Referendum 2025… guardiamoci allo specchio

A cura della Redazione

L’8 e 9 giugno 2025 siamo stati chiamati a esprimerci su tre quesiti referendari abrogativi riguardanti il diritto del lavoro e l’acquisizione della cittadinanza. Come accaduto spesso negli ultimi decenni, il quorum non è stato raggiunto: l’affluenza si è fermata al 30,6%[1] degli aventi diritto e ciò, tra molte sfaccettature politiche, ha riacceso un dibattito anche civile.

Tra le gravi crisi che la società italiana sta attraversando, c’è sicuramente anche una crisi della politica. Crisi che, in estrema sintesi, si traduce in una disaffezione: dovuta a una distanza dai temi affrontati, o a un tecnicismo che rende astrusi gli argomenti dibattuti; a una sfiducia o a un pessimismo; a un’apatia, o alla volontà di esprimere una protesta. A tutto questo Pedagogika ha dedicato un intero dossier (nel n. 2 del 2025) che – ne siamo contenti, ma anche rattristati – risulta davvero attuale.
I dati che seguono probabilmente non rendono avvincente questo articolo, ma non vogliamo rinunciare ad elencarli, perché crediamo aiutino a capire in quale direzione (più o meno consapevolmente) stiamo andando.

Secondo gli articoli 75 e 138 della nostra Costituzione (ribaditi in diverse sentenze della Corte Costituzionale[2]), il voto nel referendum abrogativo non è un obbligo né un dovere civico, mentre lo è il voto nelle elezioni politiche (art. 48, comma 2). Il punto è: pur essendo un diritto legittimo, quali sono le conseguenze civili derivanti dall’astenersi, tanto più in merito a questioni capitali della nostra società?

Tutte le forze politiche italiane – di destra, centro e sinistra – hanno storicamente utilizzato l’astensione come leva politica. Qualche esempio recente. Nel 1991 – al Referendum sulla riduzione delle preferenze nella legge elettorale – alcuni esponenti socialisti invitarono all’astensione per contrastare l’iniziativa promossa dai Radicali e appoggiata dalla Democrazia Cristiana[3]. Nel 2005 – al Referendum sulla procreazione medicalmente assistita – l’intero centrodestra chiese l’astensione[4]. Nel 2022 – al Referendum sulla giustizia – i quesiti furono promossi da Lega e Radicali, ma il centrosinistra si divise e in buona parte chiese l’astensione.

Dal 1946 ad oggi, in Italia ci sono stati 78 referendum: solo il primo è stato istituzionale (in cui si chiese di scegliere tra monarchia e repubblica), 4 costituzionali (validi a prescindere dalla percentuale dei votanti) e 72 abrogativi. Il 45% di quelli abrogativi è stato dichiarato invalido a causa del quorum non raggiunto, mentre nel restante 55% – equivalente a 39 referendum effettivamente votati – il sì ha vinto in 23 casi.

Nel giro di 10 anni, l’astensione è diventata protagonista di tutte le occasioni elettorali: nei referendum abrogativi è passata dal 68,82% nel 2016, a oltre il 70% nel 2025[5]; nelle elezioni politiche è passata dal 24,81% nel 2016, al 63,91% nel 2022; nelle elezioni amministrative, dal 20,01% nel 2014, al 63% nel 2025[6].

A prescindere dalle convinzioni politiche e dalle opinioni sui singoli temi oggetto di voto, il dato che resta oggettivamente implacabile è quello della crescente astensione. Secondo il nostro punto di vista, ciò chiede a tutti – singoli e istituzioni – di mettersi in discussione. Non basta infatti né limitarsi a denunciare la disaffezione politica o civile, né “usarla” come strumento tattico. Non basta lamentarsi di un linguaggio a volte difficile della politica, né basta esortare a una maggiore partecipazione civile. Non basta dilungarsi sui cambi d’epoca. Non basta neanche, stando alla circostanza del recente referendum, richiamare le nobili origini dell’istituto referendario, perché anche uno strumento democratico come questo può essere ripensato. In definitiva, non ci può bastare andare avanti così.

Per ricominciare a “dare del tu alla politica” (come Pedagogika ha titolato il n. 2 del 2025), serve il coraggio – mai banale, mai scontato – di guardarsi allo specchio… cioè di essere critici: sulle incoerenze; sulla credibilità personale e politica; su quell’inerzia che, forse più di ogni altra cosa, ci sta facendo invecchiare.

 

NOTE BIBLIOGRAFICHE
[1] https://elezioni.interno.gov.it
[2] In particolare, le seguenti sentenze: n. 16/1978; n. 29/1987; n. 26/1997:
[3] Camera dei Deputati: https://www.camera.it/_dati/leg16/lavori/stampati/pdf/16PDL0036980.pdf
[4] Corte Cost. sent. 45/2005 e Rivista AIC 3/2005: https://www.rivistaaic.it/archivio/3-2005.
[5] https://prefettura.interno.gov.it/it/prefetture/salerno/notizie/referendum-ed-elezioni-amministrative-2025?utm_source=chatgpt.com
[6] https://interno.gov.it