa, dedicò l’importante riconoscimento al marito Enrico e alla figlia Maria.

Nei suoi film Lina Wertmüller speculava in modo approfondito sia sull’animo femminile, che su quello maschile, facendo vivere a tutti i personaggi sentimenti tumultuosi e questioni private che potevano alterare il sentire di qualche benpensante con qualche pruderie, ma che – alla fine – delineavano visioni del mondo e sentimenti che un certo conformismo faticava a riconoscere, perfino ad interrogare.

Non le interessava compiacere la critica, né cavalcare l’onda del momento, ma rappresentare ciò che di autentico emergeva dal modus vivendi dei tempi. Come lei stessa sottolineò, era il suo pubblico, le persone comuni ad incoraggiarla in tale direzione ed indicarle le strade e anche per questo si riteneva fortunata. I suoi mille progetti erano sempre pronti a partire per nuovi lidi, il vuoto non le apparteneva.

Era consapevole, riprendendo un’immagine di Chaplin, che il pubblico è come un mostro senza testa, non si sa mai da che parte si girerà. Alle persone comuni Lina Wertmüller desiderava piacessero i suoi film, ma evidentemente sono piaciuti, ed assai, anche ai critici e alle giurie dei festival. Una vera creatrice, unica nel suo genere.

[1] Lina Wertmüller, Tutto a posto e niente in ordine. Vita di una regista di buonumore, Mondadori, 2021.