Scelti per voi (MUSICA)

A cura di GOFFREDO VILLA

Black Pumas – Chronicles of a Diamond (27/10/2023)

Diamante sì, ma grezzo. Dopo il debutto del 2019 con l’omonimo Black Pumas e quattro anni di attesa, il binomio texano formato dal polistrumentista e produttore Adrian Quesada e dal chitarrista e cantante Eric Burton, ha pubblicato la sua seconda opera Chronicles of a Diamond. A fungere da fonte di ispirazione rimane quel fascino retrò e revival di personaggi come Sam Cooke e Marvin Gaye, composto da soul e black music, amalgamato ad altre varietà musicali e convogliato naturalmente in qualcosa di più moderno. Gli arrangiamenti ammiccanti e intriganti si intrecciano ad ammalianti vocalizzi, conferendo spesso al brano sia riflessi contemplativi che toni sgargianti. Nel disco precedente, il singolo Colors aveva riscosso così tanto consenso da rischiare di far entrare il gruppo nel novero dei fenomeni conosciuti e ricordati principalmente per una sola canzone (i cosiddetti one hit wonder). Lo stile predominante di quest’ultima raccolta si allontanta parecchio, forse troppo, dal pezzo in questione proprio per dare l’idea di voler voltare pagina. Ricetta condivisibile a cui, probabilmente, andrebbe però aggiunto o cambiato qualche ingrediente. Per stessa ammissione della coppia di Austin, «la band ha ampliato la propria tavolozza per includere una distesa abbagliante di forme musicali: ibridi celesti di soul e pop sinfonico, escursioni strabilianti nel jazz-funk e nella psichedelia, canzoni d’amore dagli occhi stellati che si sentono cadute dal cosmo. Più selvaggio e strano e più stravagantemente composto del suo predecessore, Chronicles of a Diamond arriva come l’espressione più completa della frenetica creatività e della visione illimitata dei Black Pumas». Quesada stesso ha dichiarato: «Nel primo disco il mio obiettivo era quello di fare qualcosa che sembrasse moderno, ma senza usare loop o programmazione o editing di alcun tipo: tutto era completamente dal vivo. Con questo disco, abbiamo buttato fuori tutte quelle regole e creato qualcosa che è molto un album in studio, ma cattura anche quell’energia pazzesca che accade nello spettacolo dal vivo». La raccolta inizia con gli arpeggi di chitarra e gli archi di More Than a Love Song, punteggiata da cori gospel e graffi di corde elettrificate. La vivacità di Ice Cream (Pay Phone) contagia rapidamente; per spensieratezza e cantato mi ha ricordato immediatamente gli Alabama Shakes, altro complesso americano dal background simile. Il pianoforte palpitante infonde un animo jazz scintillante a Mrs. Postman. Chronicles of a Diamond riecheggia in lontananza tra desideri di libertà e sentimenti di amore: «Look at the how the waves they crash / I yearn to get high like them seagulls fly / I look at how the pretty girls walk by / Dreaming I’m in love for the first time, darling» (Guarda come si infrangono le onde / Desidero arrivare in alto come volano i gabbiani / Guardo come camminano le belle ragazze / Sogno di innamorarmi per la prima volta, tesoro). L’acustica di Angel immerge subito l’ascoltatore in un’atmosfera eterea e rarefatta; l’indole della traccia però non cambia e perde un po’ della sua potenza espressiva, divenendo leggermente scontata e leggibile, nonostante l’ingresso in scena dell’organo. Il sintetizzatore e il falsetto di Hello catapultano indietro negli anni ‘80, gli effetti digitali di distorsione sulle voci nel finale la sporcano un pochino e la riportano ai nostri tempi. Brevi scorribande western cedono il passo ad un corposo funk ritmato in Sauvignon; slanci avventurosi verso il futuro prendono vita in Tomorrow («All I wanna do is see everything there is to see / Out on the edge of tomorrow / Put me on the road less traveled / Aptly now back in the saddle, to the edge». Tutto ciò che voglio fare è vedere tutto ciò che c’è da vedere / Fuori, ai margini del domani / Mettimi sulla strada meno battuta / Giustamente ora di nuovo in sella, al limite). Battito regolare e riverberi groove accompagnano Gemini Sun; tasti di piano tamburellanti portano ad un pattern amonico ripetuto quasi ossessivamente nella conclusiva Rock and Roll, registrata in un live ad Amsterdam e poi ritoccata in studio. Se Black Pumas trasudava spontaneità e naturalezza, Chronicles of a Diamond conserva a tratti questa inclinazione ma cerca di incanalarla e razionalizzarla maggiormente. Se infatti il primo appariva più vivace e psichedelico, il secondo si dimostra più contenuto e trattenuto. Come il suo predecessore, quest’ultimo lavoro spazia tra le sfaccettate sfumature della black music concedendosi qualche rapida incursione all’interno di altri generi tra cui gospel, R&B e rock. Il risultato però non rappresenta niente di eccezionale. La ragione principale è che il duo si è ritagliato troppo poco spazio per la sperimentazione, pur avendone le capacità, transitando nuovamente su sentieri già percorsi in precedenza.

 

Mirkoeilcane – La Musica Contemporanea Mi Butta Giù (03/11/2023)

Riscontro sempre una certa difficoltà a trovare nuova musica italiana da ascoltare. Nonostante a livello generazione sembra esserci più scelta rispetto ad una decina di anni fa, ci sono più nomi ma meno generi differenti tra cui scegliere. Le varietà più in voga comprendono l’indie o it-pop, il binomio rap-trap, il pop generico e la musica leggera cantautorale con le sue eventuali declinazioni. Estrapolando da quest’ultima categoria, Mirkoeilcane rappresenta qualcosa di già sentito ma leggermente diverso: si percepisce la volontà di distaccarsi dal blocco di musica da classifica, senza però allontanarsi troppo dalla strada maestra e perdere così una grossa fetta di pubblico. Il 37enne cantautore romano ha dichiarato: «Da musicista compulsivo quale sono, ho sempre gestito il processo creativo il più possibile da solo e per quanto riguarda La Musica Contemporanea Mi Butta Giù ho scelto di arrivare in solitaria fino alla scrittura delle canzoni e poi condividerne la parte successiva». Nel 2015, dopo diverse collaborazioni ad arrangiamenti e testi altrui, Mirko Mancini inizia il proprio percorso da solista con l’omonimo lavoro Mirkoeilcane. Nel 2016 vince il Premio Bindi, mentre l’anno dopo trionfa alla 28° edizione di Musicultura grazie al brano Per Fortuna. Stiamo Tutti Bene è il pezzo che gli permette di passare le selezioni di “Sarà Sanremo” e di partecipare al 68° Festival nelle “Nuove Proposte”. Arriverà secondo, ma conquisterà vari riconoscimenti tra cui il Premio della Critica Mia Martini “Nuove Proposte”, e il Premio per il Miglior Testo Assoluto dell’intera Edizione “Sergio Bardotti”. Nel 2018 si aggiudica il Premio “Luigi Tenco” categoria “Miglior Canzone” e pubblica Secondo Me, mentre cinque anni dopo ritorna sulla scena con La Musica Contemporanea Mi Butta Giù, titolo che cita un verso proveniente da Up Patriots to Arms di Franco Battiato. «È la prima occasione che ho di riaffacciarmi al mondo musicale dopo una lunga pausa e, proprio durante questo periodo, è venuto a mancare il Maestro Battiato; mi sembrava giusto omaggiarlo», afferma lo stesso cantautore romano, «Questo titolo, inoltre, esprime una sensazione, che non vuole essere presuntuosa, dato che anche io faccio parte della musica contemporanea, volente o nolente; è più un volersi spronare ad essere migliori, ad esercitare quella sana autocritica che riguarda non solo chi fa musica, ma anche chi la diffonde». A fare da apripista troviamo Venissero a Cercarmi Qui e la sua malinconia agrodolce; Circa una Storia è una serenata che si culla tra pianoforte e archi. La pimpante Non Mi Ricordo Più gioca con sonorità orchestrali ed esprime tutta la libertà ritrovata dopo la fine di un rapporto. Un momento di risurrezione spirituale di una donna in difficoltà viene accompagnato da In Equilibrio, brano a cui ha contribuito Daniele Silvestri per quanto riguarda gli arrangiamenti e la co-produzione. Sempre quest’ultimo dona la sua voce alla poetica chiusura di Serie B, in cui si narra di un uomo che per amore deve lottare con la vanità di chi mette l’aspetto esteriore in cima alla lista delle cose importanti. “Vieni qui” sono le parole con cui finisce la traccia precedente e anche quelle con cui inizia quella successiva, Qui, alimentata da tristezza e consapevolezza delle proprie imperfezioni. Secondo Giobbe è il palcoscenico per il satirico monologo di Giobbe Covatta sui paradossi della religione. Di seguito compare un trittico formato da Giovanni, Gesù e Il Nipote di Giovanni, descritto così dall’autore: «Parlare di religione in queste canzoni è un pretesto per analizzare la società di oggi; si potrebbe parlare di social, di TV, di superficialità che magari sono argomenti altrettanto universalmente condivisi, però la religione mi ha aiutato a rendere attuali dei personaggi così intoccabili come Gesù, il padre di Gesù, mettendo in evidenza anche tutte le contraddizioni che albergano nella religione stessa. Mi interessa, da ascoltatore ancora prima che da cantautore, quando in un disco c’è eterogeneità di temi e mi sembrava divertente occupare un pezzetto del disco con la religione, affrontando in chiave ironica qualcosa che è così serioso». Leggera cerca di alleviare i vari dispiaceri di tutti i giorni grazie al potere curativo della musica, delle sue note e dei suoi versi. La conclusione è affidata a Caro Amico ti Scrivo, quasi sussurrata in romanesco per salutare un amico che se n’è andato per sempre: «È la canzone che non avrei mai voluto scrivere ed è sempre stata in dialetto romano perché è così che il dialogo sarebbe stato: rustico, vero, senza arrangiamenti. Una chiacchierata tra due amici che si ritrovano dopo tanto tempo e hanno tante cose da raccontarsi». Degno epilogo di un album sincero, diretto e ironico. Come il suo autore.