L’utilizzo di catene è vietato: è utile ricordarsene…

La foto di alcuni immigrati illegali che, ammanettati e in catene, camminano in fila verso un aereo militare americano, ha fatto istantaneamente il giro del mondo. È accaduto il 24 gennaio, a soli 4 giorni dall’insediamento del 47° presidente degli Stati Uniti d’America. «Come promesso, il presidente Trump sta inviando un messaggio forte al mondo: chi entra illegalmente negli Stati Uniti andrà incontro a gravi conseguenze. I voli di deportazione sono iniziati. Promessa fatta, promessa mantenuta»: queste le parole con cui la Casa Bianca ha pubblicato l’immagine in questione. In effetti, così è: Trump ha mantenuto le promesse. Sollecitato dalle polemiche in tutto il globo, lo staff presidenziale ha sottolineato che la procedura dei rimpatri è questa: i migranti salgono sugli aerei sempre ammanettati. Ora, che non venissero portati su baldacchini dorati a bordo dei velivoli, c’era da immaginarselo, ma ben diverso è essere stati incatenati, oltre che ammanettati. La vista delle catene sui fianchi di quegli uomini ha evocato l’immagine degli schiavi africani sui libri di scuola: stessa scena.

Ma come? La storia non ha insegnato nulla? Non c’è niente di strano a usare le catene? Come anche ad usare la parola “deportazioni”, anziché “respingimenti”, o “rimpatri”? Perché nessuno si dimenticasse che una differenza c’è, eccome, nel 1955 il primo Congresso delle Nazioni Unite sulla Prevenzione del Crimine e sul Trattamento dei Detenuti adottò le Standard Minimum Rules for the Treatment of Prisoners. Nel 2015, a seguito di cinque anni di revisione e trattative, l’Assemblea generale approvò il testo definitivo, divulgato nel mondo come The Nelson Mandela Rules: in onore del presidente del Sud Africa Nelson Mandela, che aveva trascorso 27 anni in carcere per promuovere i diritti umani, l’uguaglianza, la democrazia e la cultura della pace.

La Regola 47, relativa agli strumenti di restrizione, recita così: «L’utilizzo di catene, ferri o altri strumenti di restrizione che per loro natura sono degradanti o infliggono dolore, è vietato. Altri strumenti di restrizione (…) possono essere utilizzati come precauzione contro la fuga (…), o per impedire al detenuto di ferirsi…».

L’utilizzo di catene è vietato: lo ripetiamo, se non si fosse letto bene. Lo ripetiamo anche nel caso in cui a noi adulti, o alle nostre ragazze e ragazzi, venisse il dubbio che non sta accadendo nulla di strano.