Ha senso vietare i cellulari a scuola?
Di Giada Finucci
(Psicologa e docente)
Il Ministro dell’Istruzione Valditara ha comunicato di aver firmato una circolare che, da settembre, vieta l’utilizzo degli smartphone fino alle scuole medie. Al suo posto, tornerà il “vecchio diario”.
La proposta ha riscosso un grande successo popolare. La scuola è un tema politico che ognuno di noi ha conosciuto in prima persona e su cui ci sentiamo autorizzati a dare con sicurezza i nostri giudizi. Recentemente, in un programma radiofonico, i conduttori chiedevano agli ascoltatori cosa ne pensassero della nuova legge. Un’ascoltatrice, entusiasta, si è detta “pienamente d’accordo!”. Come unica motivazione ha portato però la sua biografia personale: proviene da una generazione che è cresciuta con il diario, ed è “una generazione cresciuta bene!”. Una questione di nostalgia, dunque. Da insegnante alle prime armi, la prima reazione che anch’io ho avuto è stata “finalmente!”: non avrei più perso i primi dieci minuti a chiedere di posare i cellulari sopra la cattedra e a smascherare quelli nascosti sotto il banco. Quest’articolo nasce dalla necessità di riflettere su cosa significhi questa legge, quali aspetti positivi e quali negativi porti dissociare gli smartphone dalla scuola.
Certo, l’ansia da separazione da telefono che questa legge vuole prevenire è sicuramente un problema attuale. A chi non è mai capitato di sentire il battito accelerare nell’accorgersi di essere usciti di casa senza cellulare? Chi di voi non sente l’impulso, anche quando è in buona compagnia, di dare una sbirciatina ai social? Obbligare bambini e ragazzi a lasciare a casa il telefono per cinque o sei ore al giorno può abituarli al pensiero che lo smartphone non sia un’appendice di loro stessi.
Se per certi aspetti può aiutare, questo non elimina però il fenomeno della dipendenza dal telefono. Pensiamo infatti a una persona che soffre realmente di una dipendenza. Se è obbligata a stare lontana per ore dall’oggetto che le causa dipendenza, cosa succederà quando potrà poi averlo? Ne farà un uso indiscriminato.
Una motivazione forte che il Ministro dell’Istruzione adduce è il miglioramento dell’organizzazione. Su questo punto, occorre aprire una parentesi di ricordi. Vi ricordate cosa succedeva, ai vostri e ai miei tempi, alla fine della lezione? Si segnavano i compiti sul diario, per quelli più distratti si copiava poi dal diario dell’amico. Una volta a casa non c’era alcun mezzo, se non il proprio diario o la rete di relazioni con i compagni, per sapere quali fossero i compiti per l’indomani.
Ebbene, oggi è diverso: in pochi ascoltano l’insegnante che assegna i compiti, perché li troveranno scritti sul registro elettronico. Una comodità incredibile. È questo che deresponsabilizza i ragazzi e non li porta a sviluppare una loro personale organizzazione. Eliminare lo smartphone a favore del diario non credo però che possa aiutare. Pensiamoci: oggi, quanti adulti portano un’agenda con sé? Quanti di voi, invece, usano Google Calendar? Non sarebbe quindi meglio insegnare ai ragazzi a sapersi organizzare proprio grazie al telefono?
Come la mettiamo, invece, con la scrittura a mano? Il rapporto sostiene che le nuove generazioni rischiano di perdere manualità con la scrittura. Ma in questo, il diario può davvero aiutare? Scrivere poche righe di compiti a mano può salvare il destino della scrittura manuale?
Vietare il cellulare significa, a mio avviso, scindere ancor di più la scuola dal mondo reale. Fingere che entro le mura di scuola possa crearsi un eden nostalgico in cui i ragazzi tornano a scrivere a mano e ad avere le soglie d’attenzione di una volta. L’uso “continuo e senza limiti” che, secondo il rapporto Ocse Pisa 2022 Learning During – and From – Disruption, incide negativamente sullo sviluppo cognitivo, può benissimo svolgersi a casa, al pomeriggio.
Invece che vietare, credo che il Ministero dell’Istruzione debba farsi carico di introdurre nelle scuole una seria educazione al digitale, con ore apposite in cui i ragazzi possano esplorare, aiutati da professionisti nel settore, i loro dispositivi cellulari, giungendo a considerarli non solo come uno strumento di accesso alle piattaforme social. È infatti mediante la consapevolezza all’utilizzo che è possibile prevenire l’utilizzo senza limiti.
Se vietiamo loro di portarli a scuola, i ragazzi avranno comunque tutto il pomeriggio per farsi “bruciare le capacità” (Ocse 2022) dal telefono. Se invece insegniamo loro a utilizzarli in maniera consapevole li stiamo proteggendo non solo nelle ore in cui sono a scuola e fino ai diciott’anni, ma per tutta la vita.