Aspettando CultureLink… 1. COS’E’ LA PROSSIMITA’?
Dal principio culturale della prossimità nasce un welfare state come il nostro, cioè uno stato sociale che provvede ai bisogni esistenzialmente primari: per esempio la sanità, l’istruzione, i sussidi per le persone meno abbienti, o iniziative che contrastino la solitudine. Chi, nella propria vita, non ha mai avuto bisogno di un aiuto? Chi non ha mai desiderato la presenza di una persona amica, o di un’istituzione benevola disposta ad adoperarsi per noi? Nel momento del bisogno, nessuno si augura di essere solo, ma di essere vicino a qualcuno. Quando si prende consapevolezza di quali bisogni sono condivisi, cioè comuni ad altri, nasce un’altra consapevolezza: “certificare” tali bisogni, così che non vengano ridotti ad aspirazioni personali, ma riconosciuti come ideali sociali. Il grado di civiltà e di progresso di una società si misura proprio dall’impegno attivo – da parte di persone e istituzioni – a sentire come propri i problemi di chi è accanto. Mangiare, vestirsi, avere una casa, vivere in un luogo decoroso, sapersi relazionare con gli altri, essere in grado di conoscere e capire cosa succede nel mondo, rigenerare luoghi anche da un punto di vista architettonico, così che diventino ambienti più umani: tutto questo è esistenzialmente necessario. La solidarietà, in una parola, è ciò che fa la differenza nella vita. Il reciproco sostegno è ciò che rende la vita più vita e, proprio riconoscendo questo, molte persone si mettono insieme: nella cura dei figli; nell’accudimento degli anziani; nell’accompagnamento delle persone disabili; nel riqualificare ambienti degradati; nell’abbellire spazi comuni e così potenziarne la fruibilità; nel prevedere soluzioni abitative per i meno abbienti; addirittura nell’inventare supermercati solidali. Gli esempi sono moltissimi e vedono la convergenza di più protagonisti: gli enti locali (che partecipano anche economicamente alle varie iniziative); i soggetti del terzo settore (cooperative, associazioni, organizzazioni di volontariato); infine gruppi privati di cittadini che, pur aggregandosi senza specifiche forme giuridiche, danno un notevole contributo civile. Tutto ciò sembra un altro mondo in questo mondo… a volte così ostile e inospitale. Tutto ciò, non a caso, è a tema nella prima proposta di CultureLink (nuovo festival di educazione, formazione, cultura e innovazione sociale, organizzato dalla cooperativa sociale Stripes per i suoi primi 35 anni di attività). L’appuntamento è per VENERDI’ 4 OTTOBRE 2024, quando di “LUOGHI PROSSIMI” parleranno diversi relatori illustri moderati da DAFNE GUIDA, Presidente e Direttrice Generale di Stripes: ELENA GIUNTA (Docente presso il Dipartimento di Design del Politecnico di Milano, co-fondatrice & Design Director di Studio SHIFT benefit enterprise, società di experience e service design); PASQUALE NERI (Responsabile Area Educazione e contrasto alla povertà educativa del Consorzio Macramè e Portavoce del Forum del Terzo Settore di Reggio Calabria); ELENA PALMA SILVESTRI (Presidente Consorzio La Rada e Vicepresidente Consorzio CGM); FABIO DEGANI (Responsabile Area Progettazione e membro CdA Stripes); con il contributo video di PAOLO VENTURI (Direttore AICCON).
Si tratta di un incontro da non perdere per comprendere quanto la prossimità non sia mai scontata: non ne è scontato il desiderio, come non ne è scontata la fatica; non è cioè priva di interrogativi e di criticità, come dimostrano purtroppo certi settarismi, o meno gravemente certe discontinuità. Non è scontato un “welfare di prossimità”. Non è infine scontato coinvolgere società civile e territorio nella riqualificazione di luoghi di prossimità, secondo il principio per il quale la bellezza dei luoghi può promuovere la qualità delle relazioni.
Neanche quando è in atto, la disponibilità dei cittadini a spendersi su beni comuni va mai data per scontata: se tale disponibilità non viene coltivata, cioè costantemente alimentata e supportata, facilmente si esaurisce lasciando solo i rimasugli del grande sentimento da cui è nata. Vale il suggerimento di Marco Porcio Catone, all’inizio della sua De Agri Cultura, la più antica opera latina giunta a noi nella sua interezza: «Non credere che a stare sul tavolato l’olio aumenti: quanto più presto farai, tanto meglio sarà, e a parità di raccolto ne farai di più e migliore».
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