Droga “Space oil” e giovani di Hong Kong: non disinteressiamocene…

A cura della Redazione

Il 13 marzo 2025 solo AsiaNews ha segnalato una notizia che, a nostro avviso, non dovrebbe essere sottovalutata. In un recente video circolato sui media cinesi, una ragazza adolescente di 13 anni sale sulla metropolitana di Hong Kong dopo aver fumato una sigaretta elettronica e, scesa alla stazione di Tin Shui, si deve appendere alla ringhiera della banchina per mantenere l’equilibrio. La polizia in giornata la arresta, trovandole addosso una boccetta che contiene la nuova droga Space oil. Si tratta di una sostanza – venduta in forma di cartuccia delle sigarette elettroniche – il cui componente principale è un anestetico, l’etomidato, mescolato poi con glicerina e vari aromi. Come suggerisce il suo nome, l’effetto di Space oil è quello di mandare nello spazio: di liberare così la testa, far dimenticare i problemi e, dopo una breve orbita stellare, tornare nella realtà. Rispetto alle metanfetamine e alla cocaina, l’effetto narcotico di Space oil dura molto meno e, quindi, consente purtroppo di camuffarne meglio la dipendenza.

Non solo. Il costo è basso (pari a 12,95 euro), il gusto è gradevole, la modalità di assunzione è facile: da ciò, evidentemente deriva la popolarità che questa sostanza sta avendo tra i giovanissimi di Hong Kong. Dopo cannabis e cocaina, sembrerebbe la terza droga più usata, con alcuni venditori che l’hanno messa in vendita anche sulle piattaforme social.

Chris Tang, dal 2021 segretario per la sicurezza della metropoli cinese, ha vietato Space oil già dallo scorso febbraio, dopo che – per il suo contrabbando – nel 2024 erano state arrestate 278 persone, tra le quali 61 di età inferiore ai 21 anni.

Euforia transitoria, danni al sistema nervoso centrale, perdita di consapevolezza di sé con il rischio di atti inconsulti e, ovviamente dipendenza: tutto ciò, unito alla facilità di assunzione, ha portato l’amministrazione di Hong Kong a vari provvedimenti. Progetti di prevenzione nelle scuole e di sensibilizzazione nei luoghi pubblici più frequentati dai giovani (per esempio nelle metropolitane, installando manifesti illustrativi sulle conseguenze deleterie di questa droga). Aumento delle ispezioni di polizia e delle indagini in merito ad alcune piattaforme di commercio online. Inasprimento delle pene (fino a sette anni di carcere e un milione di dollari hongkonghesi di multa) per chi viene trovato in possesso dello stupefacente. Tuttavia, per risolvere il problema – o meglio le cause del problema che affliggono i giovani di ogni nazionalità, non solo quelli di Hong Kong – ci vuole altro.

Ansia, depressione, isolamento sociale, sofferenze psichiche, bullismo e cyberbullismo, frustrazioni relazionali, disagi economici, solitudine: tutto questo, evidentemente, non deve essere considerato un alibi, ma merita un’attenzione umana ed educativa più intensa, più progettuale e anche più pragmatica. Partendo innanzitutto dalle nostre case, prima di arrivare alle istituzioni. Non sarebbe poco, allora, se quanto sta accadendo a Hong Kong con Space oil diventasse occasione di dialogo e condivisione con i nostri figli. Non solo in merito agli effetti deleteri di qualsiasi sostanza stupefacente, ma anche all’uso dei social, ai desideri che sentiamo, alle paure di cui ci vergogniamo, alle insoddisfazioni che non ci lasciano tranquilli. A tutto ciò che è dentro di noi e che merita molto più di una fugace orbita spaziale.