Da dentro a fuori, tra i granelli di sabbia
di PAOLA NAVOTTI
Da dentro a fuori, tra i granelli di sabbia (Edizioni GFE, 2024) è la seconda raccolta di poesie di Maria Piacente. I suoi versi sono dominati dal desiderio di prestarsi gli sguardi: di portare dentro di sé ciò che è fuori dai propri confini, così come di condividere fuori ciò che è dentro il cuore dell’Autrice. Un cuore pieno di sfumature che, chissà come, si fissano al pari di pennellate cariche di inchiostro. La vita, d’altra parte, è proprio fatta di sfumature, anche se non è facile descriverle, né trattenerle. Non è facile neanche riconoscerle e, per questo, abbiamo bisogno dei poeti, di coloro che, pur guardando le stesse cose che guardiamo noi, vedono oltre, cioè vedono un po’ più di noi. Lo sguardo di Maria Piacente corre in profondità, cercando di trattenere tutti i ricordi, tutti quei granelli di sabbia che «scivolano via», ma che lei vorrebbe rimanessero attaccati nell’incavo della sua mano. Questi granelli di sabbia non appartengono solo al suo privato, ma anche ad un vissuto comune, a quello spazio civico nel quale tutti dovremmo sentirci accumunati. Così, la domanda che rivolge all’attivista russo Alexei Navalny, a seguito della sua morte, risuona come un grido: «Oh! Alexei / come possiamo fare?».
Come possiamo fare a costruire ponti di ideali? Come conoscere noi stessi senza censurare nulla? Come non aver timore dei sentimenti, quelle lenti di ingrandimento sulla nostra esperienza e la realtà tutta? Nella prefazione, la poetessa e saggista Gabriela Fantato non ha dubbi: «La formazione stessa e gli interessi di Maria in ambito pedagogico sicuramente interferiscono…». Interferisce cioè il suo voler lasciare il segno nelle persone, non solo su pagine stampate. D’altra parte, dirigendo da 28 anni Pedagogika (rivista di educazione, formazione e cultura), per Maria Piacente lo scopo di scrivere poesie o editoriali è sempre pedagogico, cioè sempre teso ad accompagnare un passo. E, passo dopo passo, a godere di un germoglio cresciuto così tanto, da diventare il ramo di un vecchio noce sul quale «arrampicarsi verso il cielo». È questo ciò che più di tutto interroga Francesco Tagliabue, produttore creativo per il cinema e la serialità tv, nella postfazione: questo arrampicarsi di Maria verso il cielo «non è un guadagno fatto una volta per tutte. La Poesia lo rinnova ad ogni giorno nuovo».
Dunque, sì: la poesia può educare perché, come la definisce l’Autrice, è un «caleidoscopio del nostro stare al mondo». Stare al mondo è facile e difficile nello stesso tempo. Ma quando il dentro di ciascuno di noi illumina ciò che sta fuori, allora stare al mondo diventa più bello. Non è più un vagabondare, ma un cammino in cui la meta si fa continuamente intravedere.
Da dentro a fuori, tra i granelli di sabbia è dove cammina Maria Piacente e dove, chissà, potremmo incontrarci anche noi.
Per ulteriori informazioni: https://www.edizionigfe.it
MARIA PIACENTE è una giornalista pubblicista impegnata nell’ambito della comunicazione, della cultura e soprattutto dell’educazione.
Con uno sguardo particolarmente vigile alle dinamiche relazionali tra i generi, ai processi partecipativi e all’incontro generazionale, dal 1997 è direttrice responsabile della rivista Pedagogika.it, trimestrale dedicato a tutti gli aspetti legati al mondo dell’educazione.
La sua attività in ambito pubblicistico ed educativo – anche in ambienti difficili quali il carcere e il tribunale dei minori – nasce da una continua indagine su ciò che le è più caro: le dinamiche interpersonali; la profonda convinzione per cui ogni processo conoscitivo non può prescindere dal metodo della condivisione; infine – anche come membro della Società Italiana delle Letterate – la valorizzazione del contributo femminile nella società. Tutto ciò l’ha portata a dedicarsi anche a diverse attività di volontariato. Il suo costante interesse per le dinamiche interpersonali e per quell’infinito mistero che contraddistingue l’essere umano, ha originato le sue più grandi passioni: il teatro e, in particolare, la poesia, amata e frequentata fin dall’infanzia.
Dalla sua prima raccolta in versi – “Come si posano le cose” – la poesia di Maria Piacente è un viaggio alla ricerca dell’essenziale. Di quell’essenziale che, seppur invisibile agli occhi, bussa continuamente alla porta della sua esperienza.