I prompt… quegli illustri sconosciuti
Di IGOR GUIDA
Vicepresidente Cooperativa sociale Stripes e Direttore Scientifico Stripes Digitus Lab
Tutti parlano di Intelligenza Artificiale, a volte concentrandosi più ad analizzarne i rischi, invece che le modalità di funzionamento. Ma per l’oggettiva rivoluzione che l’IA sta portando nella nostra epoca e presumibilmente sempre di più, capire di che si tratta è necessario. Soprattutto per chi non è addetto ai lavori. Il punto è: come usare nel migliore dei modi l’Intelligenza Artificiale, quella tecnologia in grado di generare un determinato output (cioè un prodotto testuale, audio, o video), dopo aver ricevuto un relativo input (cioè un insieme di istruzioni)? Tutto sta evidentemente nell’input, altrimenti detto… prompt. In effetti l’astrusità dei termini può scoraggiare, ma è tutto più semplice di quel che sembra. Derivando dal verbo inglese to prompt – indurre, sollecitare qualcuno a fare qualcosa – il termine prompt indica l’input, cioè la descrizione data all’IA generativa quando le si chiede qualcosa. L’antenato del prompt è la query: quella specie di finestra tra macchine e umani che permette a questi ultimi di cercare informazioni sui motori di ricerca. Nel caso della query, è la macchina che chiede all’essere umano un prompt (un’istruzione) per proseguire la propria attività; nel caso del prompt, invece, è l’essere umano che dà istruzioni alla macchina. In un certo senso, dunque, il rapporto tra essere umano e macchina si è rovesciato.
Conoscere un prompt e sapere come funziona è importante non solo per entrare nel merito della continua innovazione tecnologica che stiamo vivendo, ma anche per comprendere la straordinaria opportunità lavorativa che rappresenta il prompt engineering. L’ingegnere del prompt, ossia colui che ingegnerizza il prompt, ha il compito di fornire all’IA istruzioni sempre più precise, e sempre più concise, così che le risposte generate dall’IA (gli output appunto) possano essere il più corrispondenti possibili a quanto indicato. Tutto sta, dunque, nell’allenare l’IA a tale precisione.
Attualmente ci sono già diverse aziende che vendono prompt, cioè modelli di istruzioni che allenino gli algoritmi di intelligenza artificiale a centrare l’obiettivo al pari di un giocatore di biliardo: nel modo più immediato possibile. Per diventare un buon “allenatore”, anche l’ingegnere dei prompt deve però allenarsi…: sia nell’accuratezza del linguaggio (scegliendo vocaboli semplici e inequivocabili, cioè che non abbiano diverse accezioni e che quanto più siano documentati); sia nella precisione del contesto (scegliendo aggettivi che rendano immediata la loro ambientazione); sia, per quanto riguarda le immagini, nell’identificazione di una gamma di colori cui riferirsi e nella specificazione del nome di un artista il cui stile possa essere “imitato”. Nel mondo vibrante dell’intelligenza artificiale, i prompt servono come ponti comunicativi tra umani e macchine. Questi prompt, spesso codificati in acronimi, non solo facilitano l’interazione, ma strutturano anche la nostra richiesta in modi che le IA possono comprendere ed eseguire efficacemente. Non esistono, al momento, standard universalmente accettati o acronimi specifici ampiamente riconosciuti per la scrittura di prompt nei modelli di linguaggio come ChatGPT, Gemini, Bard, Cloude, Mistral etc. La pratica comune è basata su principi generali di comunicazione chiara ed efficace che possono essere adattati per l’interazione con l’intelligenza artificiale. Capire come formulare prompt efficaci può significativamente migliorare l’efficacia delle nostre interazioni con questi sistemi avanzati. Sebbene non esistano standard universali o acronimi ufficiali per la scrittura di prompt, possiamo utilizzare principi generali per creare acronimi che ci guidino in questo processo. Ad esempio, un acronimo potrebbe essere “S.P.A.C.E”, che sta per Specifico, con uno Scopo chiaro, Azionabile, Chiaro e Coinvolgente (dall’inglese Specific, Purposeful, Actionable, Clear, Engaging).
Per ottenere una sintesi delle ultime tendenze tecnologiche, un prompt efficace potrebbe essere: “Elencami le cinque principali innovazioni nel settore della robotica annunciati nel 2024, spiegando l’importanza di ciascuna”.
In aggiunta agli acronimi in lingua inglese, possiamo considerare l’utilizzo di acronimi in italiano che rispecchiano le stesse necessità di chiarezza e precisione nei prompt. “C.L.A.R.O.”: Conciso, Logico, Attento, Rilevante, Organizzato.
Se si desidera sapere come migliorare le proprie competenze digitali, un prompt ben formulato potrebbe essere: “Forniscimi una guida passo-passo su come iniziare con la programmazione Python per principianti, inclusi i migliori risorse online gratuite disponibili nel 2024”.
Un altro esempio potrebbe essere l’acronimo “P.R.E.C.I.S.O.” – Puntale, Rilevante, Esatto, Coerente, Informativo, Sintetico, Obiettivo – che si focalizza su una comunicazione dettagliata e mirata.
Quando si richiedono informazioni per un viaggio, un prompt adatto potrebbe essere: “Dammi una lista delle restrizioni di viaggio attuali per l’Italia, inclusi requisiti di vaccinazione e test COVID-19, aggiornata a maggio 2024”.
Utilizzare questi acronimi come guida nella formulazione dei prompt non solo può aiutare a ottenere risposte più precise e utili da parte dell’IA, ma anche affinare le proprie capacità comunicative in un contesto tecnologico avanzato. Ricordiamoci che, mentre queste guide e acronimi sono utili, la loro efficacia può variare a seconda del modello specifico di IA con cui si sta interagendo e delle sue capacità di comprensione del contesto e del linguaggio naturale. L’esplorazione e l’adattamento continuo dei nostri metodi comunicativi sono essenziali per massimizzare l’efficacia delle nostre interazioni con l’intelligenza artificiale. In estrema sintesi, il prompt engineer deve avere approfondite conoscenze sia del linguaggio tecnologico, che di quello umano: un mix tra un tecnico e uno studioso, uno scrittore. Tutto ciò per dire che efficacia, efficienza e correzione dell’IA dipendono solo da noi umani: i sistemi di IA sono in continuo apprendimento e miglioramento solo se noi continuiamo a “insegnare” … cioè a dar loro istruzioni “chirurgiche” e a limarle instancabilmente. Ecco perché, tra tutte le competenze richieste a un prompt engineer, c’è anche quella di saper valutare il risultato ottenuto e, quando necessario, anche bocciare il prodotto… L’IA non è forse come un fantasma che, nell’oscurità, ci sottrae solo il lavoro; ma è una tecnologia che il lavoro lo sta cambiando e che, di fatto, ne sta creando anche di nuovo. Da questo punto di vista, a noi tocca “soltanto” tornare studenti…