L’importanza delle emozioni nel contesto scolastico (e non solo)

di Caterina Viscomi

Le emozioni fanno parte della nostra vita a 360 gradi, la influenzano, ci permettono di agire, di apprendere e di capire.
Più l’individuo è piccolo, più le emozioni sono forti (anche perché non avendo piena consapevolezza di esse, faticano a capirle e in qualche modo a “controllare”), lasciando un segno indelebile.
Le emozioni possono essere negative o positive e ciò condiziona il nostro sviluppo psicofisico e dell’apprendimento, dal grembo materno fino alla fine della nostra vita. Questa influenza, farà riferimento soprattutto e principalmente alle prime emozioni, ai primi ricordi e alle prime conoscenze del mondo; avverrà in base a come vivremo le nostre esperienze. Le prime esperienze del bambino, quindi, devono essere positive: fino all’adolescenza, è come se avessimo letteralmente a che fare con degli oggetti di cristallo, che nel nostro caso sono le emozioni e i loro vissuti.
In particolar modo noi, responsabili della loro educazione e crescita, dobbiamo prenderci cura di loro. Una responsabilità non da poco.
Perciò il momento della scuola e la sua frequenza dev’essere un percorso delicato e dedicato alla loro crescita in totale positività (o almeno per quanto è possibile): la scuola dev’essere un luogo di crescita felice.
Ma purtroppo, non è sempre così, anzi molti bambini e ragazzi vivono male questa esperienza proprio perché vengono sminuiti, trattati in modo svilente e rimproverati senza una giusta causa (es. un errore in un compito).
Ricerche scientifiche dimostrano come, se il bambino/a o ragazzo/a avrà appreso con ansia, rabbia o in generale emozioni negative, gli provocherà un “cortocircuito emozionale” e intralcerà la sua capacità di imparare ancora, poiché il ricordo negativo lo “bloccherà”.
Al contrario se impara con gioia, felicità, quindi emozioni positive, la traccia nella memoria e quindi il ricordo dell’esperienza sarà positiva e quindi sarà stimolato ad imparare ancora e a fare sempre meglio.
Rendere i bambini colpevoli degli errori che fanno è sbagliato, ma è bene capire le motivazioni che li hanno portati a commettere l’errore: agendo così, si eviterà di creare il ricordo di un’esperienza emotiva negativa.
L’apprendimento scolpisce il cervello, che non è un muscolo ma potremmo dire che funziona nello stesso modo: più lo alleniamo e più apprendiamo, si creano così nuove connessioni e maturano grazie all’approccio adeguato.
Quindi perché non puntiamo su un allenamento positivo, favorevole e soprattutto divertente per chi educa/insegna e chi deve apprendere?
Perché non iniziamo a vedere l’errore con un punto d’inizio o di svolta e non come un qualcosa di irreversibile o da punire per far vedere chi ha ragione e chi torto?
Alla fine un detto famosissimo dice che “errare è umano” e quindi prendiamola con più leggerezza e armonia per il bene di tutti.
Ma non si tratta solo di un apprendimento più sereno, a volte dietro uno sbaglio può nascondersi molto altro. Incominciare a vedere l’errore in maniera diversa, come un punto da osservare, analizzare e dalla quale ripartire: potrebbe essere un errore da colpa o sintomo di patologia ed è fondamentale capire, per intervenire il prima possibilie. Ma questo è tutto un altro mondo.
È importante cercare di capire il più possibile i bambini prima di ogni cosa, in modo tale da rendere il suo vissuto e le sue esperienze “su misura” per loro e creare un ambiente meno ostile e favorire l’adattamento.
Agendo in quest’ottica i bambini, nel momento in cui, si troveranno nella situazione già vissuta (soprattutto se negativa, quindi in seguito ad un errore), non partiranno prevenuti e scoraggiati ma affronteranno la situazione elaborando una soluzione efficace oppure saranno più propositivi a tutto ciò che gli accadrà.
Avere la presunzione che essendo in un ruolo di educatore/insegnante, di diretta conseguenza siamo al di sopra di loro e quindi possiamo permetterci di trattarli come ci pare; dobbiamo capire chi e con chi abbiamo a che fare, essere alleati dei bambini, spronarli, incoraggiarli, affrontare e correggere l’errore insieme a loro.
La scuola ha il compito e il dovere di sviluppare il pensiero divergente, di aumentare l’autostima dei bambini, di incoraggiarli, incuriosirli, ascoltarli e accompagnarli nel loro percorso. Ha il compito e il dovere di abbracciare, di coinvolgere, di fare da ponte tra loro e il sapere, la società e il loro stesso benessere; creando un ambiente e un contesto adeguato per fare in modo che ciò accada.
Capisco la difficoltà, ma è importante per i bambini e per noi che li educhiamo: stiamo crescendo gli uomini e le donne del futuro.
Gli educatori e gli insegnanti, quindi hanno un ruolo fondamentale e importantissimo, nello sviluppo dell’apprendimento, cognitivo ed emotivo.
Genitori e insegnanti, devono essere consapevoli dei loro bambini, capire di cosa hanno bisogno, dei loro limiti e delle loro capacità.
Il nostro scopo e il nostro fine è il bambino, il resto, insegnamento compreso, è solo lo strumento e il mezzo.
Daniel Goleman, sosteneva che l’emozioni sono contagiose e aveva pienamente ragione: Il potere delle emozioni è straordinario. (D. Goleman; 2011).