Omaggio a Maria Clelia Cardona (1940-2024), poetessa
Di PAOLA NAVOTTI
Il 15 giugno 2024 ci ha lasciato la poetessa Maria Clelia Cardona. Era nata a Viterbo 84 anni prima. Classicista di formazione, Maria Clelia Cardona viveva a Roma. Ha avuto una produzione letteraria molto ampia: romanzi; opere di narrativa; traduzioni e testi di critica letteraria; raccolte di poesia, molte delle quali tradotte in francese e inglese e presenti in varie antologie. Mario Luzi scrisse l’introduzione al suo primo libro di poesie (Il vino del congedo, 1994) e Giancarlo Pontiggia così definì l’ultima sua raccolta (I giorni della merla, 2018): «un libro di pensieri stellari, di meditazioni intime, di riflessioni civili». Membro della Società Italiana delle Letterate, cofondatrice e condirettrice della rivista di letteratura “Malavoglia” (1988-2000), ha collaborato con “Pagine” e, fino all’ultimo, ha curato una rubrica di poesia sulla rivista “Leggendaria”.
A settembre 2023 Maria Piacente, direttrice di Pedagogika, la intervistò oltre il già saputo di lei e della sua poesia.
Ne venne fuori un ritratto, o meglio un autoritratto che oggi, dovendo purtroppo parlare di Clelia Cardona al passato, è ancora più bello di quello che era apparso fin dall’inizio.
«Se penso al mio scrivere quando ero una bambina e poi un’adolescente, devo escludere un progetto e parlerei di un impulso un po’ misterioso, che forse nasce dall’abitudine a leggere, dal fascino di certi libri, ma che diviene un’esplorazione di sé, un viaggio in terre incognite… ma c’è anche la gioia di avere creato un “qualcosa” che prima non c’era e che ora viene offerto ai lettori». Così Clelia Cardona descriveva cosa significasse per lei scrivere, attività che ha svolto per tutta la sua vita. Ora che siamo qui a dedicarle un omaggio, uno speciale ringraziamento per tutto ciò che ci ha lasciato, accanto alla sua figura si staglia ancor più chiaramente il profilo di quella Poesia che si dovrebbe sempre scrivere con l’iniziale maiuscola: perché è sempre maiuscolo – alto, imponente – il suo rimando. Il cuore dell’essere umano, ispiratore di chiunque scriva poesie, è proprio così: fatto per elevarsi, per raggiungere vette che, in altezza e in profondità, fanno conoscere meglio il mondo dentro e fuori di noi. Non si finisce mai di conoscere questi mondi, ma – nello stesso tempo – si continua a conoscerli partendo da chi ci ha preceduto. Anche per questo, musa ispiratrice per Clelia Cardona è sempre stata la classicità: gli autori antichi per lei erano vivi, come è sempre vivo un seme che, pur sottoterra, continua a sostenere un germoglio che brilla alla luce del sole. Proprio tale memoria ha nutrito Clelia Cardona per tutta la vita e l’ha resa una formidabile interprete di quell’anima umana capace di attraversare i secoli. Citando ancora le sue parole nell’intervista a Maria Piacente: «Nei classici greci e latini troviamo un insegnamento fondamentale: possiamo (anzi, dobbiamo) leggere, ammirare, studiare e amare scrittori e opere del passato, ma non serve né a noi né ad altri imitare il già fatto. Quelle letture si depositeranno in noi, e poi se sarà possibile germoglieranno. Una eventuale ripresa potrà avvenire solo sotto una luce diversa, in un mondo cambiato».
Ecco, un mondo cambiato era la “residenza” e, insieme, l’orizzonte di Clelia Cardona. Profondamente convinta della necessità di fare i conti con la modernità in cui viveva, la poetessa Clelia ha continuato a ripensare al passato, ma sempre riformulandolo dentro al presente. E proprio così «in un mondo che ci vuole omologati, dimezzati e obbedienti alle idee comuni», i suoi scritti continueranno a parlare, a farci compagnia.