Aspettando CultureLink… 1. COS’E’ LA PROSSIMITA’?

Di PAOLA NAVOTTI

Dal principio culturale della prossimità nasce un welfare state come il nostro, cioè uno stato sociale che provvede ai bisogni esistenzialmente primari: per esempio la sanità, l’istruzione, i sussidi per le persone meno abbienti, o iniziative che contrastino la solitudine. Chi, nella propria vita, non ha mai avuto bisogno di un aiuto? Chi non ha mai desiderato la presenza di una persona amica, o di un’istituzione benevola disposta ad adoperarsi per noi? Nel momento del bisogno, nessuno si augura di essere solo, ma di essere vicino a qualcuno. Quando si prende consapevolezza di quali bisogni sono condivisi, cioè comuni ad altri, nasce un’altra consapevolezza: “certificare” tali bisogni, così che non vengano ridotti ad aspirazioni personali, ma riconosciuti come ideali sociali. Il grado di civiltà e di progresso di una società si misura proprio dall’impegno attivo – da parte di persone e istituzioni – a sentire come propri i problemi di chi è accanto. Mangiare, vestirsi, avere una casa, vivere in un luogo decoroso, sapersi relazionare con gli altri, essere in grado di conoscere e capire cosa succede nel mondo, rigenerare luoghi anche da un punto di vista architettonico, così che diventino ambienti più umani: tutto questo è esistenzialmente necessario. La solidarietà, in una parola, è ciò che fa la differenza nella vita. Il reciproco sostegno è ciò che rende la vita più vita e, proprio riconoscendo questo, molte persone si mettono insieme: nella cura dei figli; nell’accudimento degli anziani; nell’accompagnamento delle persone disabili; nel riqualificare ambienti degradati; nell’abbellire spazi comuni e così potenziarne la fruibilità; nel prevedere soluzioni abitative per i meno abbienti; addirittura nell’inventare supermercati solidali. Gli esempi sono moltissimi e vedono la convergenza di più protagonisti: gli enti locali (che partecipano anche economicamente alle varie iniziative); i soggetti del terzo settore (cooperative, associazioni, organizzazioni di volontariato); infine gruppi privati di cittadini che, pur aggregandosi senza specifiche forme giuridiche, danno un notevole contributo civile. Tutto ciò sembra un altro mondo in questo mondo… a volte così ostile e inospitale. Tutto ciò, non a caso, è a tema nella prima proposta di CultureLink (nuovo festival di educazione, formazione, cultura e innovazione sociale, organizzato dalla cooperativa sociale Stripes per i suoi primi 35 anni di attività). L’appuntamento è per VENERDI’ 4 OTTOBRE 2024, quando di LUOGHI PROSSIMI parleranno diversi relatori illustri moderati da DAFNE GUIDA, Presidente e Direttrice Generale di Stripes: ELENA GIUNTA (Docente presso il Dipartimento di Design del Politecnico di Milano, co-fondatrice & Design Director di Studio SHIFT benefit enterprise, società di experience e service design); PASQUALE NERI (Responsabile Area Educazione e contrasto alla povertà educativa del Consorzio Macramè e Portavoce del Forum del Terzo Settore di Reggio Calabria); ELENA PALMA SILVESTRI (Presidente Consorzio La Rada e Vicepresidente Consorzio CGM); FABIO DEGANI (Responsabile Area Progettazione e membro CdA Stripes); con il contributo video di PAOLO VENTURI (Direttore AICCON).
Si tratta di un incontro da non perdere per comprendere quanto la prossimità non sia mai scontata: non ne è scontato il desiderio, come non ne è scontata la fatica; non è cioè priva di interrogativi e di criticità, come dimostrano purtroppo certi settarismi, o meno gravemente certe discontinuità. Non è scontato un “welfare di prossimità”. Non è infine scontato coinvolgere società civile e territorio nella riqualificazione di luoghi di prossimità, secondo il principio per il quale la bellezza dei luoghi può promuovere la qualità delle relazioni.
Neanche quando è in atto, la disponibilità dei cittadini a spendersi su beni comuni va mai data per scontata: se tale disponibilità non viene coltivata, cioè costantemente alimentata e supportata, facilmente si esaurisce lasciando solo i rimasugli del grande sentimento da cui è nata. Vale il suggerimento di Marco Porcio Catone, all’inizio della sua De Agri Cultura, la più antica opera latina giunta a noi nella sua interezza: «Non credere che a stare sul tavolato l’olio aumenti: quanto più presto farai, tanto meglio sarà, e a parità di raccolto ne farai di più e migliore».

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